9.7.15

La Regione vuole veramente far entrare le vongolare nell'Area Marina Protetta "Torre di Cerrano"?

Domani, venerdì 10 luglio, nella Conferenza regionale sulla pesca convocata dall’Assessore Dino Pepe si discuterà, per l’ennesima volta, delle richieste avanzate dai vongolari di entrare all’interno dell’Area Marina Protetta per pescare vongole.
Come è noto da anni si verificano continue violazioni del perimetro dell’Area Marina Protetta “Torre di Cerrano” da parte di vongolare munite di turbosoffianti in spregio alle normative di tutela poste a garanzia di questa come delle altre aree marine potette italiane e con conseguenti danni ambientali. Della vicenda si sono occupate più volte le Forze dell’Ordine e la magistratura in base a dettagliati esposti sulle violazioni effettuate.
Ora, per superare il divieto di legge, si vuole far passare per pesca artigianale un tipo di attrezzo, la draga vibrante, che nella Laguna di Venezia viene utilizzata per la pesca professionale, essendo uno strumento proprio della pesca industrializzata.
In termini di impatto ambientale sui fondali non si vedono differenze tra il nuovo modello proposto, la draga vibrante, e il vecchio, costituito dalla draga idraulica (turbosoffiante). Il divieto di utilizzare un determinato metodo di pesca all’interno di un’area marina protetta non deriva da differenze nella denominazione degli attrezzi utilizzati o da semplici accorgimenti tecnici, ma dagli effetti che tali attrezzi hanno sugli habitat e sulle specie che l’Area Marina Protetta deve tutelare: e questo vale ancora di più per l’AMP Torre del Cerrano che ha al suo interno il Sito di Interesse Comunitario “Torre del Cerrano, protetto dall’Unione Europea, su richiesta della Regione Abruzzo e dello Stato Italiano, nell’ambito della Rete Natura2000.
Purtroppo la Regione Abruzzo continua ad escludere la possibilità di partecipazione delle associazioni ambientaliste e delle associazioni di altre categorie, diverse dai pescatori, ma ugualmente interessate alla gestione delle risorse naturali (balneatori, albergatori e commercianti che operano all’interno dell’AMP Torre di Cerrano), a momenti di confronto come quello di domani.
Per questo il WWF ha inviato una dettagliata nota all’Assessore Regionale alla Pesca, al Presidente della Giunta Regionale, all’Assessore Regionale all’Ambiente, al Commissario dell’Area Marina Protetta “Torre di Cerrano”, al Sindaco di Pineto, al Sindaco di Silvi, al Direttore Generale “Protezione della Natura e del Mare” del Ministero dell’Ambiente e all’ISPRA. Nella nota si evidenziano i limiti degli studi prodotti dai vongolari per farsi autorizzare e l’impossibilità di garantire la tutela dei fondali con metodi di pesca altamente impattanti come draghe o rastelli che, con mezzi industriali, finiscono per arare e compromettere i fondali, raschiando via tutto quello che trovano: gasteropodi, bivalvi, crostacei, policheti, echinodermi, alghe, uova e pesci.
Sono molti anni che i vongolari vogliono essere autorizzati ad utilizzare gli ordinari sistemi di pesca altamente impattanti all’interno dell’AMP “Torre di Cerrano”, lamentando una diminuzione delle entrate nella loro attività a seguito dell’istituzione dell’area protetta. Affermazione non suffragata dai dati ufficiali secondo i quali, anche se è stata ridotta la superficie utile alla pesca con l’istituzione dell’Area Marina Protetta nel 2009 (riduzione peraltro molto limitata: solo 7 km sui circa 130 km di costa abruzzese), gli introiti del settore dei pescatori di vongole non risultano essere diminuiti, ma anzi aumentati, posizionandosi su cifre considerevoli molte più alte di quelle di tante altre categorie che non giovano né di aiuti pubblici né dell’utilizzo di aree pubbliche per l’espletamento delle loro attività.
Il WWF ribadisce che se si vogliono trovare soluzioni a eventuali problemi economici del settore questo non dovrà avvenire a scapito dell’unica riserva naturale marina della nostra regione che tutela poco più del 5% di tutta la cosa abruzzese.