31.10.15

Festa della castagna al CEA di Cortino


Il WWF ricorre al TAR contro Ombrina


La battaglia contro Ombrina Mare, un progetto devastante per il mare Adriatico e per l’economia dei territori, prosegue anche attraverso le vie giudiziarie. "Lo avevamo annunciato – spiega il vice presidente del WWF Italia Dante Caserta – e lo abbiamo fatto: il WWF ha presentato un ricorso al TAR Lazio nel quale chiede l’annullamento, previa sospensiva, del decreto ministeriale n. 172 del 7 agosto scorso, quello che nei fatti apre la strada alla realizzazione di un impianto petrolifero osteggiato dalla stragrande maggioranza degli abruzzesi, e della Autorizzazione Integrata Ambientale per l’esercizio della piattaforma “Ombrina Mare”. Il ricorso è stato depositato ieri dall’avvocato Francesco Paolo Febbo che ha “sfruttato” anche l'eccellente lavoro elaborato in sede di osservazioni dal gruppo scientifico con cui la nostra associazione si onora ormai da anni di collaborare".
Nel corposo ricorso, articolato in diversi punti, l’avvocato Febbo ha ripercorso l'intero iter, partito nel 2009, rilevando non poche incongruenze nella procedura amministrativa. Ad esempio appare del tutto al di fuori delle normative vigenti lo stato di “limbo” nel quale la procedura è stata lasciata per due anni all’indomani del primo parere del 2010, che era stato, lo ricordiamo, negativo con preavviso di rigetto. A quel punto la ditta proponente, allora Medoil, avrebbe dovuto presentare una istanza ex novo, se ancora interessata. Invece dopo il cosiddetto decreto Passera, c’è stato assurdamente il riavvio del procedimento di valutazione come se nulla fosse, ignorando il tempo trascorso.
"Non entro nei dettagli del ricorso che – spiega l’avvocato del WWF Francesco Paolo Febbo – spetterà solo ai giudici valutare. Posso solo dire che dal nostro punto di vista le incongruenze sono diverse e le abbiamo puntualmente illustrate, con svariati riferimenti alla normativa e alla giurisprudenza".
Uno dei punti affrontati è quello relativo a una non adeguata valutazione della dispersione degli inquinanti, che la Commissione di Valutazione Ministeriale non ha preso in considerazione. "Le stime della ex Medoil, ora Rockhopper, sono estremamente criticabili sia sul piano pratico che su quello scientifico e si tratta – sottolinea la referente energia del WWF Abruzzo Fabrizia Arduini – di un elemento di una certa gravità poiché a ridosso dell’area interessata dall’insediamento petrolifero ci sono 2 SIC - Siti di Interesse Comunitario - di cui uno a poche miglia, il Fosso delle Farfalle che sviluppa il suo territorio tra San Vito Chietino e Rocca San Giovanni. Secondo la legislazione vigente sarebbe occorsa una valutazione di incidenza, la cosiddetta VINCA, che invece non c’è stata".
Non va dimenticata in proposito la presenza sulla costa di svariati vincoli di tutela, compreso il Parco nazionale della Costa Teatina che, per quanto tuttora non definito da una perimetrazione, di fatto esiste, come ha sottolineato lo stesso TAR Lazio nella sentenza relativa al ricorso della Rockhopper teso a evitare la preventiva procedura AIA - Autorizzazione Integrata Ambientale - richiesta dal Ministero dell'Ambiente.
"Nel ricorso – conclude Dante Caserta – sono stati toccati altri e svariati punti. L’intera procedura appare come una forzatura nella quale si è assurdamente lasciato alle numerose integrazioni e indicazioni richieste dal Ministero il compito di sanare aspetti progettuali che avrebbero dovuto essere invece valutati nelle fasi preliminari. E in ogni caso resta irrisolto il nodo più importante, che è quello politico: Ombrina Mare rappresenta un antidemocratico tentativo di imporre a un territorio e a migliaia di cittadini una scelta maturata altrove e del tutto contraria alla strada che gli abruzzesi vorrebbero vedere tracciata per il loro futuro, come hanno dimostrato decine di volte in questi anni anche con clamorose manifestazioni di piazza".

Sulla Bike to coast se ne vedono di tutti i colori!

Va bene che siamo al mare, ma che c'entra questo azzurro?

La partenza dei lavori relativi al progetto "Bike to Coast", percorso ciclabile che, una volta completato, unirà Martinsicuro a San Salvo, completando il tratto abruzzese della Ciclovia Adriatica (Ramo n. 6 della Rete Bicitalia, da Trieste a Santa Maria di Leuca, nel leccese), non può che far piacere alle Associazioni aderenti alla FIAB-Federazione Italiana Amici della Bicicletta e al CAMS - Coordinamento Abruzzese Mobilità Sostenibile (tra cui il WWF Abruzzo).
Tuttavia, come avevamo previsto (e ripetutamente avvertito), iniziano anche ad evidenziarsi le criticità causate da uno spezzatino di competenze amministrative e da una totale assenza di quel coordinamento tecnico sempre da noi invocato ma mai realizzato.
Prendiamo spunto dai lavori effettuati dal Comune di Alba Adriatica che, a fronte di un finanziamento di 194.000 euro, sono consistiti principalmente nella riverniciatura del fondo esistente della ciclabile.

Altro tratto azzurro all'arrivo del ponte
Come colore è stato scelto un azzurro acceso (tra l'altro visivamente impattante) senza che si sia intervenuti sulle vere criticità del tratto albense di quella che, ricordiamo, dovrebbe essere una ciclovia di rilevanza internazionale.
Tralasciando ulteriori commenti sulla scelta cromatica (le foto parlano chiaro), si fa notare come la ciclabile di Alba fosse in precedenza di colore rosso mattone, colore imposto dalla competente Soprintendenza al confinante Comune di Tortoreto che a breve interverrà sul proprio tratto, rifacendo completamente il tappetino di asfalto colorato in pasta (soluzione migliore della verniciatura perché più durevole e non scivoloso)! 
Dobbiamo proprio dire che se ne vedono di tutti i colori, grazie anche alla mancanza di una regia unica e di informazioni e indicazioni chiare su come debba essere realizzato un percorso che, ripetiamo, ha valenza non solo locale e regionale, ma internazionale.
Si poteva fare di più? Certo, poiché la ciclabile di Alba, benché sia da sempre la più ampia e comoda del litorale, presenta comunque delle criticità che si sarebbero potute e dovute risolvere con quei 194.000 euro: sconnessioni del fondo, problemi di ristagno d'acqua in alcuni punti e soprattutto il collegamento con la rampa di collegamento con il ponte sul Vibrata, ora stretta, ripida e pericolosamente inadeguata. Lo stesso ponte, d'altra parte, ha bisogno di lavori urgenti, che tardano ad arrivare, e si rischia di vederlo chiuso di nuovo, questa volta definitivamente.

Ecco un tratto della pista dove si sarebbero potuti spendere meglio i 194.000 euro!
Non resta che augurarsi che gli altri Comuni, dove partiranno a breve i lavori, non decidano di farne anche loro di tutti i colori e si concentrino invece sugli elementi essenziali necessari a realizzare percorsi ciclabili sicuri, in conformità a quanto previsto dalla legge in materia ( DM 557/1999). E che la Regione, finalmente, prenda il timone di un coordinamento tecnico attento e competente, magari con la collaborazione di quel che resta delle Provincia, applicando la propria legge n. 8/2013 che prevede, tra l'altro, la redazione di un Piano Regionale della Mobilità Ciclistica.
Perché per opere come queste occorre pianificare prima di realizzare, altrimenti si rischia di fare danno.

21.10.15

Camminare nel Cerrano


Camminiamo per incontrare il volto dell’altro.
Camminiamo per difendere il territorio.
Camminiamo per un turismo che sappia valorizzare la nostra storia e il paesaggio.
 
Dopo il rinvio di due settimane fa, speriamo che questa sia la volta buona!
Domenica 25 ottobre si svolgerà "Camminare nel Cerrano", l'escursione aperta a tutti nel territorio del Cerrano. L'iniziativa rientra nella Giornata Nazionale del Camminare, ideata da FederTrek per diffondere in Italia una cultura del camminare sia nel contesto urbano sia per la promozione del turismo escursionistico con particolare riguardo alla fruibilità delle aree protette.
In questa ottica il WWF Teramo, in collaborazione con l’Area Marina Protetta Torre del Cerrano, organizza una bellissima passeggiata tra la costa dell’area protetta e le colline panoramiche del territorio limitrofo.
Il ritrovo è per le ore 9:30 presso il sottopasso di Torre Cerrano Km341 della Strada Statale 16 Adriatica tra Pineto e Silvi. Dopo una prima parte di camminata suggestiva tra la pineta di Silvi e le colline del Cerrano, si arriverà al Parco Filiani di Pineto per il pranzo a sacco (ore 12:30). In seguito si percorrerà la fascia costiera di Pineto, tra pinete, zone umide e dune protette, e si concluderà la passeggiata intorno alle ore 15, tornando al punto di partenza.
La partecipazione è libera e gratuita.
Si consigliano abbigliamento sportivo e scarpe adatte a lunghe camminate su strade sterrate. Si consiglia anche di portare acqua e pranzo al sacco, oltre ad un eventuale ricambio per la sera.
Per prenotazioni chiamare il numero 3386133644 (Alberto).

Liberare l'ARTA dalle spartizioni partitocratiche

Gli ultimi avvenimenti, e in particolare l’incendio di rifiuti di fine giugno in località Contrada  Sant’Antonio di Chieti e le polemiche connesse all’inquinamento a Pescara e Francavilla al Mare delle acque da balneazione dell’estate appena trascorsa, hanno un comune denominatore: la mancanza di fiducia da parte dei cittadini nei confronti dell’ARTA la cui reputazione come ente tecnico di controllo è fortemente minata dalla sua gestione “politica”.
Proprio questo tipo di gestione rende, ad esempio, anomala e difficilmente comprensibile l’azione disciplinare portata avanti dalla direzione dell’Agenzia nei confronti di un proprio funzionario accusato di violazione del codice etico per aver “rivelato” un dato più che evidente e che peraltro dovrebbe essere pubblico per legge: il cattivo funzionamento di un depuratore.
Il fatto che il direttore generale dell’ARTA, la cui denominazione per esteso è Agenzia Regionale per la Tutela Ambientale, sia sempre stato un uomo di partito, scelto dai partiti, senza alcun riguardo per le competenze specifiche nel settore, ha negli anni fortemente minato la fiducia nei confronti di questa istituzione.
La legge istitutiva dell’Agenzia, legge regionale 29 luglio 1998, n. 64, prevede (art. 10, comma 3): “Il Direttore generale è nominato dalla Giunta regionale previa pubblicazione del relativo avviso pubblico sul Bollettino Ufficiale della Regione Abruzzo e sul sito web istituzionale della Regione, preceduta da una valutazione comparativa tra i curricula dei candidati, adeguata motivazione sui criteri e sulle ragioni della scelta operata”.
Nella realtà dei fatti la scelta, sino a oggi, è sempre stata operata con criteri e motivazioni politiche e non tecniche, e quindi con una sostanziale presa in giro nei confronti di quei candidati ignari che hanno con speranza inviato il proprio curriculum.
“L’Agenzia regionale – spiega Giuseppe Di Marco, presidente di Legambiente Abruzzo – sembra  essere trattata come un assessorato, da assegnare a uno dei partiti della coalizione o vicino che si è imposta nelle elezioni, o almeno sino a oggi è apparso così. Capita anzi che si legga sui giornali il  resoconto di probabili trattative tra i vari gruppi politici che si concludono con una designazione.
Anche la direzione dell’ARTA risulterebbe non esente da questa logica, anche se poi ci si ricorda,  finalmente, delle norme di legge, viene pubblicato l’avviso, si chiedono i curricula, ecc.”.
“Lasciando per ora da parte – aggiunge il delegato Abruzzo del WWF Italia Luciano Di Tizio – l’offesa grave a danno dei tanti giovani abruzzesi con qualificati curricula che vengono letteralmente presi in giro da simili procedure, noi diciamo che è ora di finirla con la partitocrazia e di voltare definitivamente pagina”.
WWF e Legambiente chiedono alla Regione e per essa al Consiglio regionale e a tutti i gruppi  politici in esso rappresentati, al Presidente della Giunta e all’intero governo abruzzese di azzerare gli attuali vertici dell’ARTA e di indire un vero concorso a livello europeo, pubblico e trasparente, per la scelta di dirigenti del tutto estranei alla politica locale, con adeguata preparazione tecnica e curricula a tema, al fine di restituire all’Azienda il proprio ruolo di verifica e di controllo, da espletare in assoluta indipendenza a esclusiva garanzia dei cittadini e della tutela dell’ambiente.
“Non sarà semplice – sottolinea Di Marco – ridare fiducia alla cittadinanza, ma è un dovere farlo e  prima si comincia, prima si avranno risultati”.
“L’obiettivo – conclude Di Tizio – dev’essere quello di restituire credibilità all’Azienda. Il fatto che  oggi gruppi di cittadini ritengano necessario autotassarsi, com’è successo ad esempio per l’incendio  di Colle Sant’Antonio, per commissionare analisi ad altri laboratori è una gravissima sconfitta dell’ARTA e della politica regionale. È ora di prenderne atto e di porre finalmente rimedio a una situazione divenuta insostenibile”.

14.10.15

Nulla di fatto alla conferenza di servzi a Roma: rinvio a novembre su Ombrina Mare





 
Il WWF con un pullman di attivisti proveniente dall’Abruzzo ha dato il suo contributo alla foltissima delegazione di cittadini che questa mattina hanno manifestato davanti al Ministero dello Sviluppo Economico dove si è svolta la Conferenza di servizi decisoria per la realizzazione del progetto “Ombrina Mare 2”, una piattaforma petrolifera con annessa raffineria galleggiante che il Governo Renzi vuole realizzare nel mare abruzzese a poche miglia da dove sta nascendo il Parco nazionale della Costa Teatina.
La Conferenza è stata rinviata di tre settimane.
“Questo rinvio”, dichiara Dante Caserta, vicepresidente del WWF Italia, “consentirà di mettere in campo ulteriori iniziative di opposizione a quest’opera che viene contestata da tutto l’Abruzzo e che fa parte di una politica energetica nazionale legata alle fonti fossili che deve essere assolutamente superata”.
Il WWF ribadisce la sua netta opposizione a quest’opera che rappresenta un pericolo per l’ambiente e per la qualità della vita dei cittadini così come per le attività economiche, in particolare quelle legate alla pesca, al turismo, all’agricoltura costiera. Il progetto “Ombrina Mare 2”, ricorda il WWF, è il più impattante dell’Adriatico: prevede l’installazione di una piattaforma (di 35x24m) alta oltre 45 metri dal livello del mare, a 6 miglia marine dall’area dell’istituendo parco nazionale della Costa teatina, collegata a una raffineria galleggiante-FPSO, lunga 320 metri e larga 33 con una altezza dal livello del mare di 54 metri, che stazionerà a sole 10 miglia dalla costa, con un intricato sistema di condotte sottomarine per un totale di 36-42 km. Rappresenterà un pesantissimo vulnus per le scelte economiche di un territorio che vuole puntare per il proprio futuro su ben altre prospettive che non i combustibili fossili.
L’Adriatico è un mare chiuso, i giacimenti di petrolio presenti sono scarsi in quantità e in qualità. L’unica ragione per la quale le aziende petrolifere insistono su queste aree è legata a un vantaggiosissimo regime fiscale vigente in Italia che in pratica consente trivellazioni offshore con un sistema di incentivi, detrazioni, franchigie e royalty pro-petrolieri, a differenza di quel che avviene in numerosi altri Paesi del mondo, a cominciare dalla Croazia (in Croazia, calcola il WWF, i petrolieri pagano 5 volte in più rispetto all’Italia). Non è un caso che, complice anche la crisi petrolifera, sull’altra sponda dell’Adriatico ci sono compagnie che hanno spontaneamente rinunciato ai pozzi (sono stati abbandonati i progetti relativi a 7 aree su 10 dalle due compagnie OMV, austriaca, e Marathon Oil, Stati Uniti), dopo aver constatato che da quelle parti, a differenza di quel che avviene in Italia, le royalty sono da pagare!
Il WWF chiede al Governo nazionale di favorire l'uscita dai combustibili fossili, invece di investire in progetti inutili e pericolosi per l'ambiente e gli ecosistemi marini, per il turismo, per la pesca e per le popolazioni della costa. La grande battaglia legata ai cambiamenti climatici passa anche attraverso scelte coerenti e programmazione di lungo corso in linea con gli obiettivi perseguiti a livello mondiale, che non possono essere messi in discussione da micro interessi legati all’economia del secolo scorso.
Il WWF ricorda le tante manifestazioni pubbliche contro la petrolizzazione dell’Abruzzo, le più clamorose delle quali sono state i grandi cortei di Pescara il 13 aprile 2013 con 40.000 partecipanti e di Lanciano il 24 maggio 2015 con 60.000 partecipanti. Tutto l’Abruzzo è contrario alla piattaforma Ombrina Mare, a cominciare dalla Conferenza Episcopale Abruzzese e Molisana e dalla stessa Regione che ha recentemente approvato una legge ad hoc e che ha proposto, insieme ad altre nove regioni, un referendum nazionale contro gli articoli del Decreto “Sblocca Italia” che facilitano le attività di ricerca petrolifera.
 

13.10.15

No Ombrina, sì futuro!


Domani, mercoledì 14 ottobre alle ore 10, presso il Ministero dello Sviluppo Economico si svolgerà la Conferenza di servizi decisoria per la realizzazione del progetto “Ombrina Mare 2”, la piattaforma petrolifera con annessa nave di prima raffinazione che il Governo Renzi vuole realizzare nel mare abruzzese a poche miglia da dove sta nascendo il Parco nazionale della Costa Teatina.
Il WWF, insieme ad Associazioni, comitati ed enti locali si è dato appuntamento davanti al Ministero per manifestare una netta opposizione a quest’opera che rappresenta un pericolo per l’ambiente oltre che per le attività economiche.
Tutto l’Abruzzo è contrario a quest’opera: dalla Regione Abruzzo che ha recentemente approvato una legge regionale e che ha proposto, insieme ad altre nove regioni un referendum nazionale contro gli articoli del Decreto “Sblocca Italia” che facilitano le attività di ricerca petrolifera, alla Conferenza episcopale Abruzzo-Molise, da tutti gli Enti locali interessati alle Associazioni di categorie legate al turismo e alla pesca, oltre, ovviamente, alle Associazioni ambientaliste e a innumerevoli comitati locali. Nel corso degli anni sono state organizzate moltissime iniziative contro “Ombrina Mare” alle quali hanno partecipato decine di migliaia di cittadini, tra cui le grandi manifestazioni di Pescara il 13 aprile 2013 con 40.000 partecipanti e di Lanciano il 24 maggio 2015 con 60.000 partecipanti.
Uscire dai combustibili fossili deve essere l’obiettivo ineludibile dell’intera umanità: è la condizione per cercare di mantenere il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2°C e scongiurare gli scenari più catastrofici. Quello a cui assistiamo in Abruzzo, come in altri tratti di costa italiani, invece è un investimento in progetti inutili e pericolosi per l'ambiente e gli ecosistemi marini, per il turismo, per la pesca e per le popolazioni della costa”. 
 
La Campagna Clima WWF in vista di Parigi 2015
Il WWF ha avviato un COUNTDOWN sul suo sito http://www.wwf.it/clima per “contare i minuti” che ci separano dalla COP21 e quindi i passi del Governo verso la "chiusura" del carbone in Italia e il lancio della decarbonizzazione dell’energia e dell’economia.
Sul sito si chiede a tutti di firmare la petizione indirizzata al Presidente del Consiglio, per fare in modo che l’Italia si presenti al vertice sul clima di Parigi da vero Paese leader.

12.10.15

14 ottobre a Roma per difendere l'Abruzzo

Clicca per ingrandire!

L'Italia fossile batte la Croazia!


L’anno scorso il Governo croato aveva presentato un Piano/Programma di ricerca di idrocarburi in Mare Adriatico che riguardava ben 29 zone per circa 37 mila kmq.
Il rischio di essere “scippato” del petrolio del Mare Adriatico è stato utilizzato dal Governo Renzi per giustificare e accelerare l’approvazione di tutta una serie di previsioni normative, contenute nel cosiddetto Decreto “Sblocca Italia”, favorevoli alla lobby petrolifera, compreso addirittura un comma finalizzato a riaprire in sostanza le trivellazioni nel Golfo di Venezia fermate d’urgenza nel 2002 poiché tra le cause dello sprofondamento di una della città più belle del mondo.
Invece nella scorsa estate in Croazia ben 7 aree, sulle 10 su cui avrebbero dovuto svilupparsi i primi progetti inerenti gli idrocarburi, sono state abbandonate dalle stesse compagnie petrolifere mentre le 3 residue sono state bloccate dal Governo croato. Perché?
Il WWF, a opera della referente energia Fabrizia Arduini con la collaborazione di Dante Caserta, ha elaborato il dossier "Figli di un dio minore" che offre possibili spiegazioni. Da una parte la sensibilità ambientale e il rispetto delle regole, maggiori oltre il Mare Adriatico; dall’altro il crollo del prezzo del petrolio e i costi di estrazione, in termini di royalty e tassazioni. In Croazia i petrolieri pagano, in Italia hanno vantaggi e incentivi sia per il petrolio che per il gas.
L’Italia subisce un attacco selvaggio da parte delle compagnie petrolifere per il solo fatto che i nostri governi, contro l’interesse dei cittadini, operano di fatto una vera e propria “svendita” del proprio patrimonio naturale, a danno dell’ambiente e di voci economiche importanti come il turismo.
Questo il dossier lo dimostra, cifre alla mano. Buona lettura...

9.10.15

Rinviata "Camminare nel Cerrano"

 
A causa delle avverse condizioni meteo previste per il weekend, l'iniziativa "Camminare nel Cerrano", organizzata nell'ambito della Giornata Nazionale del Camminare promossa da FederTrek e
prevista per domenica 11 ottobre, è stata posticipata a domenica 25 ottobre.

7.10.15

14 ottobre tutti a Roma contro la petrolizzazione dell'Abruzzo

Dobbiamo essere tante e tanti dall'Abruzzo per far sentire la nostra voce!
Prenota il pullman organizzato con partenza anche da Teramo chiamando a questi numeri:
Fabrizia 329 157 4549
Federica 347 335 9792

6.10.15

Camminare nel Cerrano

 
L’iniziativa di domenica 11 ottobre che si svolgerà nel territorio del Cerrano rientra nella Giornata Nazionale del Camminare, ideata da FederTrek per diffondere in Italia una cultura del camminare, sia per quanto riguarda il contesto urbano sia per la promozione del turismo escursionistico con particolare riguardo alla fruibilità delle aree protette.
In questa ottica il WWF Teramo, in collaborazione con l’Area Marina Protetta Torre del Cerrano, organizza una bellissima passeggiata tra la costa dell’area protetta e le colline panoramiche del territorio limitrofo.
Il ritrovo è per le ore 9:30 presso il sottopasso di Torre Cerrano Km341 della Strada Statale 16 Adriatica tra Pineto e Silvi. Dopo una prima parte di camminata suggestiva tra la pineta di Silvi e le colline del Cerrano, si arriverà al Parco Filiani di Pineto per il pranzo a sacco previsto per le ore 12:30. In seguito si percorrerà la fascia costiera di Pineto, tra pinete, zone umide e dune protette, e si concluderà la passeggiata intorno alle ore 15, tornando al punto di partenza.
La partecipazione è libera  e gratuita.
Consigliato indossare abbigliamento sportivo e scarpe adatte a lunghe camminate su strade sterrate, portare acqua ed eventuale ricambio per la sera.
Gradita la prenotazione (Alberto WWF: 3386133644)
Camminiamo per incontrare il volto dell’altro
Camminiamo per difendere il territorio
Camminiamo per un turismo che sappia valorizzare la nostra storia e il paesaggio

2.10.15

Sulle biciclette il Distretto è... distratto!

In merito alle strategie relative al “Distretto turistico Gran Sasso – Monti della Laga”, il Coordinamento Abruzzese Mobilità Sostenibile ricorda alla Regione, e ai vertici del Distretto stesso, l’importanza dell’incentivazione del cicloturismo in ambito montano.
In Europa il turismo in bicicletta muove 44 miliardi di euro, e regioni italiane come il Trentino Alto Adige, che hanno puntato su tale tipologia di turismo, hanno avuto ritorni economici immediati pari a 100 milioni di euro.
Le nostre montagne, da sempre, sono le mete preferite di cicloescursionisti e cicloturisti, che in ogni periodo dell’anno (neve permettendo), percorrono le strade interne del Gran Sasso e della Laga. Anche i sentieri montani sono le mete ideali di centinaia di appassionati di mountain bike, mentre alcune località sciistiche utilizzano gli impianti di risalita per dare vita a veri e propri “Bike Park”, dove gli appassionati di discipline come il “downhill”, il “freeride” e il “dirt jumping” animano tutto l’anno luoghi altrimenti destinati a vivere solo nella stagione invernale e in piena estate.
Chiediamo quindi alla Regione, e al Distretto Turistico, di portare avanti politiche e prevedere azioni e finanziamenti, che incentivino un turismo già presente, nonostante la totale assenza di strutture dedicate, sulle nostre montagne, attraverso la creazione di reti di percorsi e la loro segnalazione, sia con segnaletica in loco che con mappe cartacee e digitali; l’incentivazione alla creazione di strutture ricettive e ristorative “amiche della bicicletta” e di punti di riparazione/vendita/assistenza dedicati ai ciclisti; la creazione di punti di noleggio; la costante manutenzione delle strade e dei sentieri esistenti, in modo che siano percorribili in sicurezza; la creazione di servizi, a livello di distretto, convenzionati con i cicloturisti e i ciclo escursionisti, ecc.
Con un minimo impegno, economico e di organizzazione, si riuscirebbe a creare, all’interno del distretto turistico montano abruzzese, un vero e proprio distretto cicloturistico, che collegato ai percorsi ciclabili costieri, farebbe della nostra Regione una delle mete più ambite di un turismo sostenibile, attento all’ambiente di forte impatto verso le economie dei territori interessati.
 

1.10.15

Dieci Regioni bocciano la deriva petrolifera del Governo Renzi

Legambiente, WWF, Marevivo, FAI, Pro Natura, Italia Nostra, Arci, insieme al Coordinamento Nazionale No Triv, sottolineano in modo forte e chiaro il messaggio che i delegati di 10 consigli regionali hanno lanciato al Governo Renzi, depositando in Cassazione cinque quesiti referendari contro le trivellazioni previste dagli articoli dello Sblocca Italia e uno, “secco” contro i progetti Oil&Gas in mare riesumati dall’art. 35 comma 1 del Decreto Sviluppo: non c’è alcun bisogno di inutili e dannose trivellazioni, serve piuttosto urgentemente una diversa strategia energetica che liberi il Paese dalle fonti fossili e garantisca la qualità del territorio e il benessere della popolazione, non gli interessi dei petrolieri.
È ora di ascoltare la voce e le richieste delle associazioni e dei cittadini, come hanno fatto le Regioni depositando i quesiti referendari per l’abrogazione delle norme pro trivelle approvate da questo Governo e da quelli precedenti.
L’Esecutivo nazionale non può pensare di ignorare il fatto che nei giorni scorsi ben dieci consigli regionali (Basilicata, Marche, Puglia, Sardegna, Abruzzo, Veneto, Calabria, Liguria, Campania e Molise), che rappresentano i due terzi delle regioni costiere, hanno deliberato a favore del referendum anti-trivelle. Un numero importante visto che si è superata ogni più rosea aspettativa, oltrepassando di gran lunga la condizione minima prevista dall’articolo 75 della Costituzione (5 consigli regionali) per poter depositare i requisiti in Cassazione. Un numero che ben dimostra quale sia il sentire del Paese.
“I referendum - dichiarano all’unisono i rappresentanti di Legambiente, WWF, No Triv, FAI, Pro Natura, Arci e Italia Nostra - rappresentano, oltre che un preciso segnale lanciato al Governo da una rilevante parte del Paese, anche un ulteriore strumento tra i tanti messi in campo per combattere la petrolizzazione in atto. Uno strumento importante che va perseguito con convinzione”.
Nell’attesa che la Cassazione si pronunci sul referendum, continueranno le azioni di mobilitazione e gli impegni concreti per fermare i progetti petroliferi in mare recentemente sdoganati, a cominciare da Ombrina Mare, la piattaforma petrolifera che dovrebbe sorgere a largo della costa abruzzese, di cui si discuterà il prossimo 14 ottobre al Ministero dello Sviluppo economico con una conferenza dei servizi.
Allo stesso modo le Associazioni seguono con interesse tutte le iniziative che hanno come obiettivo quello di contrastare le scelte filopetrolifere del Governo: nel campo energetico è necessaria una completa inversione di marcia che miri a promuovere il risparmio energetico e le fonti alternative, anche in vista degli impegni che dovranno essere presi nella Conferenza sul clima che si terrà a Parigi a dicembre.
Tra gli impegni concreti anti trivelle è fondamentale che le Regioni e le Amministrazioni si impegnino per chiedere fin da subito una moratoria che blocchi qualsiasi autorizzazione relativa alle attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi.
Adesso dalla Regione Abruzzo ci si aspetta un altro passo politico determinante: che prema con il Governo e con la Presidenza della Repubblica per l'immediata istituzione del Parco Nazionale della Costa Teatina. Non è più il momento di tergiversare con tecnicismi aleatori o rincorse a soluzioni strumentali, ma di rafforzare e rendere credibile la scelta “no petrolio” di questa regione con una reale alternativa di green economy che dica finalmente “si Parco Nazionale della Costa Teatina”.

Masterplan per il Sud Italia: dove è finita la mobilità ciclistica?

 
I dati riportati nel compendio statistico sul trasporto in Europa nel 2014, portano ad attribuire al trasporto stradale il 71,9% delle emissioni complessivamente attribuibili ai trasporti. In Italia questo squilibrio è ancora più marcato e insostenibile, con ben l’81% delle emissioni dovute al trasporto su strada (fonte Donati e Petracchini, 2015, Muoversi in città).
A livello nazionale ed europeo è evidente come il traffico motorizzato sia la principale causa delle emissioni di gas serra. La nostra Regione, pur essendo dotata di una norma sulla mobilità ciclistica, non sembra aver ben chiare le potenzialità dell’utilizzo della bicicletta, sia a livello di emissioni, che per gli spostamenti quotidiani, e ancora per il trasporto merci in aree urbane, per non parlare poi del turismo, soprattutto destagionalizzato e in aree marginali.
Le ultime notizie che giungono sulla predisposizione del “masterplan” regionale, che potrebbe addirittura diventare uno strumento di sviluppo per tutto il sud Italia, e sugli accordi con l’ANAS, non citano minimamente la mobilità ciclistica, dimostrando come l’argomento sia strumentale solo a fini comunicativi ma non viene considerato un’opportunità strategica per i nostri territori.
Eppure in Europa il solo cicloturismo muove qualcosa come 44 MILIARDI (si, miliardi) di Euro, e Regioni italiane come il Trentino Alto Adige, che hanno puntato su questa tipologia di turismo sostenibile, a fronte di investimenti di circa 80 milioni di Euro hanno avuto, in un solo anno, ritorni pari a 100 milioni, il che dimostra che ogni euro investito in ciclabilità si ripaga praticamente da subito, autonomamente. Anche i risparmi dovuti a minori emissioni di gas serra, migliore salute dei cittadini (e quindi minori costi per la sanità), vivibilità delle città, ecc., possono essere quantificati in cifre a sei zeri.
Ma, mentre altre Regioni come la Toscana Puglia investono risorse, non solo economiche, per sviluppare reti di mobilità ciclistica, l’Abruzzo pensa che con il completamento di Bike to Coast (con evidenti problemi tra cui la qualità e “fantasiosità” di alcuni progetti che non rispettano le norme minime di legge e l’assoluta mancanza di una segnaletica unificata), abbia esaurito la sua parte e potrà, in futuro, contare sull’indotto di un turismo legato all’uso della bicicletta.
Come associazioni, nei mesi scorsi, abbiamo dato spunti, fornito proposte (molte a bassissimo costo), progetti, esempi virtuosi, dato la disponibilità per collaborare con gli uffici regionali ma, ad oggi, oltre ai buoni propositi e un paio di incontri del tavolo permanente con la promessa di interventi che tardano ad arrivare, nulla è cambiato. E a sentire i discorsi che si tengono nei tavoli “che contano”, visti anche i progetti strategici “seri” che la Regione sta portando avanti, non ci sono molte speranze perché le tematiche relative alla mobilità ciclistica e al cicloturismo entrino nei programmi regionali con pari dignità rispetto ad altre strategie ritenute più importanti.
Anche il Ministro Graziano Delrio, nella sua visita a Pescara l'8 maggio scorso, sollecitò tutti i politici presenti a non credere che la mobilità sia solo un problema di nuove strade, evidenziando che, in Italia, a livello infrastrutturale siamo a livelli più che soddisfacenti. Parlò esplicitamente delle necessità di avere trasporti pubblici più efficienti e piste ciclabili e percorsi protetti per diffondere nelle nostre città mezzi alternativi alle auto.
In fondo la bicicletta è un oggetto semplice, e rimane difficile capirne le enormi potenzialità a livello economico, sociale, ambientale, ecc.. Ma se si vuole cambiare passo a questa Regione forse è il caso di occuparsene in maniera seria e professionale, alla pari di altri argomenti considerati importanti e strategici.
Noi, come sempre, continuiamo a fare la nostra parte con passione e impegno, in attesa che la Regione imprima una vera svolta culturale e quindi operativa che, ad oggi, tarda ad arrivare.