25.2.18

Niente sversamenti? Bene l'impegno, ma aspettiamo i fatti


Il tavolo tecnico-politico che si è riunito venerdì mattina in Provincia a Teramo per iniziativa del vicepresidente della Regione, Giovanni Lolli, al quale hanno partecipato i rappresentanti dell’Area Marina Protetta della Torre del Cerrano con il presidente Leone Cantarini e di tutti i Comuni fra Pineto e Città Sant’Angelo oltre ai soci del consorzio dell’area marina, l’Istituto Zooprofilattico e la Provincia, avrebbe sostanzialmente concordato, secondo una nota diffusa dalla Provincia – “sull’opportunità di accantonare ogni ipotesi di versamento a mare dei sedimenti provenienti dal dragaggio del porto di Ortona considerato che esistono ipotesi alternative percorribili che sono già al vaglio dei tecnici”. Il vicepresidente Lolli ha anche illustrato la determina regionale numero 40 del 21 febbraio scorso con la quale è stata adottata la sospensione dell’autorizzazione per la parte dell’immersione in mare dei sedimenti. È atteso invece per lunedì un provvedimento regionale che metta nero su bianco quanto deciso nel tavolo di Teramo.
Il WWF, che ha organizzato domenica scorsa un partecipatissimo sit-in, prende atto con soddisfazione del ripensamento, certamente dovuto anche all’indignazione popolare e alla ferma reazione dell’AMP, dei Comuni costieri e delle associazioni, e considera questo ripensamento come una scelta dettata dal buon senso. L’associazione tuttavia invita a mantenere alta l’attenzione: occorre intanto verificare se la determina di sospensione ha effetti anche sulla scadenza dell’eventuale ricorso al TAR contro l’autorizzazione incautamente concessa dalla Regione stessa e sarà inoltre necessario valutare i contenuti concreti del documento atteso per lunedì.
«Non è – il WWF lo ribadisce con chiarezza – in discussione la necessità di procedere con i lavori di dragaggio nel porto di Ortona, ma i residui di tale operazione non possono essere immessi in mare nei pressi dell’Area Marina Protetta dove, al di là di ogni discorso relativo alla contaminazione ambientale dei sedimenti stessi, comporterebbero comunque un inevitabile danno ambientale del sito di interesse comunitario costituito dalla riserva marina».

21.2.18

Master dell'Università di Teramo sulle aree naturali protette

 
Il sistema delle Aree Naturali Protette copre in Italia oltre il 10% del territorio e supera di molto tale percentuale se si comprendono anche la rete Natura 2000, che si estende attraverso i Siti di Importanza Comunitaria (SIC) e le Zone di Protezione Speciale (ZPS) sul 20% del territorio nazionale, e le Aree Marine Protette (circa 30.000 Km2 di superficie).
Le Aree Naturali Protette rappresentano importanti luoghi di sperimentazione di una convivenza armonica tra uomo e ambiente nelle quali è possibile incrementare sia la qualità dell'ambiente che la qualità di vita prendendo parte alla costruzione di un equilibrio ottimale tra attività antropiche ed ecosistemi naturali in un'ottica di green economy e di sostenibilità.
Il Master GESLOPAN ha accumulato più di dieci anni di esperienza formativa: organizzato dalle Facoltà di Medicina Veterinaria, di Bioscienze e Tecnologie Agro-Alimentari e Ambientali, di Scienze Politiche e di Scienze della Comunicazione dell'Università degli Studi di Teramo, rappresenta il frutto della condivisione di idee e progetti tra il mondo della ricerca, le amministrazioni locali e gli enti gestori delle Aree Naturali Protette.
Il Master si rivolge a chi, nelle Aree Naturali Protette, vuole concretizzare in termini lavorativi le proprie affinità verso la wilderness e attivare percorsi di sviluppo sostenibile, creando imprese verdi ed innovative nella valorizzazione delle produzioni locali di qualità e dei servizi. Inoltre, il Master rappresenta una risorsa formativa anche per quanti, operando già a vario titolo all'interno degli Enti parco o negli Enti locali, vogliano incrementare le loro competenze gestionali.
Al Master possono accedere i laureati con laurea triennale o titolo superiore in discipline afferenti alle seguenti aree: Agraria, Medicina Veterinaria, Sociologia, Economia, Scienze delle Comunicazioni, Scienze del Turismo, Scienze dell’Ambiente e del Territorio, Scienze e Tecnologie Alimentari, Giurisprudenza, Biologia, Chimica, Architettura, Scienze Politiche. Altri titoli dovranno essere valutati dal Consiglio scientifico del Master.
Saranno anche ammessi candidati che conseguiranno il titolo entro la sessione straordinaria dell’Anno Accademico 2016/2017 che potranno, eventualmente, riempire lo spazio formativo presente fino all’autunno 2018.
Agli allievi sarà rilasciato il titolo di Diploma di Master universitario di I livello in “Gestione dello Sviluppo Locale nei Parchi e nelle Aree Naturali” al quale consegue il riconoscimento di 60 Crediti Formativi Universitari.
Da quest’anno sarà anche attivato un nuovo modulo (GreenUp!) dove dinamiche di comunicazione interpersonale, di problem solving, di “fine tuning” psico-attitudinale, di marketing-comunicazione divengono ratiche esperienziali per trasformare in logica personale le proprie attitudini e competenze. Lo studente acquisirà una maggiore fiducia nelle proprie capacità di apportare il valore nei processi d’innovazione e di sviluppo sostenibile all’interno della realtà in cui andrà a operare.
GESLOPAN è il Master di Gestione di Sviluppo Locale nei Parchi e nelle Aree Naturali dell’Università di Teramo e rappresenta una proposta formativa che da oltre 10 anni viene offerta a chi intende specializzarsi nello sviluppo della protezione ambientale. Il Master offre una formazione interdisciplinare di alta qualità indispensabile per partecipare alla gestione, conservazione e sviluppo economico delle Aree Naturali Protette. Ciò richiede nuove professionalità proiettate verso il futuro e capaci di produrre sviluppo qualificando con un approccio scientifico e tecnologico quelle ricchezze rappresentate dalle risorse naturali, culturali e dalle produzioni agro-alimentari locali utilizzando, tra l'altro, tecniche di marketing e di comunicazione innovative (marketing 2.0). Le competenze naturalistiche, zoo-agro-alimentari, sociologiche ed economico-giuridiche acquisite durante il percorso formativo, così come l'apprendimento degli strumenti necessari a concretizzare la propria progettualità (progettazione europea, fund raising, business planning), consentono di operare in maniera innovativa nelle aree protette e, più in generale, nei sistemi di gestione dello sviluppo locale diventando una risorsa competente e capace di operare in contesti reali.
Il Master guarda con particolare attenzione all'evoluzione nel mercato del lavoro dei Green Job. Gli sbocchi occupazionali possono riguardare le attività imprenditoriali nei numerosi settori che hanno un punto di forza negli ambienti naturali di qualità, le attività libero-professionali come consulenti, animatori e progettisti dello sviluppo locale o l'impiego negli Enti gestori delle Aree Naturali Protette, negli Enti locali e nelle Agenzie di sviluppo territoriale.
Scadenza iscrizioni: 28 febbraio 2018.
Info qui.

19.2.18

Dalla Torre di Cerrano per la difesa del mare!

 
Ieri, domenica 18 febbraio, nonostante la pioggia circa 150 persone hanno partecipato al sit-in lanciato dal WWF contro lo sversamento di sedimenti derivanti dai lavori di dragaggio del porto di Ortona nel tratto di mare vicino al Sito di Interesse Comunitario “Torre del Cerrano”.
Oltre ai rappresentanti locali, regionali e nazionali del WWF, al sit-in hanno preso parte il Presidente dell’Area Marina Protetta, Leone Cantarini, il Sindaco di Pineto, Robert Verrocchio, il Vicesindaco di Città Sant’Angelo, Alice Fabbiani, rappresentanti di Legambiente, ProNatura, Lega Navale, Silvi in Comune, Cittadinanzattiva, Comitato di quartiere Silvi Nord, delle Associazioni di categoria Alberghiamo, NAPA e Federalberghi, nonché di partiti e movimenti politici come 5 Stelle e Liberi e Uguali, oltre ad una rappresentanza di richiedenti asilo ospitati a Roseto degli Abruzzi.
Tutti hanno concordato sulla necessità di impedire alla Regione Abruzzo di sversare 342.694 mc di materiale proveniente dal dragaggio del porto di Ortona nel sito denominato ABR01D, a 6 km dal confine dell’Area Marina Protetta “Torre di Cerrano” e ad appena 2,5 km dalla zona contigua di protezione esterna.
Le aperture degli ultimi giorni da parte della Regione sono sicuramente un importante passo avanti, frutto della mobilitazione partita fin dalla fase delle osservazioni. È importante però che queste aperture si tramutino in atti concreti e quindi nel ritiro delle autorizzazioni concesse.
La volontà comune emersa nel corso degli interventi è quella di continuare a seguire la vicenda sino alla sua positiva conclusione.
Per il WWF è importante che la Regione Abruzzo si apra all’ascolto e al confronto sulle questioni ambientali. Questo dello sversamento è solo uno dei tantissimi interventi dannosi per l’ambiente che la Regione ha adottato e che si sarebbe potuto evitare se ci fosse stata una reale fase di partecipazione con il coinvolgimento di tutti i portatori di interesse generali e non solo di quelli di parte. 

18.2.18

5 nuovi aperitivi scientifici


Car* tutt*,
è pronta la nuova edizione del Café scientifique!
Per il 2018 abbiamo programmato 5 nuovi aperitivi scientifici con il WWF.
Attenzione: il locale dove si svolgeranno i nostri appuntamenti è cambiato!
Quest'anno saremo ospiti di "Stagioni - Bistrot all’italiana" in Circonvallazione Ragusa n. 20 a Teramo.

Ecco i nostri 5 appuntamenti:
Venerdì 2 marzo – ore 18: Viaggio nel sottobosco: il magico regno dei funghi.
Con Bruno De Ruvo, micologo
Venerdì 23 marzo – ore 18: Da dove arriva l’acqua che beviamo?
Con Roberto Rotella, biologo, WWF Teramo
Venerdì 13 aprile – ore 18: I boschi del nostro territorio.
Con Gualberto Mancini, Comandante del Gruppo Carabinieri Forestale di Teramo
Venerdì 4 maggio – ore 18: Superstizione, una questione bestiale?
Con Francesco Ruggirello, criminologo, coordinatore CICAP Abruzzo-Molise, e Luciano Di Tizio, erpetologo, delegato Abruzzo WWF Italia
Venerdì 25 maggio – ore 18: Scienza vs Magia: psicologo e mentalista a confronto.
Con Aristide Saggino, Dip. Scienze Psicologiche, Umanistiche e del Territorio Università “G. d’Annunzio” Chieti-Pescara, presidente CICAP Abruzzo-Molise, e Luca Menichelli, mentalista, vice presidente CICAP Abruzzo-Molise.
Il costo aperitivo è di 6 euro (compresa donazione al WWF)

In tanti alla Torre per difendere il mare (nonostante la pioggia)

In tanti ci siamo ritrovati alla Torre di Cerrano per ribadire un fermo NO allo sversamento nel mare adiacente all'Area Marina Protetta e al Sito di Interesse Comunitario di 350.000 mc di fanghi provenienti dal dragaggio del porto di Ortona.
La Regione dovrà ascoltarci!





 









17.2.18

Domani tutti alla Torre!


Domani, domenica 18 febbraio dalle ore 15 nella spiaggia antistante il sottopasso di accesso alla Torre di Cerrano si svolgerà un sit-in contro lo sversamento di sedimenti derivanti dai lavori di dragaggio del porto di Ortona nel tratto di mare vicino al Sito di Interesse Comunitario “Torre del Cerrano”.
Sarà l’occasione per tanti cittadini di manifestare la loro preoccupazione per la decisione della Regione di autorizzare lo sversamento in mare di 342.694 mc di fanghi nel sito denominato ABR01D, a 6 km dal confine dell’Area Marina Protetta “Torre di Cerrano” e ad appena 2,5 km dalla zona contigua di protezione esterna.
Per il WWF è molto importante essere domani a Pineto perché si deve far sentire forte la voce di chi vuole tutelare il mare e vuole che si affermi una idea di sviluppo sostenibile in grado di assicurare la salvaguardia del territorio e una crescita economica che non sia di rapina delle risorse naturali.
L’opposizione che si sta alzando contro questa ipotesi sta già producendo i primi effetti. La Regione si è dichiarata disponibile a rivedere la sua decisione. Meglio tardi che mai! Ma è importante che alle parole seguano i fatti ed è per questo che domani chiederemo alla Regione impegni concreti.
Il WWF ribadisce l’invito a tutti, cittadini, associazioni, comitati, organizzazioni, movimenti, a far sentire la propria voce contro questo progetto e partecipare al sit-in di domenica.
Le adesioni possono essere comunicate a teramo@wwf.it.

16.2.18

Vota l'ambiente!






 
"Visto che la politica continua ad essere distratta rispetto alle tematiche ambientali ci rivolgeremo direttamente ai cittadini con una campagna di sensibilizzazione elettorale da parte della Natura": così la presidente del WWF Italia, Donatella Bianchi, annunciando l’avvio di una campagna apartitica “in stile WWF” su tutti i canali digitali.
"Abbiamo deciso di affidare al lupo, alle energie pulite, all’acqua, al paesaggio, al mare il compito di risvegliare una politica assopita, di richiamare la centralità del tema ambientale, fondamentale per la vita, la sicurezza, la salute e il benessere equo e sostenibile dei cittadini", continua la presidente che spiega: "L’ambiente è l'argomento fantasma di questa campagna elettorale. L’arretratezza del dibattito politico nel nostro Paese, purtroppo, si misura anche da questo: dal confronto sulle politiche ambientali si valuta la capacità di affrontare le sfide dell’efficienza e dell’innovazione nei campi della ricerca, della produzione, dell'amministrazione pubblica. Risparmiare l’energia, rendere più efficienti i nostri sistemi produttivi, diminuire i nostri rifiuti e gli sprechi alimentari, riutilizzare i materiali, utilizzare energie pulite, abbattere i gas climalteranti, conservare il nostro patrimonio naturale, vuol dire non solo vivere più a lungo e in buona salute, ma anche progettare il futuro dei nostri figli e il benessere dell’Italia, uno dei Paesi del G7, che dovrebbe essere all’avanguardia nel mondo".
Anche in questa campagna elettorale sembra che le forze politiche ritengano concluso il proprio compito con la redazione di programmi elettorali dove peraltro di ambiente si parla poco quando se ne parla. Sarebbe invece indispensabile concentrarsi sulle emergenze ambientali: dall’inquinamento alla carenza di verde nelle nostre città, dal bracconaggio ai crimini di natura fino ad arrivare allo sviluppo di una nuova economia capace di creare benessere e occupazione rispettando la natura.
Come è già accaduto in passato con le grandi battaglie vinte per i parchi, le specie protette e la difesa del suolo anche questa volta saranno i cittadini che condivideranno la campagna del WWF a mandare un forte messaggio a chi si appresta a rappresentarli nelle istituzioni.
Visita il sito della campagna.

Dopo nove mesi: nessun progetto di messa in sicurezza, tanta confusione e assenza di trasparenza...


Sono passati 9 mesi dall’incidente dell’8/9 maggio quando, a seguito dell’ennesimo incidente, fu vietato il consumo di acqua in gran parte della provincia di Teramo.
E ci sono voluti ben 53 giorni per ottenere una risposta dalla Regione Abruzzo alla richiesta dell’Osservatorio Indipendente sull’Acqua del Gran Sasso in merito all’esistenza di un progetto per la messa in sicurezza dell’acquifero.
Il 15 dicembre 2017, l’Osservatorio aveva prodotto un accesso civico per conoscere gli aspetti progettuali riguardanti la messa in sicurezza dell’acquifero del Gran Sasso.
La risposta è arrivata solo l’8 febbraio 2018 e segnala che “ad oggi non vi è ancora alcun elaborato progettuale inerente le attività di messa in sicurezza...” (il virgolettato è ripreso dalla nota di risposta della Regione).
È chiaro quindi che la Commissione tecnica per la Gestione del rischio nel sistema idrico del Gran Sasso nei nove mesi trascorsi dall’incidente del maggio 2017 non ha ancora prodotto un progetto di messa in sicurezza.
Non si può poi non rilevare una situazione alquanto confusa.
Se l’8 febbraio 2018 per la Regione Abruzzo non vi è ancora alcun progetto, attraverso il verbale pubblicato sul sito della Regione, risulta che nel corso della riunione della Commissione del 3 novembre 2017 il professor Guercio ha illustrato un’idea progettuale che prevede "... il rifacimento delle captazioni, mediante perforazioni rivestite, ortogonali all’asse della galleria, con sviluppi longitudinali non inferiori a 200 m, a partire dalle nicchie SOS esistenti. Le nuove captazioni, dotate di apparecchiature di sezionamento e controllo quali-quantitativo, recapiterebbero le portate drenate dall’acquifero ad un nuovo sistema di tubazioni in acciaio inox, da posare in banchina delle gallerie autostradali. Esigenze di natura statica del rivestimento esistente delle gallerie autostradali non consentono la rimozione dell’attuale sistema di drenaggio, che continuerà a svolgere la propria funzione, anche se con portate presumibilmente ridotte, in quanto compensate dalle nuove captazioni. La soluzione comporta la necessità di continuare ad utilizzare la portata drenata dalle condotte poste sotto la pavimentazione stradale al fine di assicurare il medesimo volume complessivo di risorsa idrica destinata al consumo umano. Parte di tali risorse dovranno peraltro essere caratterizzate come acque superficiali, in quanto non captate in pressione all’interno dell’acquifero, e conseguentemente sottoposte ad un adeguato trattamento di potabilizzazione...".
In una conferenza stampa del 9 febbraio scorso il Vicepresidente Giovanni Lolli ha poi parlato di una nuova ipotesi di progetto che prevedrebbe: sostituzione del pvc dei tubi con materiale inox flessibile, impermeabilizzazione con nuove tecnologie del manto autostradale e di tutte le strutture a contatto, nuovo intervento di impermeabilizzazione dei Laboratori.
Ad oggi quindi la situazione che emerge sembra essere la seguente:
  • non c’è nessun progetto reale per la messa in sicurezza dell’acquifero;
  • dovrebbero esserci delle ipotesi di lavoro (non si capisce suffragate da quali studi);
  • la situazione dei Laboratori dell’INFN e delle gallerie è talmente grave e complessa da richiedere interventi che dovrebbero modificare totalmente il sistema di captazione esistente con necessità di potabilizzazione di parte dell’acqua del Gran Sasso che verrebbe “declassata” ad acqua di superficie. Questo nonostante i lavori svolti durante la gestione commissariale Balducci siano costati oltre 82 milioni di euro;
  • non vi è alcuna ipotesi di allontanare le migliaia di tonnellate di sostanze pericolose (nafta pesante, trimetilbenzene, ecc.) stoccate all’interno dei Laboratori.
Sulla trasparenza permane l’inspiegabile opposizione da parte della Regione alla partecipazione di rappresentanti delle Associazioni, come richiesto dall’Osservatorio, alla Commissione tecnica per la Gestione del rischio nel sistema idrico del Gran Sasso.
Inoltre è ancora impossibile per un cittadino conoscere tempestivamente i dati sulla qualità dell’acqua che arriva al rubinetto, non essendo stato messo a punto un sito che raggruppi tutti i dati delle analisi effettuate dai vari enti e organismi di controllo.
A questo punto, visto che il Vicepresidente Lolli ha affermato durante la richiamata conferenza stampa che è disponibile a confrontarsi pubblicamente su questi temi anche per illustrare quanto si sta facendo, l’Osservatorio chiederà al Vicepresidente di partecipare ad un incontro pubblico da organizzarsi al più presto a Teramo. 

13.2.18

Domenica: tutti alla Torre per difendere il mare!

 
Domenica 18 febbraio dalle ore 15 nella spiaggia antistante il sottopasso di accesso alla Torre di Cerrano si svolgerà un sit-in contro lo sversamento di sedimenti derivanti dai lavori di dragaggio del porto di Ortona nel tratto di mare vicino al Sito di Interesse Comunitario “Torre del Cerrano”.
La scelta di effettuare il sit-in davanti alla Torre di Cerrano, simbolo dell’Area Marina Protetta, non è casuale: indica la volontà di tutelare l’unica area marina protetta abruzzese ed esprime la richiesta di adottare per il nostro territorio un modello di sviluppo basato sulla tutela e sulla valorizzazione del mare e della costa.
La recente autorizzazione da parte della Regione consentirà lo sversamento in mare di 342.694 mc di fanghi nel sito denominato ABR01D, a 6 km dal confine dell’Area Marina Protetta “Torre di Cerrano” e ad appena 2,5 km dalla zona contigua di protezione esterna.
Le ragioni dell’opposizione a tale intervento sono molteplici e le prescrizioni imposte nella delibera regionale di autorizzazione sono insufficienti a garantire la tutela del mare, in particolare nei prossimi mesi quando, da un lato, la gran parte degli organismi marini affronterà la delicata stagione riproduttiva e, dall’altro, prenderà il via la stagione balneare.
A corredo di questa ipotesi progettuale non ci sono stati sufficienti approfondimenti e non è stata neppure effettuata l’obbligatoria procedura di VINCA, ineludibile in base alla normativa vigente, come confermato da ampia giurisprudenza.
Il WWF rivolge un invito a tutti, cittadini, associazioni, comitati, organizzazioni, a far sentire la propria voce contro questo progetto e partecipare al sit-in di domenica. Le adesioni possono essere comunicate a teramo@wwf.it.
Un invito particolare è rivolto a tutti sindaci dei comuni costieri a partire da quelli di Pescara, Montesilvano, Silvi e Pineto che sono i più direttamente coinvolti.

12.2.18

La vergogna sulla strada provinciale n. 3

Lunga la strada provinciale n. 3 che da Teramo porta verso la Val Vibrata sono disseminati rifiuti di ogni tipo. Una vera vergogna, indegna di un paese civile.
Buste di immondizia (lasciate evidentemente da chi non vuole fare la raccolta differenziata) e gomme di automobili o tir costeggiano lunghi tratti della strada o sono ammucchiate nelle piazzole di sosta.
Un danno ambientale non da poco, un pessimo biglietto da visita per un territorio che vuole fare turismo e un futuro costo per tutti i contribuenti quando qualche amministrazione si deciderà a rimuoverli! 
 










 

9.2.18

Sommersi dal fango: attacco all'AMP Torre di Cerrano

“Un attacco feroce alla biodiversità che il parco tenta di tutelare”: così Pietro Palozzo, membro del CdA dell’Area Marina Protetta Torre del Cerrano, ha definito la sciagurata autorizzazione che il Servizio Gestione Rifiuti della Regione Abruzzo ha concesso ieri per lo sversamento in mare di sedimenti derivanti dai lavori di dragaggio del porto di Ortona in una zona pressoché contigua all’AMP e al coincidente Sito di Interesse Comunitario. Una opinione certamente condivisibile.
Il WWF, che aveva presentato anche osservazioni in opposizione a questa scelta, e Legambiente ribadiscono la propria contrarietà e ritengono le prescrizioni imposte nella delibera regionale insufficienti a garantire la tutela del mare, meno che mai nei prossimi mesi, quando la gran parte degli organismi marini affronterà la delicata stagione riproduttiva e alla vigilia del periodo balneare, il più prezioso per l’economia dei territori coinvolti.
Riepiloghiamo i fatti: il progetto al quale la Regione ha ora concesso il proprio assenso prevede lo sversamento in mare di ben 342.694 mc di sedimenti di dragaggio provenienti dal porto di Ortona nel sito denominato ABR01D, nei pressi del SIC IT7120215 “Torre del Cerrano” e dell’omonima e coincidente Area Marina Protetta. Le distanze sono veramente minime: appena 6 km dal confine dell’AMP e 2,5 km dalla zona contigua di protezione esterna. I potenziali effetti negativi sono enormi, in particolare per il fatto che la quantità di sabbia che dovrebbe essere sversata è immensa e già solo i danni da soffocamento potrebbero essere rilevantissimi. A questo vanno aggiunti i risvolti negativi per il turismo, con un vulnus economico rilevante per una vasta parte del territorio costiero regionale. Non a caso si stanno in queste ore valutando azioni giudiziarie.
WWF e Legambiente da tempo parlano di “una scelta sbagliata, assunta senza tenere in alcun conto i possibili danni che si possono determinare in un ambiente tutelato”. Le due associazioni hanno anche denunciato il fatto che a corredo di questa ipotesi progettuale non ci sono stati sufficienti approfondimenti e che non è stata neppure effettuata l’obbligatoria procedura di VINCA, che non può in alcun modo essere esclusa in base a quella che è la normativa vigente, come confermato da ampia giurisprudenza.
Già nel 2011 nello stesso sito venne autorizzata la deposizione di materiali dragati dal porto di Pescara, ma poi non si procedette. E peraltro si tratta di un precedente di scarso significato perché le quantità interessate allora erano infatti enormemente inferiori: 72.621 mc a fronte degli attuali 342.694 mc, oltretutto all’epoca non era stato ancora istituito il SIC e non esistevano quindi le misure di tutela oggi in vigore, a cominciare proprio dalla VINCA.
Il fatto che siano state imposte prescrizioni conferma che si dovrebbe operare in un sito delicato, ma nel contempo non si può non osservare che si tratta di prescrizioni insufficienti: monitoraggio acustico e dell’aria, controllo del moto ondoso e dei venti, sversamenti solo nel periodo di fermo-pesca, riduzione per quanto possibile dell’intorpidimento delle acque, modalità di rilascio dei fanghi ecc. appaiono più come consigli di buon senso, cui chiunque operi in mare dovrebbe sottostare, piuttosto che come reali garanzie di tutela ambientale. Tra l’altro chi potrà mai controllare che tali prescrizioni vengano rispettate davvero e chi stabilirà quale sia la “rilevante entità” dei venti e dei moti ondosi in base alla quale gli sversamenti dovrebbero essere evitati?

4.2.18

Corso Vigilanza WWF: aperte le iscrizioni!


Care/i tutte/i,
vi segnaliamo che il WWF ha organizzato un corso regionale per la formazione di Guardie Giurate Volontarie del WWF Italia addette alla vigilanza venatoria, ittica e zoofila.
Le iscrizioni scadono il 15 febbraio 2018.
Per ricevere il programma del corso e il modulo per l'iscrizione scrivere a guardiewwf-abruzzo@wwf.it.
I posti non sono moltissimi: se siete interessate/i, affrettatevi!

3.2.18

Archiviato SOX, la sicurezza resta una chimera


Questa mattina si è svolta a Teramo una conferenza stampa dell’Osservatorio Indipendente sull’Acqua del Gran Sasso costituito dalle associazioni WWF, Legambiente, Mountain Wilderness, ARCI, ProNatura, Cittadinanzattiva, Guardie Ambientali d’Italia, FIAB, CAI, Italia Nostra e FAI.
La decisione dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare di rinunciare all’esperimento SOX costituisce un elemento positivo, ma non certo risolutivo per la sicurezza dell’acquifero del Gran Sasso.
Tale rinuncia è stata motivata con l’impossibilità tecnica di realizzare l’esperimento poiché, come si legge nel comunicato dell’Istituto stesso, il produttore russo della sorgente non sarebbe in grado di realizzare il generatore di antineutrini basato sul Cerio 144 che sarebbe stato il cuore del progetto SOX.
Scoprire a due mesi dall’avvio del progetto che i responsabili dello stesso non sono in grado di garantire quello che loro stessi definiscono “il cuore del progetto” solleva ulteriori dubbi su tutta la vicenda, considerato che la messa a punto dell’esperimento, a quanto si è appreso, nonostante la mancanza di informazioni alla cittadinanza che lo ha caratterizzato, va avanti da anni ed è già costata milioni di euro.
In ogni caso la rinuncia ad un esperimento con una fonte radioattiva all’interno di una falda acquifera, contemporaneamente ad altri esperimenti che prevedono l’utilizzo di sostanze pericolose e nelle vicinanze di un’area ad alta sismicità, rappresenta sicuramente una scelta positiva, anche se non risolutiva rispetto alla messa in sicurezza dell’acquifero.
A distanza di 9 mesi dall’incidente dell’8/9 maggio, infatti, non si registra nessun nuovo passo avanti verso la sicurezza.
Il problema della permeabilità di laboratori e gallerie autostradali con l’acquifero che rifornisce di acqua circa 700.000 abruzzesi non è stato affrontato e all’interno dei Laboratori sono ancora stoccate tonnellate di sostanze pericolose.
Le comunicazioni su quanto sta facendo la Commissione regionale sull’emergenza del Gran Sasso sono frammentarie e del tutto insufficienti. Da dichiarazioni alla stampa del Vicepresidente Lolli si apprende che la prossima settimana dalla Commissione dovrebbe uscire la proposta per la messa in sicurezza definitiva da portare al Ministero. Il tutto senza nessun confronto con la cittadinanza, nessuna informazione verso l’esterno e neanche verso l’interno della stessa Commissione a giudicare dalle dichiarazioni di alcuni dei rappresentanti degli Enti chiamati a partecipare.
È grave che la Regione Abruzzo non abbia neppure fornito una risposta alla richiesta di accesso agli atti avanzata dall’Osservatorio per conoscere che tipo di progetti si stanno studiando per la messa in sicurezza dell’acquifero.
Nonostante i continui annunci non si conosce quando entrerà in funzione lo spettometro annunciato dalla Ruzzo Reti SpA a giugno dello scorso anno per il controllo delle acque destinate al consumo umano.
Il sito web della Regione Abruzzo sulla sicurezza del bacino idrico del Gran Sasso è aggiornato all’11 ottobre del 2017 (data dell’ultimo verbale della Commissione riportato), mentre il nuovo sito web dove mettere a disposizione dati e analisi sulla qualità dell’acqua, richiesto da tutti dopo l’incidente del maggio scorso, non è stato neppure creato.
Non esiste un piano per la gestione dell’emergenza in caso di un eventuale incidente che comporti nuovamente il divieto di distribuire acqua: il caos determinatosi l’8 e il 9 maggio 2017 fu dovuto anche all’improvvisazione con cui fu gestita l’emergenza e alla mancanza di informazioni certe e tempestive fornite alla cittadinanza.
La Regione Abruzzo continua a rifiutarsi di accogliere come uditori rappresentanti della società civile nella Commissione regionale sull’emergenza del Gran Sasso.
E proprio sulla questione della partecipazione che si registra la più assoluta chiusura, nonostante tutte le normative prevedano ormai che, nella fase di pianificazione e programmazione degli interventi, sia garantita la partecipazione dei cittadini e dei portatori di interesse. Ad esempio, lo stesso decreto legge n. 189/2016 “Interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dal sisma del 24 agosto 2016”, di cui sarebbe opportuno tenere conto anche per la messa in sicurezza dell’acquifero del Gran Sasso, prevede la costituzione di una Conferenza permanente in cui assicurare “adeguate forme di partecipazione delle popolazioni interessate, mediante pubbliche consultazioni, nelle modalità del pubblico dibattito o dell’inchiesta pubblica”.
E del resto il tema della sismicità dell’area deve essere ormai posto con forza, atteso che la carta geologica del Gran Sasso, in fase di ultimazione, ha evidenziato come, a non più di un chilometro di distanza dalla zona dell’acquifero interessato dai laboratori e dalle gallerie autostradali, sia presente una faglia attiva che potrebbe sprigionare eventi sismici di elevata intensità.

2.2.18

Bene la rinuncia all'esperimento SOX, ma i problemi rimangono tutti!

 
La rinuncia all’esperimento SOX da parte dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare rappresenta una buona notizia!
Anche se, a quanto riferito dall’Istituto, tale scelta sarebbe legata a carenze insite nell’organizzazione dell’esperimento stesso, questa rinuncia comporterà che il grado di pericolosità di quanto è stoccato all’interno dei Laboratori sotterranei non aumenti. Al tempo stesso scoprire che non si sia in grado di assicurare un elemento fondamentale ai fini dell’esperimento, rafforza i tantissimi dubbi che da sempre hanno circondato questo esperimento sin da quando è stato scoperto (perché – come sempre – si è cercato di tenere nascosta la cosa) che si stava predisponendo il trasporto di materiale radioattivo.
Nel concreto, però, non si è fatto nessun nuovo passo avanti verso la sicurezza: le sostanze pericolose presenti nei Laboratori sono ancora tutte lì, il problema della permeabilità di laboratori e gallerie autostradali persiste e nessun atto per la messa in sicurezza dell’acquifero è stato compiuto.
Sono passati 9 mesi dall’incidente dell’8/9 maggio e il caos determinatosi in quei giorni potrebbe ripetersi anche domani.
Apprendiamo da dichiarazioni alla stampa del Vicepresidente regionale, Giovanni Lolli, che la prossima settimana dalla Commissione regionale sull’emergenza del Gran Sasso dovrebbe uscire la proposta per la messa in sicurezza definitiva da portare al Ministero. Siamo proprio curiosi di sapere di cosa si tratta, su quali studi si basa e che scelte comporterà. E con noi, immaginiamo, lo saranno anche gli Enti che partecipano alla Commissione visto che, da quanto ci riferiscono, fino ad oggi neppure loro sanno effettivamente cosa si stia decidendo!
Nel frattempo la Regione, che non ha voluto nessun rappresentante della società civile nella Commissione, non ha fornito nessuna risposta all’accesso agli atti dell’Osservatorio per conoscere le ipotesi progettuale su cui si sta lavorando.
Domani, sabato 3 febbraio, alle ore 10.30 presso la sede del WWF in via De Vincentiis n. 1 a Teramo, l’Osservatorio Indipendente sull’Acqua del Gran Sasso terrà una conferenza stampa per fare il punto della situazione.