31.7.15

Associazioni ambientaliste scrivono alla Commissione Europea: in Italia stanno cancellando la vigilanza ambientale

Con una lettera inviata alla Commissione europea, Animalisti italiani, Cabs Italia, Enpa, Lac, Lav, Lipu e WWF Italia denunciano lo smantellamento del sistema di vigilanza ambientale e venatoria che il Governo sta producendo nell'ambito della riforma della pubblica amministrazione. Scelte inaudite e irresponsabili che forse non sono state pienamente valutate nei loro effetti negativi e che vanno in direzione esattamente opposta a quanto chiesto dall'Europa.
Lo scorso autunno, per fare solo un esempio, la Commissione europea ha avviato una pre-procedura di infrazione (EU PILOT 6955/14/ENVI), con cui evidenziava diverse criticità rispetto alla gestione della caccia in Italia, tra le quali proprio il tema della vigilanza venatoria, chiedendo nello specifico di ottenere informazioni sul numero dei controlli, la loro frequenza, i risultati ottenuti e le relative sanzioni. Il timore paventato dalla Commissione era cioè quello di una condizione insufficiente di vigilanza, tale da non garantire l'effettiva tutela della biodiversità e la corretta applicazione del diritto comunitario.
Un timore più che fondato, che oggi diventa vera e propria emergenza di fronte agli ultimi provvedimenti del Governo che, nel contesto della riforma della pubblica amministrazione, è intervenuto in modo brutale sulle uniche due forze di polizia ambientale esistenti in Italia.
Da un lato, il previsto assorbimento tramite la legge delega sul riordino delle pubbliche amministrazioni di gran parte del Corpo Forestale nell'arma dei Carabinieri, con incerti effetti sulle sue funzioni di controllo, in particolare ambientale. Dall'altro, il vero e proprio "spezzatino" di cui sarà oggetto la Polizia provinciale per effetto del DL "enti locali", divisa tra la parziale destinazione in province e città metropolitane, una vaga assegnazione di una quota a qualche regione, e col rimanente personale da destinare scelleratamente alle polizie municipali".
Tutto ciò, a danno di quella vigilanza ambientale che sta per essere eliminata completamente, con la conseguenza dell'assenza pressoché totale di controlli sull'attività di caccia, di danni gravissimi alla biodiversità e all'ambiente e della certezza di nuove infrazioni comunitarie.
Per questo, le associazioni hanno scritto alla Commissione europea, chiedendo di valutare subito un intervento che si dimostra urgentissimo.
"Abbiamo informato la Commissione europea - affermano le associazioni - sui problemi ambientali che si verificherebbero con la sostanziale cancellazione della vigilanza in Italia, e in particolare sul pericolo che già a partire dalla prossima stagione venatoria si determini l'assoluta mancanza degli organi deputati ai controlli, con il sicuro aumento dei casi di bracconaggio ai danni di rapaci, piccoli uccelli migratori, aironi e trampolieri. La speranza è che Governo e Parlamento si rendano conto delle conseguenze ambientali delle loro scelte o che, in alternativa, l'Europa intervenga subito e li costringa a farlo".

Sulle vie della Doganella d’Abruzzo tra erbe e pastori


Il professor Aurelio Manzi, naturalista e botanico, condurrà la passeggiata etnobotanica, dedicata a erbe e pastori della Doganella d’Abruzzo, che si terrà presso la Riserva Naturale Regionale - Oasi WWF “Calanchi di Atri”, il 7 agosto alle ore 18. Grazie alla sua attività di ricercatore, rivolta essenzialmente allo studio della vegetazione nei settori di ecologia, etnobotanica e conservazione della natura in ambito appenninico, la passeggiata rivelerà i segreti della transumanza in Abruzzo, raccontando di pastori, lanaioli, contadini ed erbe spontanee ormai divenute rare e preziose.
Il Ministero dell'Ambiente con le Regioni Abruzzo, Molise, Campania e Puglia dal 2006 ha proposto "La transumanza: i Regi Tratturi" come Patrimonio dell'Umanità dell'UNESCO. In seguito, nel 2009, è stata decisa la candidatura di un nuovo progetto transnazionale su "Tratturi e Civiltà della Transumanza".
La transumanza ha influenzato l’intera società meridionale, il paesaggio e l’urbanistica. Le società legate alla pastorizia, in ogni epoca, eleggevano proprie divintà e santi protettori, come San Michele, protettore delle greggi, in onore del quale il periodo della transumanza aveva inizio il 29 settembre (festa di San Michele) e si concludeva l'8 maggio (apparizione dell'arcangelo Michele presso la grotta di Monte Sant'Angelo sul Gargano).
L’eredità della transumanza è tutt’oggi presente nella nostra cultura, ad esempio nelle sagre e nelle feste paesane collegate ai prodotti della pastorizia, oltre che nei piatti della tradizione gastronomica appenninica come la pecora alla callara, gli arrosticini, l’agnello cacio e ovo.
L’origine dei tratturi è pre-romana, ma hanno rappresentato delle infrastrutture di fondamentale importanza fino all’avvento della ferrovia e delle strade asfaltate. Gli Aragonesi nel 1456 regolamentarono il sistema tratturale con la Dogana delle pecore, seguita nel 1532 dall'istituzione della Doganella d'Abruzzo e delle Poste d’Atri, e crearono in favore del demanio armentizio un regime protezionistico che durò fino al 1806, quando con le leggi eversive della feudalità, Bonaparte smembrò il sistema tratturale e i pascoli del Tavoliere ad esso sottomessi.
Alcuni tratturi, specialmente nelle aree interne, sono giunti fino ai nostri giorni pressoché intatti ed in qualche lembo di Molise o di Abruzzo essi conservano ancora gli originari 111 metri di ampiezza.
Di tutti gli altri particolari sentirete parlare venerdì 7 agosto, non mancate!
Prenotazione obbligatoria entro le ore 12:00 del giorno precedente: dalle ore 9 alle 17 ai seguenti recapiti: tel. 085.8780088, cell. 331.57.99.191, email info@riservacalanchidiatri.it.

Petrolizzazione: le competenze delle Associazioni ambientaliste a disposizione della Regione

Assessore Mario Mazzocca
Un tavolo tecnico tra Regione e associazioni, per ottimizzare i saperi e renderli funzionali alla lotta contro la petrolizzazione, ai fini di una consultazione tra assessorato all’ambiente e associazioni che sarà formalizzata a breve: è questo il primo risultato dell’incontro che c’è stato ieri a Pescara. Erano presenti WWF, Legambiente, Italia Nostra, FAI, Mare Vivo, Pro Natura e docenti e ricercatori, quali: Francesco Brozzetti, Lelio Del Re, Piero Di Carlo, Maria Rita D’Orsogna e Vincenzo Olivieri. Per la Regione è intervenuto l’assessore all’ambiente Mario Mazzocca mentre il presidente D’Alfonso, fuori sede con la famiglia per alcuni giorni, ha inviato un messaggio di saluto ribadendo il suo impegno.
Il tavolo, al quale docenti e ricercatori parteciperanno a titolo completamente gratuito, per spirito di servizio in favore dei cittadini abruzzesi, inizierà subito la sua attività, sia nell’ambito dei ricorsi all’autorità giudiziaria che la Regione sta presentando in queste settimane, sia nelle future azioni volte a contrastare la petrolizzazione.
L’incontro si è svolto ieri a Pescara, mentre a Roma da poco finiva un’altra riunione al ministero dello sviluppo economico, dove erano presenti i governatori Emiliano e Pittella (con cui hanno avuto modo di parlare i referenti nazionali delle scriventi associazioni che erano lì in un sit-in), per la Calabria l'assessore all'ambiente Antonella Rizzo e per il governo il Sottosegretario Simona Vicari. La buona nuova è che, in accoglimento dell’istanza presentata dalle associazioni, è stata chiesta una moratoria di tutte le attività in essere. Il Governo ha chiesto una settimana per pensarci, rimandando ad una prossima riunione.
A inizio lavoro l’assessore Mazzocca ha fatto sapere che il cosiddetto Manifesto di Termoli, promosso da Abruzzo, Basilicata, Calabria, Marche, Molise e Puglia, ha già raccolto l’appoggio incondizionato della Sardegna e l'assenso di Toscana e Liguria, che hanno richiesto di presentarlo come proposta formale in Commissione Ambiente ed Energia. “Il documento - ha ribadito Mazzocca – è stato oggi presentato, dal presidente della Puglia Michele Emiliano e dal vice presidente abruzzese Giovanni Lolli, nell’ambito della discussione del Decreto sicurezza operazioni in mare in sede di Conferenza Unificata. Nel caso di un mancato recepimento del Manifesto di Termoli o senza una reale linea di apertura di dialogo con il Governo, le Regioni proseguiranno ognuna per la sua strada con la linea dei ricorsi e si porterà avanti la proposta del referendum abrogativo. I punti fondamentali sui quali ci muoviamo sono l’insostenibilità della petrolizzazione in Adriatico, in contrasto con il modello di sviluppo dell'area; la necessaria apertura di un tavolo permanente di discussione con il Governo; la fissazione di date per portare avanti il discorso avviato in Molise (il 18 settembre, in occasione dell'apertura della Fiera del Levante è previsto il prossimo incontro ufficiale) e l’innalzamento della discussione a livello europeo”.
L'assessore ha inoltre annunciato l'ennesimo ricorso della Regione Abruzzo, questa volta contro il progetto della Spectrum, ed ha affermato che se fosse necessario sarà predisposto anche l’intervento giudiziario contro Ombrina, in caso di completamento dell'iter burocratico relativo a questo progetto.
Non poteva mancare una riflessione sul tema del Parco Nazionale della Costa Teatina, baluardo contro la petrolizzazione e modello di sviluppo sostenibile per il quale è pronto il decreto per la perimetrazione, dopo che il commissario straordinario ha concluso il suo lavoro. Che il Parco sia una occasione per il territorio appare evidente a chiunque voglia guardare alla situazione delle nostre coste senza paraocchi e senza legami a quel passato condizionato da resort, porti a go-go e colate di cemento a ogni costo. Le associazioni hanno ribadito, inoltre, la strumentalità della risoluzione di Abruzzo Civico votata urgentemente e tra l’altro inutile. Ma non si può accettare come messaggio politico di una regione che da una parte lotta contro il petrolio e dall’altro non riesce a vincere le resistenze di lobby legate al passato. Un plauso all’assessore Mazzocca che ha difeso la protesta dei 60.000 a Lanciano (unico a votare contro la risoluzione) e che ha sottolineato come l'istituzione del Parco faccia parte dell'accordo di programma, ribadendo l’impegno della maggioranza per la sua realizzazione. Tale determinazione e coerenza politica le associazioni la chiedono anche al Presidente D’Alfonso.
Nel corso dell’incontro è anche emersa una importante novità: due delle società impegnate con diversi pozzi nei progetti in mare relativi alle acque territoriali della Croazia hanno rinunciato agli investimenti ritenendoli non remunerativi. L’ennesima dimostrazione, semmai ce ne fosse bisogno, del fatto che il proliferare delle iniziative di perforazione lungo le nostre coste si spiega soltanto con tassazione e royalty decisamente favorevoli ai petrolieri.
Tornando agli eventi locali, il tavolo di lavoro degli esperti presentato dalle associazioni lavorerà con la Regione anche in vista di una serie di incontri di avvicinamento alla COP21, fondamentale appuntamento previsto a fine anno a Parigi, al quale l'Abruzzo, forte dell'elaborazione di una Strategia di adattamento ai cambiamenti climatici, parteciperà attivamente. Si sta cercando di organizzare un evento internazionale proprio a Parigi, per il quale hanno già dato una adesione di massima alcune personalità del mondo scientifico e culturale di livello internazionale. In vista di quell’evento ci sarà, in autunno, un incontro propedeutico da organizzare a Pescara, che esperti ed associazioni hanno proposto di trasformare in un convegno internazionale sul tema dell'inquinamento di suolo, aria e acqua connesso alle trivellazioni. È stato anche proposto che venga elaborato un sistema stabile di monitoraggio dei livelli di inquinamento e della sismicità indotta dalle attività di ricerca e coltivazione di idrocarburi. È giusto, in una regione proattiva e attenta, alzare il livello dei controlli e tenere costantemente informati i cittadini.

29.7.15

Brutta aria per Lupo ed Orso!

Ultimamente non tira una bella aria per alcuni dei più carismatici rappresentanti della nostra fauna.
Una testa di Lupo è stata appesa in bella vista nell’alta Val Tanaro in Piemonte, un gesto barbaro, irresponsabile, oltre che totalmente illegale. Un gesto che il WWF denuncerà in tutte le sedi chiedendo approfondite indagini e l’individuazione dei responsabili.
Il Consiglio provinciale di Trento ha recentemente deliberato la diminuzione degli orsi anche attraverso abbattimenti.
La convivenza con i grandi predatori, che da sempre popolano il nostro Paese, è possibile e necessaria, anche se può richiedere particolari capacità e attenzioni. A volte può rilevarsi problematica, ma i sistemi per ridurre i danni e aiutare la convivenza esistono, sono disponibili e sperimentati.
Il lupo ucciso e decapitato in Piemonte sembra che sia da mettere in relazione con la discussione in corso sull’ampliamento del Parco del Marguareis, un gesto da condannare ancora di più perché rivolto contro le Istituzioni, contro chi sostiene il Parco e il suo ruolo nella conservazione della natura. Un episodio simile a quelli registrati nella Maremma tosco-laziale tra il 2013 e il 2014: si tratta di episodi ancora tristemente diffusi che dimostrano come non si sia ancora compreso a fondo il ruolo e la funzione delle aree naturali protette e i benefici e le opportunità che queste possono offrire al nostro territorio attraverso la corretta e rispettosa gestione delle bellezze naturali. Si tratta di un segno di arretratezza culturale e violenza crescente contro questi animali che le Istituzioni non possono prendere sotto gamba e che deve essere affrontata con attenzione. Il bracconaggio va contrastato con vigore, in particolare quando interessa piccole popolazioni o gruppi isolati di animali. Il bracconaggio, anche di un singolo lupo, può avere un pesante impatto sulla popolazione che nessuno è in grado ancora di quantificare. Il bracconaggio in Italia su questa specie è pesantissimo e interessa centinai di esemplari ogni anno tanto da rappresentare, ancora oggi, la più grave e compromettente delle minacce.
L’abbattimento di orsi e lupi non risolve i problemi: l’educazione, la sensibilizzazione, la conoscenza reale delle specie animali è l’unica soluzione che può consentirci di vivere in armonia. Non si può con arroganza decidere che per questi animali non vi è più spazio nei nostri ambienti.
Lupi e orsi sono predatori al vertice della catena alimentare. Il loro ruolo ecologico migliora l’ecosistema, influenzando le popolazioni delle prede e indirettamente gli habitat in cui essi vivono, agendo su alcuni fattori che ne causano la degradazione (come la ridotta rinnovazione del bosco).
L’orso è il simbolo degli ecosistemi montani sani, selvaggi e ricchi di biodiversità. Tutelare l’orso ed il suo habitat significa conservare una ampia gamma di specie animali e vegetali che assicurano un buono stato di salute delle montagne e dei servizi ecosistemici che queste ci offrono e di cui noi godiamo.
Una singola comunità locale non può stabilire cambiamenti di rotta gestionali della popolazione, sia di orso che di lupo, in conseguenza di situazioni che non è capace e non vuole veramente gestire. D’altronde anche solo dal punto di vista finanziario, i progetti di conservazione sono sostenuti da tutti i contribuenti, nazionali ed europei. Il superamento della locale soglia di accettabilità sociale rispetto all’attuale consistenza della popolazione di orso e lupo è anche legato alla modalità, intensità e qualità della comunicazione rivolta alle categorie più coinvolte e per le quali è necessario promuovere l’accettazione.
Il WWF Italia chiede a tutti i soggetti interessati, sia pubblici (Istituzioni nazionali e locali ), sia privati (imprenditori agricoli, operatori turistici, allevatori, abitanti e villeggianti), di:
  • evitare affermazioni demagogiche, disinformate e scorrette dal punto di vista scientifico e normativo;
  • inseguire iniziative politiche di corto respiro e prive di strategia, quando non totalmente errate ed illegali;
  • mettere in atto piani concordati che, con reciproca convenienza, consentano una duratura convivenza tra questi animali e l’uomo.

520.325 grazie!


Grazie per la tua firma!
Sono state oltre 520mila le firme di cittadini europei attraverso cui contribuiremo alla difesa di norme vitali dell'Unione Europea per la protezione di specie e habitat unici e preziosi.
Proprio quando ci sarebbe bisogno che queste norme fossero applicate efficacemente, assistiamo ad un vero e proprio attacco politico "contro-natura" che rischia di far prevalere gli interessi economici di una minoranza sulla tutela di questo prezioso patrimonio comune.
Maggiori informazioni sul sito del WWF Italia: http://www.wwf.it/keepnaturealive.cfm.

Senza piano, moratoria sulle trivellazioni

Federazione Pro Natura, Greenpeace Italia, Legambiente, Marevivo, Touring Club Italiano e WWF Italia chiedono in una nota mandata oggi alle Regioni che si definiscano alcuni punti fermi - in previsione dell’incontro di oggi, 29 luglio, delle Regioni con il Ministero dello Sviluppo Economico - considerata l’incapacità di innovare del Governo, schierato a ostinata difesa di uno sviluppo economico “business as usual” (secondo gli schemi consolidati) con effetti molto pesanti sul nostro tessuto sociale e ambientale.
Serve, invece, una visione, un disegno organico che ci consenta di superare il deficit ecologico delle nostre scelte economiche, di affrontare la transizione verso un’economia sostenibile e di favorire lo sviluppo dei settori più avanzati tecnologicamente. In tale prospettiva rileviamo che:
  • manca un Piano Energetico Nazionale che punti decisamente alla progressiva de-carbonizzazione dell’economia e che consenta di accelerare e gestire dal punto di vista economico-sociale il periodo di transizione e un Piano d’azione per il Clima che stabilisca obiettivi vincolanti di riduzione delle emissioni di gas serra, settore per settore (energia, industria, trasporti, agricoltura, edilizia): un Piano d’azione per il Clima che emancipi il Paese dalle fonti fossili, sostenga decisamente la ricerca e l’innovazione delle aziende italiane nelle fonti rinnovabili, nell’efficienza energetica e nei sistemi di accumulo, e punti ad abbandonare i sussidi diretti e indiretti ai combustibili fossili, rottamando la Strategia Energetica Nazionale pro-fossili, approvata nel marzo 2013, negli ultimi giorni del Governo Monti;
  • la strada che dobbiamo percorrere è ben illustrata dall’impetuoso sviluppo delle energie rinnovabili, che già oggi soddisfano il 38% dei consumi elettrici del nostro Paese, facendo dell’Italia il quarto Paese al mondo e il secondo in Europa per l’ammontare degli investimenti nelle energie pulite (secondo il rapporto redatto da Bloomberg per il Pew environmental group);
  • il Governo in campo energetico non ha politiche coordinate e autonome di lungo respiro che si distinguano in maniera significativa dal semplice sostegno all’operato delle multinazionali energetiche sotto il controllo pubblico. Il mito della politica estera parallela dell’ENI viene ulteriormente messo in discussione dalle vicende di sospetta corruzione in terra di Nigeria che saranno verificate dalla magistratura. ENEL ha annunciato la progressiva dismissione in Italia di 23 centrali a combustibili fossili, cosa che salutiamo con favore, ma senza che vi sia una regia pubblica e siano indicati tempi certi anche per l’uscita totale dal carbone;
  • per il Governo sviluppo economico significa puntare sulla ricerca degli idrocarburi, oltre che a terra, in particolare nei nostri mari (Adriatico, Ionio, Stretto di Sicilia e mar Balearico al Nord Ovest della Sardegna), nonostante il fabbisogno energetico nazionale verrebbe garantito solo per 7 settimane dai giacimenti di petrolio conosciuti (fonti DGRME – Ministero dello Sviluppo Economico);
  • è singolare che il MISE, ovvero il Ministero che si dovrebbe occupare dello sviluppo di tutte le attività economiche del nostro Paese, taccia su quelle attività che verrebbero messe a rischio dalle trivellazioni offshore: solo il settore turistico balneare delle Regioni adriatiche del Nord genera 10 miliardi di euro l’anno in spese di beni e servizi e l’Adriatico è una delle aree più produttive per la pesca del Mediterraneo, per non parlare delle attività turistiche e di pesca consolidate nel Sud della Sicilia (dove a Mazara del Vallo c’è la più grande flotta peschereccia del Mediterraneo) o del turismo, fonte primaria dell’economia della Sardegna (che nel nord dell’isola ha gli insediamenti turistici più ricchi);
  • le scelte operate nel tempo dal MISE rischiano di produrre danni ambientali ed economici irreparabili alle economie e alle popolazioni locali (basta ricordare il conflitto tra il progetto di piattaforma petrolifera di Ombrina Mare e l’istituendo parco nazionale della Costa Teatina in Abruzzo), come è stato dimostrato dalla vicenda del gravissimo incidente occorso nel giugno 2010 alla piattaforma Deepwater Horizon che ha provocato il più grave inquinamento marino mai registrato negli Stati Uniti (con effetti anche in Messico, a migliaia di chilometri di distanza);
  • le politiche del MISE negli ultimi anni hanno condizionato la politica del Governo, procedendo in direzione ostinata e contraria agli interessi delle popolazioni costiere (come dimostra anche la grande manifestazione di Lanciano in Abruzzo del maggio scorso): dall’articolo 35 del Decreto Sviluppo del 2012, che ha compiuto una sanatoria nei procedimenti in corso per le trivellazioni anche nella fascia vietata delle 12 miglia dalla linea di costa; sino ad arrivare all’articolo 38 del decreto Sblocca Italia del 2014, che trasforma prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi in attività strategiche, accelerando e rendendo più opache le procedure autorizzative per attività ad alto rischio ambientale; mentre si mira ad un recepimento parziale e pro-petrolieri della Direttiva europea Offshore;
  • sette Regioni hanno impugnato di fronte alla Corte Costituzionale l’articolo 38 del decreto Sblocca Italia ed ora si sta seriamente dibattendo su proposte di referendum abrogativo dell’art. 35 del decreto Sviluppo.
Alla luce di queste considerazioni, Federazione Pro Natura, Greenpeace Italia, Legambiente, Marevivo, Touring Club Italiano e WWF Italia auspicano che le Regioni, ribadendo il loro impegno a tutto campo sui ricorsi alla giustizia amministrativa, chiedano al Governo una moratoria che blocchi qualsiasi autorizzazione relativa alle attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi sino a quando il Governo non definirà e sottoporrà a valutazione ambientale strategica i piani relativi a queste attività e alle strategie di decarbonizzazione della nostra economia.

25.7.15

Importante (primo) stop alla barbarie dei "richiami vivi": vietate nuove catture


La “legge europea 2014”, appena approvata definitivamente dal Senato, proibisce la cattura di uccelli con le reti (articolo 21) e di tutti gli altri mezzi vietati dalla “direttiva uccelli”, ed estende il divieto di commercializzazione per tutti gli uccelli viventi allo stato selvatico nel territorio europeo (articolo 22).
Dopo decenni di battaglie, denunce e soprattutto di condanne dall’Unione Europea anche l’Italia vieta la pratica barbara, vergognosa ed anacronistica della cattura con reti, vischio, trappole, roccoli, di migliaia di uccellini poi “carcerati” per mesi in gabbie minuscole, spesso tenuti al buio o accecati, con scarsi cibo ed acqua. Erano queste le “antiche tradizioni”, tuttora in uso in molte regioni del nord, per poter fare i famosi piatti di “polenta e osei”. 
Ogni anno centinaia di Guardie volontarie venatorie del WWF sono impegnate nel combattere questo fenomeno particolarmente concentrato nelle aree più "calde" come, ad esempio, le Valli Bresciane, ma anche alcune piccole isole. L’Italia è infatti un ponte naturale tra l’Europa e il Mediterraneo e i piccoli uccelli migratori, come pispole, pettirossi, merli, allodole, utilizzano le nostre campagne e vallate per riposarsi e trovare nutrimento nel loro lungo viaggio.
Finalmente è stato dato ascolto alle ragioni del diritto, dell’Europa, della scienza, ma soprattutto del cuore: la strage di piccoli uccelli migratori, sin dalla prossima stagione venatoria sarà vietata, anche grazie alle migliaia di persone che si sono mobilitate per chiedere la cancellazione dell’uso dei “richiami vivi”, insieme alla nostra Associazione e a tante altre associazioni ambientaliste ed animaliste. 
Occorre ricordare che questa nuova norma era dovuta da tempo, perché l’utilizzo dei richiami vivi a fini venatori e dei mezzi come le reti per catturali, è vietato da anni dalle direttive Europee e l’Italia era sotto procedura di infrazione.
Con grandissima soddisfazione e gioia, il WWF ringrazia tutti coloro, parlamentari e membri del Governo, che hanno contribuito con i loro voti ed interventi a questo grande risultato.

Come volevasi dimostrare: anche l'ISPRA boccia il rastrello vibrante nell'AMP Torre di Cerrano

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Il parere dell’ISPRA, Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, trasmesso al Ministero dell’Ambiente e da questo all’Area Marina Protetta “Torre di Cerrano” lo scorso 17 luglio, mette definitivamente la parola “fine” sulla sceneggiata del “rastrello vibrante”, uno strumento per la pesca delle vongole che si sarebbe voluto far passare per “artigianale” nell’AMP, nonostante nel resto d’Italia venga utilizzato per la pesca industriale.
Uno strumento che da subito il WWF aveva evidenziato essere impattante sull’ambiente marino, in particolare sui fondali, e perciò incompatibile con il grado di tutela che deve essere garantito in un’area marina protetta.
Il parere dell’ISPRA evidenzia come la relazione dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale Abruzzo e Molise, realizzata su incarico del Consorzio di Gestione dei vongolari (COGEVO), non fornisca “alcuna informazione sull’impatto che l’attrezzo arreca ai popolamenti bentonici né tantomeno sui diversi effetti che esso provoca in relazione alle differenti tipologie di biocenosi”, per cui l’ISPRA conclude di ritenere che “detto attrezzo non possa essere consentito all’interno dell’AMP Torre di Cerrano”, aggiungendo che eventuali attività di sperimentazione dell’attrezzo dovrebbero essere comunque condotte in tratti di costa esterna al di fuori dell’area protetta e dopo aver ricreato in detti tratti le condizioni raggiunte dalle biocenosi all’interno del Parco marino.
Una bocciatura su tutta la linea che conferma quanto da sempre sostenuto dal WWF e ribadito nell’ultimo documento inviato a tutti gli organi competenti lo scorso 8 luglio.
Ora sarebbe il caso di mettere da parte chi da anni racconta “frottole” su questa vicenda, peraltro organizzando violazioni del perimetro del Parco Marino, e avviare un confronto serio per trovare soluzioni agli eventuali problemi che i vongolari avrebbero subìto dopo la chiusura alla pesca del tratto di mare dell’AMP Torre di Cerrano (chiusura peraltro limitatissima, riguardando un tratto di 7 km sugli oltre 130 della costa abruzzese).
Il WWF da anni chiede un confronto serio per verificare, dati alla mano, il reale impatto economico della chiusura alle vongolare del tratto di mare interessato dall’AMP, per rivedere le dimensioni dei due comparti di pesca abruzzesi, per avviare procedure per la rottamazione delle vongolare con eventuali incentivi e/o indennizzi o per la conversione in attività di pesca-turismo.
Se finalmente, dopo che si è perso un altro anno dietro al ”rastrello vibrante”, si vuole iniziare a lavorare sul serio per trovare delle soluzioni, ovviamente sempre nel pieno rispetto delle normative di tutela, il WWF è pronto a fare la sua parte.

24.7.15

Il Giglio e il Fratino

 

Continuano le attività del WWF nell’ambito del Progetto Salvafratino 2015 coordinato dall’Area Marina Protetta “Torre di Cerrano”.
Grazie all’impegno dell’Amministrazione Comunale di Alba Adriatica, sono state apposte due bacheche informative all’ingresso della “Spiaggia del Fratino e del Giglio” individuata lo scorso aprile dal WWF e del Comune lungo il litorale albense: un tratto di spiaggia libera tra lo stabilimento Copacabana e lo stabilimento Marechiaro dove è stata segnalata la presenza del Fratino (Charadrius Alexandrinus) e del Giglio di mare (Pancratium Maritimum), elementi che un tempo caratterizzavano la costa abruzzese e che oggi sono in forte diminuzione a causa dell’azione dell’uomo. Una operazione di tutela e conservazione di habitat e specie naturali, ma anche un elemento di valorizzazione che caratterizza ulteriormente l’offerta turistica di Alba Adriatica.
“Con la predisposizione di questi pannelli informativi curati dal WWF e dall’Area Marina Protetta Torre di Cerrano”, dichiara Fabiola Carusi, referente del WWF Abruzzo per le iniziative a tutela del fratino, “il Comune di Alba Adriatica ha completato questa prima fase della Spiaggia del Fratino e del Giglio di Mare. L’area è stata delimitata per tutelare le coppie di fratino che vi hanno nidificato e abbiamo provveduto anche ad una piantumazione di semi di gigli di mare per ricreare l’ambiente originario. Siamo convinti che con l’informazione e l’educazione ambientale sia possibile aumentare la consapevolezza della necessità di tutelare questi tesori di biodiversità che abbiamo la fortuna di poter ammirare ancora sulle nostre spiagge così antropizzate. Con scelte mirate, poche decine di euro per i materiali e il lavoro dei volontari del WWF e delle Guide del Cerrano si è data vita ad un’esperienza che speriamo di poter ripetere anche negli altri Comuni costieri”.

22.7.15

Il grido degli abruzzesi “No Ombrina” campeggia da oggi sul Ponte del Mare a Pescara

Clicca per ingrandire!
 
L’hanno urlato in 40mila nel 2013 a Pescara, l’hanno ripetuto in 60mila pochi mesi fa a Lanciano: il grido “No Ombrina” è diventato il simbolo della protesta degli abruzzesi contro la petrolizzazione del Mare Adriatico e in favore di una economia diversa basata sullo sfruttamento sostenibile delle risorse e sulla piena valorizzazione delle potenzialità del territorio, a cominciare dall’atteso e ormai imminente varo del Parco Nazionale della Costa Teatina.
Da oggi quel grido, sotto forma di una scritta rossa, campeggia evidentissima sul Ponte del Mare per una iniziativa dell’artista Massimo Desiato subito sposata dal WWF e positivamente accolta dal Comune di Pescara che ha autorizzato l’opera.
Desiato, che si è distinto negli ultimi anni per le sue interessanti e qualificate installazioni, si è messo al lavoro questa mattina. In poche ore, con l’assistenza di Martina Romanelli, ha realizzato la scritta utilizzando un filo rosso sapientemente annodato tra le griglie di protezione del ponte, lato mare, perché la sua opera sia rivolta a quell’amatissimo Adriatico che si vuole proteggere e perché il grido risulti ben visibile a chi si avvicina all’Abruzzo navigando verso uno dei simboli della regione, quel ponte che vuole unire e non dividere e che segna una porta d’ingresso per un territorio che vuole poter scegliere da solo il proprio futuro, nel quale i combustibili fossili non avranno spazio.
Massimo Desiato, insieme alla presidente del WWF Chieti-Pescara Nicoletta Di Francesco, ha completato la scritta inserendo tra le parole No e Ombrina una bandiera del WWF, simbolo dell’impegno della più grande associazione ambientalista del mondo verso la natura e il benessere di tutti i suoi abitanti, uomo compreso.

 

16.7.15

Sul Parco della Costa Teatina il Consiglio regionale si prende un colpo di sole! Ma come hanno votato i consiglieri?

Dopo l’uscita di Confindustria contro il Parco e a favore della petrolizzazione delle nostre coste (vedi Ombrina con annessa raffineria) e l’ormai acclarata miopia di alcuni sindaci, schiavi della cementificazione, arriva la “risoluzione urgente” approvata ieri dal Consiglio regionale su proposta dei consiglieri Mario Olivieri e Andrea Gerosolimo di Abruzzo Civico (meglio consiglieri di “Abruzzo Petrolio & Cemento”?).
Nella risoluzione votata si chiede al presidente Luciano D’Alfonso “un intervento tempestivo presso il Commissario Governativo, Giuseppe De Dominicis, per sospendere e rivedere la procedura di istituzione del Parco della Costa Teatina al fine di rettificare il perimetro presentato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri”.
D'istinto abbiamo pensato ad un colpo di sole in piena estate, ma a ben vedere è solo l'ultimo colpo di coda di una classe politica figlia di un’economia agli sgoccioli che tenta di aggrapparsi a tutto pur di sopravvivere. L’ennesima triste brutta figura di amministratori che, a tutti i livelli, nel corso degli ultimi quindici anni hanno largamente dimostrato la propria inadeguatezza nell’affrontare le tematiche relative ai contenuti che il Parco Nazionale della Costa Teatina rappresenta (innovazione, green economy, inclusione sociale... in una parola: futuro!), nella piena incapacità di sviluppare una strategia vincente per i nostri territori.
Non è un caso se non sono bastati quindici anni per arrivare a una perimetrazione condivisa e se, primo caso in assoluto in Italia, si è arrivati alla nomina di un commissario straordinario per compiere un adempimento di legge previsto sin dal 2001.
Una Regione che parla di futuro, ma vive nel passato. Dov'è il “laboratorio di idee” e “l’intelligenza collettiva” al servizio delle riforme e della comunità e dove sono i talenti che condividono obiettivi di crescita e di benessere sociali? E dove sono “i nuovi orizzonti” che l’Abruzzo vorrebbe abbracciare valorizzando meglio le sue ricchezze?
Che il Parco sia una occasione per il territorio appare evidente a chiunque voglia guardare alla situazione delle nostre coste senza paraocchi. L’Abruzzo ha il triste record di suoli costieri trasformati, ossia passati da paesaggi naturali e agricoli ad infrastrutture ed edifici residenziali.
Il Parco della Costa Teatina rappresenta l’unica garanzia a tutela dei valori paesaggistici della costa dei trabocchi.
Basta guardarsi attorno per capire che i vecchi schemi sono tutti saltati e mantenere posizioni legate a una visione antica della politica contribuisce ad arrecare ulteriore danno alla comunità.
“No al petrolio” significa uscire fuori da un’economia fossile. Il Parco rappresenta la coerenza, lo strumento attuativo di questa strategia. Quindi l’incoerenza è tutta nei nostri amministratori che dicono “no al petrolio” e poi non hanno il coraggio di sposare un’economia alternativa incentrata nelle rinnovabili, nel consumo zero di territorio, nella riqualificazione urbana, nell’agricoltura e nel turismo di qualità. Non è un caso il fatto che la Regione sia al palo.
Occorre una scelta politica forte, seria e decisa per costruire il futuro di questo territorio e dare garanzie alle nuove generazioni.
Da qui l’appello al Presidente della Repubblica a firmare subito il decreto di perimetrazione del Parco della Costa Teatina, nel rispetto della volontà espressa dalla società civile con i 40.000 in piazza a Pescara e i 60.000 a Lanciano.
Il Parco è un disegno strategico che non si limita ad essere solo uno scudo contro la petrolizzazione, ma è il protagonista che aggredisce le vecchie schiavitù del Novecento e la crisi economica. Infatti, il PIL continua a crescere in Italia soltanto nelle grandi aree protette e nell’ambito della green economy, a testimonianza che i Parchi ben gestiti rappresentano anche un formidabile volano per l’economia dei territori e sarebbe assurdo non sfruttare questa possibilità, soprattutto in questo particolare momento storico di forti criticità.
Ci auguriamo che prima o poi la politica sia costretta a cominciare a riflettere sul fatto che un numero crescente di cittadini, ormai quasi la maggioranza assoluta dei votanti, ha smesso di concedere fiducia e magari cominciare a chiedersi perché...
 
ESITO VOTAZIONE RISOLUZIONE PARCO COSTA TEATINA OLIVIERI-GEROSOLIMO
ASSENTI: Pietrucci (PD), Di Matteo (PD), Chiodi (FI), Iampieri (FI), Gatti (FI), Di Dalmazio (Abruzzo Futuro): Tot. 6
NON VOTANTI: Monticelli (PD), D’Alfonso (Presidente), D’Ignazio (NCD) : Tot. 3
ASTENUTI: Monaco (Regione Facile): Tot. 1
CONTRARI: Mazzocca (SEL): Tot. 1
FAVOREVOLI: Balducci (PD), D'Alessandro (PD), Di Pangrazio (PD), Mariani (PD), Paolucci (PD), Pepe (PD), Sclocco (PD), Gerosolimo (Abruzzo Civico) Olivieri (Abruzzo Civico), Di Nicola (Centro Democratico), Paolini (Italia dei Valori), Berardinetti (Regione Facile), Febbo (FI), Sospiri (FI), Bracco (M5S), Marcozzi (M5S), Mercante (M5S), Ranieri (M5S), Smargiassi (M5S), Pettinari (M5S): Tot. 20
 

15.7.15

Vongolare: il Ministero stoppa la Regione!

 
Domani, giovedì 16 luglio, torna in discussione alla Conferenza regionale sulla pesca la “draga vibrante” che il COGEVO vorrebbe introdurre nell’Area Marina Protetta “Torre di Cerrano”. Come già evidenziato in passato, per il WWF si tratta di un attrezzo impattante sull’ambiente marino e perciò incompatibile con il grado di tutela che deve essere garantito in un’area marina protetta.
Il WWF è in grado di produrre una nota della Direzione Generale per la Protezione della Natura e del Mare del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare indirizzata alla Regione Abruzzo che blocca qualsiasi iniziativa della Regione su eventuali modifiche del Regolamento sulla disciplina delle attività di pesca all’interno dell’AMP “Torre di Cerrano” ed evidenzia come qualsiasi decisione potrà essere presa solo dopo il parere dell’ISPRA, Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale, in merito alla relazione sulla “draga vibrante” predisposta, su incarico del COGEVO, dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale Abruzzo e Molise.
Il Ministero sottolinea, inoltre, “la necessità di adottare un principio di precauzione per la tutela degli habitat presenti nell’AMP e dunque che l’utilizzo al suo interno di qualsiasi attrezzo alternativo per la pesca alle vongole sia preceduto da una adeguata sperimentazione in ambiti non protetti”.
Viene pertanto confermato quanto sostenuto dal WWF nella sua lettera di qualche giorno fa indirizzata all’Assessore regionale Dino Pepe e a tutta una serie di altri organismi, tra cui il Ministero stesso e l’ISPRA.
A parere del WWF Abruzzo la soluzione di eventuali problemi legati alle attività dei vongolari successivamente all’istituzione dell’AMP “Torre di Cerrano” va ricercata abbandonando le forzature che fino ad oggi si sono tentate e ipotizzando soluzioni realmente alternative che garantiscano la tutela degli unici 7 km di mare antistante la costa abruzzese tutelati sui circa 130 totali. 

Rinviata per ora la legge sui fiumi: bene, ma ora avviamo un serio confronto

Il WWF Abruzzo esprime apprezzamento sul rinvio in commissione della proposta di legge sulla gestione dei corsi d’acqua deciso ieri dal Consiglio regionale.
Ora sarà possibile procedere ad ulteriori approfondimenti su questo tema sicuramente complesso che merita di essere affrontato con la dovuta attenzione.
In merito alle dichiarazioni fatte alla stampa dal capogruppo del PD in consiglio regionale, Sandro Mariani, se da un lato apprezziamo la volontà di confronto, dobbiamo far notare che:
  • come il Consigliere Mariani sa bene, il WWF ha prodotto osservazioni puntuali sulla proposta di legge. Di quanto richiesto dalla nostra Associazione non è stato recepito praticamente nulla. I processi partecipativi e di confronto non si possono limitare semplicemente a raccogliere indicazioni senza tenerne minimamente conto;
  • l’idea di affidare a cavatori e tagliatori di legna la gestione dei corsi d’acqua solo perché in questo modo si ha un risparmio sugli interventi da effettuare è pericolosa perché fa perdere di vista l’interesse primario cui tendere: una corretta gestione del territorio. E certo non rappresenta un risparmio: il materiale dragato e le piante tagliate hanno un valore di mercato ben preciso, quindi i privati non fanno regali alla collettività, poiché con la commercializzazione di questo materiale si ripagano (ampiamente!) del lavoro che svolgono.
In conclusione, per il WWF la Regione deve compiere un salto di qualità se vuole veramente cambiare le cose.
L’approccio che, per impedire frane ed alluvioni, sia sufficiente dragare i fiumi e tagliarne la vegetazione spondale è superato e non trova riscontro nella normativa di settore, ma neppure nei libri di ingegneria. Il territorio si mette in sicurezza gestendolo in maniera complessiva, inserendo gli interventi sui corsi d’acqua (anche quelli da effettuare in situazioni d’emergenza) all’interno di un piano complessivo. Altrimenti si fanno solo danni. Il problema dell’Abruzzo non è che negli anni passati si sia dragato poco o che non siano tagliate le piante lungo i fiumi, ma esattamente il contrario: si è dragato troppo e si è intervenuti sulla vegetazione spondale senza alcun criterio.
 

13.7.15

Proposta di Legge regionale sui corsi d'acqua: vecchia e inadeguata


Domani, martedì 14 luglio approda in Consiglio regionale il progetto di legge “Norme in materia di gestione dei corsi d’acqua”.
La proposta di legge, d’iniziativa consiliare, ha come finalità quella di “assicurare la realizzazione delle opere di manutenzione straordinaria e ordinaria necessarie per la prevenzione e la messa in sicurezza della regione fluviale rispetto al rischio idrogeologico e agli squilibri fisico-ambientali” (art. 1).
Finalità nobili che però nel concreto degli articoli di legge si traducono in una licenza di continuare a tagliare la vegetazione spondale e scavare negli alvei dei fiumi.
Con lo scopo di mettere in sicurezza fiumi e torrenti la proposta di legge finisce per favorire nuovi interventi di taglio della vegetazione spondale ed escavazioni in alveo, consentendo ai privati che li faranno di rivendersi il materiale che ricaveranno da tali interventi. E questo, oltretutto, senza avere una stretta e regolamentata pianificazione di partenza che tenga conto degli aspetti naturalistici dei corsi d’acqua che, quando vengono ignorati, finiscono per determinare maggiori danni di quelli ai quali si vorrebbe trovare riparo.
Il problema dei fiumi abruzzesi, e più in generale dei fiumi italiani, è che sono stati deviati, irreggimentati, intubati, prosciugati, privati della naturale vegetazione spondale e depauperati del materiale che ne dovrebbe caratterizzare il fondo. A questo si aggiunga che è stato consentito negli anni di costruire lungo i corsi d’acqua e nelle loro aree di espansione, mettendo così in uno stato di potenziale pericolo milioni di italiani.
Tutto questo ha contribuito a creare nel nostro Paese un dissesto idrogeologico che dal 1944 al 2012 ha causato danni stimati in 61,5 miliardi di euro e che dal 2002 al 2014 ha provocato oltre 300 morti! È stato calcolato che, secondo la stima dei Piani di Assetto Idrogeologico, se si volesse mettere in sicurezza il suolo italiano dal rischio idrogeologico servirebbero oggi oltre 40 miliardi di euro! Cifra impossibile anche solo da pianificare. Cifra enorme anche perché quando si interviene in Italia non lo si fa quasi mai in opere di prevenzione (dal 2002 al 2012 sono stati destinati alla prevenzione solo 2 miliardi di euro), ma sempre in stato di emergenza per riparare ai danni.
La proposta di legge che verrà esaminata domani mantiene una visione esclusivamente ingegneristica dei corsi d’acqua. Ed è esattamente quella visione che ha portato al disastro appena descritto.
Fiumi e torrenti non vengono visti per quello che sono, ecosistemi regolati da leggi naturali, ma elementi su cui intervenire, modificandoli e adattandoli a qualsiasi esigenza antropica.
La proposta di legge non si basa, come avrebbe dovuto, sulle più recenti direttive europee in materia di “Habitat naturali”, “Acque” e “Alluvioni” e sui loro recepimenti nella normativa italiana, ma sul Regio Decreto del 1904 che ha favorito un approccio “infrastrutturale” e idraulico alla gestione degli ecosistemi fluviali. Il fiume, infatti, è stato considerato alla stregua di una via d’acqua da contenere e da sfruttare. Nell’Italia del 1904 questo approccio, seppure sbagliato, poteva anche avere un senso: erano altri tempi e c’era il bisogno di regolare le acque per meglio utilizzarle in agricoltura, per contenere i rischi e consentire l’espansione dei centri urbani: era una Italia con 30 milioni di abitanti ognuno dei quali consumava quotidianamente tra i 20 e i 30 litri di acqua, contro gli attuali 300. La situazione dell’Italia e dell’Abruzzo del 2015 è profondamente diversa! Oggi si deve arrivare ad una gestione integrata delle acque e del territorio, ribadita dalla Direttiva “Acque” 2000/60 che prevede il raggiungimento del “buono stato ecologico” per i nostri corpi idrici entro il 2015 (inutile dire quanto siamo lontani da questo risultato) e dalla Direttiva “Alluvioni” 2007/60 che prevede la definizione di Piani di gestione del rischio alluvioni sempre entro il 2015. Entrambe queste direttive sono basate sulla pianificazione di bacino idrografico e su competenze ampie ed interdisciplinari (non solo di ingegneria idraulica, ma anche di idrologia, geomorfologia, ecologia…). Entrambe queste direttive sono ignorate e i risultati si vedono anche in Abruzzo: fiumi inquinati, che a loro volta inquinano il mare, frane e danni milionari ad ogni pioggia!
È senz’altro necessario mettere in atto operazioni di manutenzione del territorio. Le Associazioni ambientaliste sono sempre state infatti disponibili, e continuano ad esserlo, al fine di trovare soluzioni che prevedano anche interventi di contenimento dei danni, ma non è certo insistendo sugli errori del passato che si potrà migliorare la situazione. Su questa stessa proposta di legge sono state prodotte osservazioni ma sostanzialmente non se ne è tenuto conto.
Tagliare la vegetazione spondale contribuisce a ridurre la capacità autodepurativa dei corsi d’acqua, creando le condizioni per una maggiore diffusione dell’inquinamento che determina poi un aumento del carico inquinante nel mare antistante le nostre coste come sta testimoniando anche questo inizio di stagione.
Asportare materiale solido dai corsi d’acqua determina un minor apporto alle foci con conseguente aumento dei fenomeni erosivi sulla costa, oltre ad accelerare la velocità dell’acqua che poi sfogherà tutta la sua forza non appena troverà uno dei tanti ostacoli che sono stati costruiti lungo i fiumi.
Procedere poi a “spot” senza una pianificazione di bacino non fa altro che risolvere il problema in un determinato luogo a danno dei luoghi appena più a valle.
Tutto ciò causa enormi danni ambientali che si tramutano in ulteriori danni economici per le tutte le attività imprenditoriali.
Se i consiglieri regionali non vogliono ascoltare le ragioni dell’ambiente, ascoltino almeno quelle dell’economia!
Le Associazioni ambientaliste sottolineano che molti tratti dei nostri fiumi sono inclusi nella rete di aree di grande valore naturalistico europeo e risultano quindi particolarmente tutelati ai sensi di specifiche direttive che anche l’Abruzzo deve rispettare, e, anche per questo, chiedono di sospendere la discussione su questa legge, riaprire il confronto con il mondo scientifico e arrivare in tempi brevi ad approvare un testo più utile a risolvere i problemi del dissesto idrogeologico abruzzese.

10.7.15

Il Fratino cerca ombra!

Quest’anno l’Amministrazione Comunale di Tortoreto Lido ha individuato una spiaggia aperta ai cani proprio in un sito di nidificazione dei Fratini, nonostante i cani siano tra le cause di maggior disturbo alla specie.
L’area in questione, che va dalla foce del fiume Salinello fino alla zona alaggio barche, è stata segnalata più volte all’Amministrazione Comunale come area dove da anni nidifica il Fratino, un piccolo uccello che popola le nostre spiagge e che, essendo in forte diminuzione, è tutelato sia dalla normativa italiana che da quella europea, oltre che da diverse convenzioni internazionali sulla conservazione della fauna.
“Di tutta la spiaggia di Tortoreto è stato scelto proprio il tratto maggiormente interessato dalla presenza dalla specie”, dichiara Fabiola Carusi, referente del WWF Abruzzo per il Progetto Salvafratino. “Si tratta di una scelta incomprensibile. Ho personalmente segnalato all’Amministrazione la situazione dell’area, chiarendo che ovviamente la nostra Associazione non ha nulla contro l’istituzione di una spiaggia per i cani che anzi riteniamo essere una scelta di grande civiltà. Ma farlo in questo modo è sicuramente sbagliato e certo non aiuta ad affermare l’idea di una spiaggia amica degli animali”.
Sconcertante è poi il modo in cui è stata effettuata la pulizia di questo tratto di spiaggia da assegnare ai cani. Contrariamente al passato, quando è sempre stato lasciato un minimo di vegetazione nella zona alaggio al fine di consentire un po’ di riparo ai fratini nelle ore più calde, questa volta è stata sradicata completamente la vegetazione dunale presente tanto che i fratini sono ora costretti a trovare rifugio nell’ombra delle basi di appoggio degli ombrelloni.
In una nota il WWF ha chiesto all’Amministrazione Comunale di attuare misure per salvaguardare i fratini presenti e in particolare:
  • rivedere la localizzazione della spiaggia per i cani;
  • apporre cartelli che indichino la presenza di fratini;
  • predisporre piccoli ripari, provvisori, che creino aree d’ombra nella spiaggia;
  • consentire la crescita della vegetazione dunale, quale habitat indispensabile per la conservazione della specie.

9.7.15

La Regione vuole veramente far entrare le vongolare nell'Area Marina Protetta "Torre di Cerrano"?

Domani, venerdì 10 luglio, nella Conferenza regionale sulla pesca convocata dall’Assessore Dino Pepe si discuterà, per l’ennesima volta, delle richieste avanzate dai vongolari di entrare all’interno dell’Area Marina Protetta per pescare vongole.
Come è noto da anni si verificano continue violazioni del perimetro dell’Area Marina Protetta “Torre di Cerrano” da parte di vongolare munite di turbosoffianti in spregio alle normative di tutela poste a garanzia di questa come delle altre aree marine potette italiane e con conseguenti danni ambientali. Della vicenda si sono occupate più volte le Forze dell’Ordine e la magistratura in base a dettagliati esposti sulle violazioni effettuate.
Ora, per superare il divieto di legge, si vuole far passare per pesca artigianale un tipo di attrezzo, la draga vibrante, che nella Laguna di Venezia viene utilizzata per la pesca professionale, essendo uno strumento proprio della pesca industrializzata.
In termini di impatto ambientale sui fondali non si vedono differenze tra il nuovo modello proposto, la draga vibrante, e il vecchio, costituito dalla draga idraulica (turbosoffiante). Il divieto di utilizzare un determinato metodo di pesca all’interno di un’area marina protetta non deriva da differenze nella denominazione degli attrezzi utilizzati o da semplici accorgimenti tecnici, ma dagli effetti che tali attrezzi hanno sugli habitat e sulle specie che l’Area Marina Protetta deve tutelare: e questo vale ancora di più per l’AMP Torre del Cerrano che ha al suo interno il Sito di Interesse Comunitario “Torre del Cerrano, protetto dall’Unione Europea, su richiesta della Regione Abruzzo e dello Stato Italiano, nell’ambito della Rete Natura2000.
Purtroppo la Regione Abruzzo continua ad escludere la possibilità di partecipazione delle associazioni ambientaliste e delle associazioni di altre categorie, diverse dai pescatori, ma ugualmente interessate alla gestione delle risorse naturali (balneatori, albergatori e commercianti che operano all’interno dell’AMP Torre di Cerrano), a momenti di confronto come quello di domani.
Per questo il WWF ha inviato una dettagliata nota all’Assessore Regionale alla Pesca, al Presidente della Giunta Regionale, all’Assessore Regionale all’Ambiente, al Commissario dell’Area Marina Protetta “Torre di Cerrano”, al Sindaco di Pineto, al Sindaco di Silvi, al Direttore Generale “Protezione della Natura e del Mare” del Ministero dell’Ambiente e all’ISPRA. Nella nota si evidenziano i limiti degli studi prodotti dai vongolari per farsi autorizzare e l’impossibilità di garantire la tutela dei fondali con metodi di pesca altamente impattanti come draghe o rastelli che, con mezzi industriali, finiscono per arare e compromettere i fondali, raschiando via tutto quello che trovano: gasteropodi, bivalvi, crostacei, policheti, echinodermi, alghe, uova e pesci.
Sono molti anni che i vongolari vogliono essere autorizzati ad utilizzare gli ordinari sistemi di pesca altamente impattanti all’interno dell’AMP “Torre di Cerrano”, lamentando una diminuzione delle entrate nella loro attività a seguito dell’istituzione dell’area protetta. Affermazione non suffragata dai dati ufficiali secondo i quali, anche se è stata ridotta la superficie utile alla pesca con l’istituzione dell’Area Marina Protetta nel 2009 (riduzione peraltro molto limitata: solo 7 km sui circa 130 km di costa abruzzese), gli introiti del settore dei pescatori di vongole non risultano essere diminuiti, ma anzi aumentati, posizionandosi su cifre considerevoli molte più alte di quelle di tante altre categorie che non giovano né di aiuti pubblici né dell’utilizzo di aree pubbliche per l’espletamento delle loro attività.
Il WWF ribadisce che se si vogliono trovare soluzioni a eventuali problemi economici del settore questo non dovrà avvenire a scapito dell’unica riserva naturale marina della nostra regione che tutela poco più del 5% di tutta la cosa abruzzese.

Non c'è pace per il Fiume Tordino: continuano gli sversamenti!

“Il problema del nostro mare non si risolverà mai se i nostri fiumi continueranno ad essere inquinati e se nessuno interverrà”, così dichiara il Presidente del WWF Teramo, Claudio Calisti, dopo che i volontari dell’Associazione nella giornata di ieri, mercoledì 8 luglio, hanno potuto verificare che è ripreso lo sversamento nel Fiume Tordino. Il punto dello sversamento è lo stesso già più volte segnalato, nel percorso ciclopedonale del lungofiume in zona Cona a Teramo.
Come nelle volte precedenti un flusso continuo di acqua maleodorante e sporca raggiunge il fiume provocando il cambio di colore dell’acqua e un odore nauseabondo.
Il WWF ha immediatamente avvertito la Polizia Municipale e il Corpo Forestale dello Stato per gli opportuni accertamenti. Nonostante i solleciti nessuno è potuto intervenire.
“Questa è la terza volta che segnaliamo agli organi competenti uno sversamento nel medesimo luogo”, continua Claudio Calisti. “Abbiamo anche presentato esposti alla Magistratura e ci dicono che sarebbero in corso delle indagini, ma lo sversamento continua a ripetersi a distanza di pochi giorni. Evidentemente c’è qualcuno che scarica periodicamente nel fiume. Fino a quando non si procederà a delle verifiche puntuali sul posto, non si riuscirà a bloccare questa situazione”. 

4.7.15

Allarme natura! Si può firmare fino al 24 luglio.


È in corso un attacco alle normative europee per la tutela dell’ambiente e della natura!
Migliaia di specie di uccelli, farfalle, cervi, lupi, orsi, ma anche piante, fiori, fiumi, laghi sono protetti da norme comunitarie, considerate tra le migliori al mondo. Senza la loro protezione, molte specie uniche in Europa potrebbero scomparire per sempre. Le norme europee sulla Natura, infatti, rappresentano una barriera contro il rischio concreto di perdita della biodiversità, considerato che ancora oggi il 60% degli animali e delle piante europee e il 77% degli habitat sono in pericolo.
Attraverso il sistema creato dalla Direttiva “Uccelli” e dalla Direttiva “Habitat” l’Europa protegge oltre 1 milione di chilometri quadrati del proprio territorio (il 18% del territorio totale) a cui si aggiungono altri 300.000 chilometri quadrati a mare: per proteggere habitat e specie animali e vegetali, in tutti i Paesi dell’Unione Europea, sono stati individuati Siti di Interesse Comunitario e Zone di Protezione Speciale che costituiscono la Rete Natura 2000, la rete di aree naturali protette più grande al mondo il cui compito è quello di proteggere la biodiversità del nostro continente.
Contro questo sistema è in atto una pressione sulle Istituzioni europee affinché siano riviste le Direttive “Habitat” e “Uccelli” introducendo deroghe e scappatoie. Esiste il rischio concreto che la Commissione Europea indebolisca queste normative, cancellando decenni di progresso nella protezione dell’ambiente.
Con la Campagna “Allarme Natura!” il WWF chiede, insieme ad altre centinaia di Associazioni in tutta Europa, di difendere queste normative e con esse le 27.000 aree e le 1.000 specie tutelate in Europa, partecipando alla Consultazione popolare on-line che durerà sino al 24 luglio per decidere il destino della tutela della natura in Europa.
Chiunque può fare un atto concreto in difesa della natura, partecipando al sondaggio e inviando le risposte al questionario sulla base di quelle che troverà cliccando su: https://www.naturealert.eu/it.
Ad oggi sono già oltre 300.000 i cittadini europei che hanno deciso di contribuire al successo della Campagna.
“È necessario contrastare questo attacco che mina le basi stesse della tutela ambientale in Europa, considerando che gran parte delle leggi nazionali in materia di protezione della natura deriva dalla normativa europea”, dichiara Dante Caserta, consigliere nazionale del WWF Italia. “Ad esempio, le norme comunitarie sono importantissime anche per tutelare la natura abruzzese: ad oggi in Abruzzo sono stati individuati 58 siti che fanno parte della Rete Natura 2000 e attraverso i finanziamenti europei legati alla tutela di specie e habitat è stato possibile portare avanti importanti interventi di conservazione su specie simbolo della nostra regione come il Camoscio d’Abruzzo e l’Orso Marsicano”.
Per il WWF è importante far sentire la propria voce perché quello di cui la biodiversità europea ha bisogno è di una piena applicazione delle normative di tutela in tutti i Paesi, a cominciare dall’Italia, non certo di una riscrittura del corpo delle regole tuttora del tutto preziose e valide.