13.2.16

Forum su Il Centro sui parchi fluviali teramani: il contributo del WWF

L'articolo con il contributo del WWF Teramo su Il Centro di venerdì 12 febbraio
I parchi urbani costituiscono spesso l’unica area “naturale” nel contesto urbano e rappresentano luoghi di conservazione di una biodiversità residuale, ma non per questo meno importante. Rivestono una funzione di mitigazione rispetto alle criticità tipiche delle città (inquinamento, rumore, ecc.), oltre che un ruolo sociale in quanto luogo di socializzazione, relax e divertimento. Possono diventare laboratori didattici dove ripristinare un rapporto diretto con la natura e trasmettere la consapevolezza dell’importanza della sua tutela. Da questi spazi naturali all’interno o nelle immediate vicinanze delle aree urbane deriva una vasta gamma di “servizi ecosistemici” di cui si avvantaggia tutta la collettività e che sono spesso sottovalutati, se non ignorati: queste aree purificano aria e acqua, controllano piene, forniscono risorse alimentari e idriche, proteggono la biodiversità, aumentano il benessere psicofisico, riducono l’inquinamento, regolano il clima locale, sequestrano CO2, forniscono un’azione di drenaggio, offrono energie rinnovabili.
I due parchi fluviali di Teramo, vere e proprie “reti ecologiche” di transito tra gli ambienti montani/collinari e quelli della pianura verso il mare, potrebbero svolgere benissimo tutti questi ruoli, se solo fosse loro dedicata l’attenzione fino ad oggi mancata.
Tralasciando l’assurdità di aver realizzato il parco fluviale del Tordino e averne poi distrutto una parte con il Lotto Zero (con buona pace dei soldi pubblici spesi), le Amministrazioni susseguitesi si sono mostrate refrattarie a ogni tipo di suggerimento. La proposta del WWF di creare un centro di educazione ambientale recuperando la casetta abbondonata lungo il Vezzola, a fronte dell’impegno dei volontari di curare il verde di quel tratto di lungofiume (con conseguente risparmio per le casse comunali), fu fatta cadere nel vuoto dall’Amministrazione Chiodi che, per voce dell’allora vicesindaco, nel consiglio comunale del 15 giugno 2006, rispose che ben altro si sarebbe fatto in quella struttura! Da allora sono passati quasi 10 anni, la casetta è in totale abbandono e l’area intorno è un ricettacolo di immondizia.
Volendo riprendere il discorso della pianificazione dei parchi fluviali del Tordino e del Vezzola a nostro avviso si dovrebbe ripartire da due punti fermi: pianificazione partecipata e recupero di quanto prodotto fino ad oggi.
Una pianificazione partecipata è fondamentale per superare un problema che colpisce tutte le aree verdi urbane: la scarsa manutenzione e l’assenza di sorveglianza che comportano una difficile fruizione. Si tratta in realtà delle due facce della stessa medaglia: scarsa sicurezza e precaria manutenzione portano inevitabilmente a una limitata fruizione che lascia spazio ad atti vandalici che a loro volta causano l’allontanamento della cittadinanza che amplifica il livello di degrado del parco, e così via. Per rompere questa catena vanno avviati processi di cittadinanza attiva che portino a una gestione partecipata tra amministrazioni, associazioni, comitati di quartiere e cittadini: solo in questo modo si assicura un corretto e duraturo programma di gestione e di attività che determina una costante fruizione e una diffusa tutela. Invece di prendere decisioni a tavolino e poi (cercare di) imporle, è più utile avviare un processo di confronto in città così da giungere a una condivisione di obiettivi e strumenti che vedrà poi tutta la collettività impegnata: non solo esperti e amministratori, quindi, ma anche semplici fruitori, mamme, bambini, sportivi, naturalisti, ecc. che dovranno manifestare le proprie esigenze da cui far scaturire le scelte.
Il secondo punto è recuperare quanto è già stato prodotto sul tema. La Provincia di Teramo ha predisposto da anni il Piano d’Area della Media e Bassa Valle del Tordino di cui purtroppo si è persa traccia. Il Piano prevede il prolungamento dei parchi fluviali cittadini su tutta l’asta del Fiume Tordino e, in particolare, nell’area tra il capoluogo e la piana adiacente alla zona artigianale di Villa Pavone. Ci si potrebbe così congiungere alla zona del nuovo Stadio e alla frazione di San Nicolò attraverso un percorso ciclo-ippo-pedonale, sottraendo l’area all’attuale destinazione industriale e creando l’inizio di un grande parco fluviale di vallata.
All’interno di questa estesa area verde potrebbero trovare posto percorsi ciclabili e pedonali, zone di osservazione dell’avifauna, una fattoria didattica, un centro di educazione ambientale, zone di fitodepurazione, orti urbani e un orto botanico, zone pic-nic, bike park, aree umide, giardini tematici, aree gioco, percorsi natura, ecc.: in pratica, Teramo si doterebbe di un parco sul modello delle grandi città, una sorta di “Central Park della Val Tordino” che oltretutto costituirebbe anche un grande attrattore turistico.