30.12.13

Come è andata per l'ambiente abruzzese nel 2013?


Il 2013 è stato innanzitutto l’anno nel quale gli abruzzesi sono scesi in piazza in massa per rivendicare il diritto a scegliersi da soli il loro futuro. La manifestazione del 13 aprile a Pescara contro la petrolizzazione del Mare Adriatico, nata per dire no a Ombrina Mare con i suoi pozzi e l’annessa nave-raffineria per la desolforizzazione, è diventata infatti in realtà un modo per dire sì a un diverso tipo di economia.
Non a caso hanno partecipato circa 40 mila persone con l’adesione delle principali associazioni ambientaliste e del commercio, sindacati, movimenti, comitati, diocesi, Province, Comuni, operatori turistici, organizzazioni del mondo agricolo, consorzi di tutela, partiti e organizzazioni che da anni si battono sul territorio perché la nostra regione abbia un futuro sostenibile, basato sulla qualità della vita e su un'economia veramente responsabile e durevole.
Una battaglia tutt’altro che conclusa, perché alla minaccia rappresentata in mare da Ombrina si aggiungono numerosi altri progetti a terra in varie parti della regione, nonostante la politica mondiale stia cercando ormai ovunque strade alternative ai combustibili fossili.
"Quella del petrolio, al di là delle vaghe promesse per posti di lavoro che altrove in analoghi impianti non sono mai arrivati, e certamente non nei numeri promessi, è - sottolinea il presidente del WWF Abruzzo, Luciano Di Tizio - una scelta economica devastante per il territorio, che provoca danni cospicui a fronte di pochi vantaggi che finiscono in gran parte altrove. Gli abruzzesi lo hanno capito e lo hanno detto in forma chiarissima, anche se non tutti gli esponenti politici regionali sembra l’abbiano ben capito, ma di questo i cittadini terranno certamente conto nelle prossime scadenze elettorali.
Un importante successo gli ambientalisti lo hanno ottenuto fermando, speriamo per sempre, lo sconcertante e pericoloso progetto della Forest per l’estrazione di gas sotto il lago di Bomba, mentre resta nel limbo il varo dell’atteso Parco Nazionale della Costa Teatina, nato sulla carta nel 2001 ma mai perimetrato. "Domani, a fine anno - evidenzia Di Tizio - scade l’ennesima proroga concessa per definire in sede locale una perimetrazione. Ci aspettiamo a questo punto che il ministro dell’Ambiente Andrea Orlando, come promesso, dia già dal 2 gennaio avvio alla pratica per la nomina di un commissario che proceda d’ufficio, superando l’atteggiamento dilatorio che la Regione continua a portare avanti. Una eventuale ulteriore proroga, oltre che irritare i cittadini, segnerebbe una sconfitta per la politica tutta e anche una sconfitta personale del ministro che verrebbe meno a un impegno pubblicamente preso ormai molti mesi fa".

Non solo petrolio: negli ultimi anni il WWF e altre associazioni sono state costrette a contrastare calendari venatori decisamente inadeguati a quella che dovrebbe essere la regione verde d’Europa e i successi ottenuti attraverso la magistratura amministrativa testimoniano come le ragioni degli ambientalisti fossero largamente fondate.
La Regione Abruzzo, del resto, non sembra amare particolarmente le aree protette come testimonia il fatto che ogni anno occorre una mobilitazione per scongiurare rovinosi tagli nei finanziamenti destinati alla gestione delle riserve e del parco regionali.
Impegni di spesa produttivi anche sul piano puramente economico, visto che i finanziamenti per l’ambiente, secondo tutte le stime, danno lavoro e muovono positivamente l’economia, oltre a svolgere una importante funzione di tutela che spesso porta anche stanziamenti europei altrimenti destinati altrove.
"Che certa politica sia lontanissima dagli interessi e dalle aspettative della gente è testimoniato anche dal fatto che per ben due volte, nel corso del 2013, la maggioranza che attualmente governa la Regione ha cercato di 'riperimetrare', tagliando aree importanti, il Parco regionale Sirente Velino, scelta sciagurata impedita da una mobilitazione anche in questo caso senza precedenti, con oltre 200 mila firme raccolte in pochissimi giorni in difesa dell’area protetta, fondamentale per la tutela di una specie simbolo dell’Abruzzo, l’orso marsicano, sempre più in pericolo per le nostre scelte scriteriate".

Nella impossibilità di inserire in un bilancio di poche pagine tutte le attività svolte dal WWF regionale e dalle quattro strutture territoriali (Chieti, Marsica, Teramo, Zona frentana e costa teatina) cui si aggiungono le Oasi del Lago di Penne, dei Calanchi di Atri, delle Gole del Sagittario, del Lago di Serranella, di cascate del Rio Verde e della Diga di Alanno, ci limitiamo ad alcuni, pochi, aspetti significativi.
In uno dei settori tradizionalmente cari al WWF, la difesa del verde e degli alberi in particolare, nel 2013 c’è stato il tristissimo episodio di Francavilla al Mare, dove l’attuale giunta municipale, sindaco Antonio Luciani in testa, con una tenacia degna di miglior causa, ha decretato la distruzione dello storico viale Alcione con il taglio di numerosi tigli. A nulla è valsa la mobilitazione di cittadini, associazioni e della politica con appelli bipartisan: nulla ha fermato il taglio. Il WWF non ha potuto far altro che 'rispolverare' il premio 'Attila' attribuendolo, a furor di popolo, proprio al sindaco di Francavilla al Mare. Ben magra consolazione: quel bellissimo viale ora non esiste più.
Un altro tema tradizionalmente seguito dal WWF è il contrasto all’eccessiva cementificazione del territorio, che oggi viene significativamente definita 'consumo di suolo'.
Una attenzione particolare è stata data alle costruzioni realizzate in zone fragili: pendii franosi e aree fluviali.
La recente piccola alluvione (in Abruzzo è scesa una quantità d’acqua pari a un quarto di quella precipitata pochi giorni prima in Sardegna) ha messo in ginocchio buona parte della regione, dimostrando come l’imprevidenza e le scelte sbagliate di ieri, ma purtroppo anche di oggi, si possano facilmente ritorcere contro la collettività con rischi enormi per l’incolumità delle persone e per l’economia dei territori, con danni immensi spesso pagati con fondi pubblici nonostante le scelte sbagliate abbiano invece portato quasi sempre vantaggi a singoli o a piccoli gruppi. Gli allagamenti tra fine novembre e inizio dicembre non sembra purtroppo che abbiano aperto gli occhi a sindaci e amministratori della cosa pubblica, ma i cittadini hanno visto e sapranno valutare.
Ultima, ma non certo per ordine di importanza, la questione acqua, con tutte le sue sfaccettature, dalla difesa dei fiumi ad una saggia gestione degli acquedotti. In Abruzzo il tema riconduce direttamente alla discarica dei veleni di Bussi che inquinò l’acqua potabile che arrivava nelle case dei cittadini di Chieti, Pescara e di buona parte della vallata. Il processo per inquinamento delle acque dopo un’interminabile fase preliminare, è finalmente approdato, a fine anno, in Corte d’Assise e nel 2014 è attesa la sentenza.

"Il WWF – conclude il Presidente Di Tizio – anche in questa vicenda ha avuto un ruolo importante e ne siamo orgogliosi. Ma è grave che della tutela degli interessi dei cittadini e persino della loro salute debba interessarsi un’associazione di volontari, che vive solo grazie alle quote sociali dei propri iscritti, piuttosto che le pubbliche istituzioni a questo deputate per legge. Se mi si chiede che cosa auguro agli abruzzesi per il 2014, rispondo con due auspici: di riuscire finalmente a scegliere, attraverso il voto, amministratori pubblici capaci e attenti al bene comune prima di qualsiasi altra cosa e di avere uffici pubblici in cui tutti facciano sempre il proprio dovere. Dovrebbe essere la normalità, e spesso altrove è così. Per noi purtroppo è soltanto una speranza".

29.12.13

L'Oasi WWF dei Calanchi di Atri su De Rerum Natura

Sull'ultimo numero di De Rerum Natura (Cogecstre Edizioni) un lungo articolo con bellissime foto sull'Oasi WWF dei Calanchi di Atri.


La discarica sul Tordino

L’ex discarica di Coste Lanciano a Roseto degli Abruzzi è diventata, nell’indifferenza generale, una vera e propria “fabbrica di inquinamento”.
Il WWF lancia nuovamente l'allarme: “Siamo di fronte ad un vero disastro ambientale”.
È uno scenario da film apocalittico: rifiuti assurdamente accumulati a due passi da un fiume che ad ogni pioggia, e più che mai dopo un evento alluvionale, vengono trascinati dalle acque nell’alveo e poi portate dalla corrente sino al mare per accumularsi sulle spiagge abbrutendo uno dei tratti più suggestivi della costa adriatica.
Immagini terribili che tuttavia non sono frutto dell’immaginazione. Quel che abbiamo sommariamente descritto accade davvero! In Abruzzo, sulla costa teramana!
I rifiuti della discarica di Coste Lanciano nel territorio comunale di Roseto degli Abruzzi, com’era già accaduto altre volte in passato, si stanno in questi giorni nuovamente riversando nell'alveo del fiume Tordino per via dell’erosione dell’acqua sugli esili argini di protezione.
C’è da chiedersi come sia stato possibile a suo tempo localizzare una discarica di rifiuti solidi urbani su una pianura alluvionale a pochi passi da un importante corso d’acqua senza le dovute precauzioni o comunque con precauzioni che alla prova dei fatti si stanno rivelando inadeguate. Ma c’è anche da chiedersi perché la ex discarica non è segnalata, né tantomeno recintata.
Ad ogni alluvione, nonostante i proclami e nonostante vari dispendiosi ed evidentemente inutili interventi di messa in sicurezza dell'area da parte delle amministrazioni locali, i rifiuti continuano ad essere strappati dal fiume Tordino su un fronte esposto di circa 300 m e scaraventati sull’alveo, e di qui sulle spiagge di Roseto e Giulianova e purtroppo lasciati inesorabilmente sui fondali marini. Sul web si trovano senza fatica numerosi video di denuncia, tutti inascoltati.
Dichiara il presidente del WWF Abruzzo Luciano Di Tizio: “Quello che sta accadendo ha le dimensioni di un vero e proprio disastro ambientale. Per rendersene conto basta una passeggiata su quella che dovrebbe essere una delle più belle spiagge d'Abruzzo, lungo la Riserva Naturale del Borsacchio, ridotta in questi giorni a livello di una pattumiera a cielo aperto con rifiuti di vario genere lasciati sulla spiaggia dalle mareggiate che hanno investito le coste teramane. La discarica di Coste Lanciano va bonificata definitivamente e con estrema urgenza. Vanno inoltre verificate le responsabilità e accertati i danni, anche per la salute pubblica, che i liquami e i rifiuti fuoriusciti dal sito hanno prodotto sia sull’ecosistema fiume che su quello marino e costiero. Chiediamo in particolare che vengano effettuate dagli organi competenti (ASL, ARTA etc.) tutte le analisi del caso (soprattutto Pcb e metalli pesanti) al fine di accertare eventuali forme di inquinamento e di verificare se vi sono state o meno ripercussioni sulla salubrità dei prodotti agricoli coltivati nella zona e dei prodotti ittici, in particolare molluschi, raccolti lungo la costa prospicente il Tordino. La natura e la nostra salute non possono aspettare: cittadini, agricoltori, operatori ittici e operatori del settore turistico-ricreativo hanno bisogno di risposte concrete ed urgenti”.
Sabato 4 gennaio tutti a Roseto degli Abruzzi per la pulizia della spiaggia. 
 

Sabato 4 gennaio: pulizia della spiaggia a Roseto degli Abruzzi

Le Associazioni ambientaliste e culturali, vista l'assenza delle Istituzioni, si sono date appuntamento sabato 4 gennaio per una giornata di pulizia straordinaria della spiaggia di Roseto degli Abruzzi.
Siete tutti invitati!

24.12.13

Auguri!



Bilancio Ambiente WWF Italia

È tempo di bilanci di fine anno e questa volta il WWF accende i riflettori sui temi cruciali per la sostenibilità e la tutela della biodiversità e degli ambienti vitali del pianeta, scegliendo 3 immagini simbolo dei fatti principali accaduti nel 2013 che meritano di essere ricordati: la scoperta di nuove specie in Amazzonia, il triste record di novembre quale mese più caldo nella storia e l’alluvione in Sardegna. Buone e cattive notizie sulle quali il WWF propone una riflessione su come avviare impegni concreti a partire dal nuovo anno.
Per il focus italiano, l’Eco-Barometro del WWF delle politiche ambientali in Italia, raffrontate con le linee di tendenza e gli impegni su scala internazionale e comunitaria.
Il 2013, infatti, non è passato invano nel nostro Paese: sono stati recepiti i primi segnali rispetto al valore da dare alla natura nelle decisioni politiche ed economico-finanziarie. Il WWF si augura che questi primi passi, alcuni dei quali descritti nell’ultima Conferenza nazionale sulla Biodiversità promossa dal Ministero dell’Ambiente, siano solo l’inizio di un vero Green Deal per l’Italia.
Una sintesi del bilancio WWF più dettagliato sui vari capitoli che riguardano le politiche ambientali dell’Italia è contenuta nell’Eco-barometro scaricabile dal sito www.wwf.it.
  
NUOVE SPECIE SCOPERTE IN AMAZZONIA: L’OASI VIVENTE DEL PIANETA
La buona notizia dell’anno parla di biodiversità e proviene dal bacino forestale tra i più importanti del nostro pianeta, quello dell’Amazzonia: lo scorso autunno è stata annunciata la scoperta di oltre 440 nuove specie di animali e piante a conclusione di 4 anni di ricerca, a conferma del fatto che quest’area costituisce uno dei più importanti serbatoi di biodiversità del mondo e regolatore del clima al livello globale. Tra le specie scoperte una minuscola rana (Allobates amissibilis) piccola come l’unghia del pollice come recita il nome inglese (thumbnail size frog).
Già nel 2012 un report del WWF, basato su 10 anni di ricerche, aveva svelato 1.200 specie nuove, praticamente “un pianeta nel pianeta”.
Il “Rapporto WWF della biodiversità” nel mondo e in Italia, lanciato a dicembre, ricorda che mentre registriamo la presenza di oltre un milione e mezzo di specie animali e vegetali classificate dagli studiosi  sul pianeta, l’attuale tasso di estinzione delle specie viventi giunge oggi ad un ritmo fino a 1.000 volte superiore a quello naturale. Purtroppo il rischio di deforestazione in Amazzonia, come in molte altre foreste del Pianeta, è ancora incombente: la distruzione della sua foresta pluviale è aumentata di almeno un terzo nell’ultimo anno, un’inversione di rotta rispetto ad un lungo trend di riduzione del tasso di deforestazione.
Per questo nel 2014 il WWF concentrerà i propri sforzi per proteggere questa grande polmone verde e assicurare un utilizzo sostenibile delle sue risorse.
NOVEMBRE 2013: RECORD  RISCALDAMENTO GLOBALE
Novembre 2013 eletto a mese più caldo mai registrato, con temperature superiori di 0.78 gradi Celsius rispetto alla media globale del XX secolo. L’Orso polare è una delle  specie simbolo colpite dagli effetti dei cambiamenti globali.
Il risultato di registrazioni climatiche scientificamente validate effettuate da almeno il 1880 giunge dal NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration) e conclude un anno di eventi climatici estremi che hanno attraversato tutto il globo.
L’anno passato ha registrato tanti, ulteriori segnali di allarme per il clima, ma questo non ha indotto i Governi a compiere passi significativi verso l’accordo globale, tanto che le maggiori associazioni del mondo, compreso il WWF, hanno deciso di abbandonare il lavori della Conferenza ONU di Varsavia. La prossima conferenza sul clima si terrà a Lima ed il Ministero dell’Ambiente peruviano ha già detto: non venite in Perù se non volete cambiare!
ALLUVIONE IN SARDEGNA: UN MONITO PER TUTTO IL PAESE
L’alluvione del 18 novembre in Sardegna è la dimostrazione di come in Italia si sottovalutino gli effetti sugli ecosistemi naturali provocati dal consumo del suolo e dalla cementificazione del territorio, non si tenga conto dei vincoli delle conoscenze, di quanto di grave accaduto in questi ultimi 50 anni e non si faccia prevenzione del rischio idrogeologico.
Il tutto si accompagna alla mancanza di interventi urgenti e necessari per l’adattamento ai cambiamenti climatici (solo recentemente il Ministero dell’Ambiente ha posto la Strategia nazionale a consultazione).
Nel Piano di Assetto Idrogeologico sardo già nel 2006 si evidenziava, tra le “cause principali di esondazione”, l’interazione tra infrastrutture di trasporto e reticolo idrografico, unitamente ad una scarsa manutenzione fluviale”: il Piano riportava come “su 1055 casi di pericolosità, oltre la metà delle cause deve ascriversi a insufficienza della luce libera sotto i ponti, per il 32%, e a scarsa manutenzione fluviale, per il 19%”.
Purtroppo la gestione virtuosa del territorio difetta nelle Amministrazioni Pubbliche.
Quanto è accaduto in Sardegna non rappresenta certo l’eccezione, ma la regola: tutta l’Italia è costantemente a rischio. C’è bisogno di un radicale cambio di passo nella strategia complessiva, puntando su una gestione razionale del territorio, investimenti per una politica di prevenzione che punti a ridurre il dissesto idrogeologico ed un serio piano di adattamento ai cambiamenti climatici.
Per la manutenzione del territorio il Ministero dell’Ambiente ha calcolato che ci sarebbe bisogno di un investimento di almeno 1,6 miliardi euro/anno per 15 anni, mentre nel 2014-16 al momento sono stanziati solo 180 milioni di euro.

16.12.13

150.000 firme per il Parco Sirente-Velino

Cresce la mobilitazione contro la proposta di riperimetrazione del Parco Sirente-Velino in Abruzzo che purtroppo è ancora all’ordine del giorno. La seduta del Consiglio Regionale riprenderà domani proprio con la proposta di legge Ricciuti che non sappiamo se il Presidente del Consiglio Pagano deciderà di rinviare in commissione. Al momento non si conosce neanche l’atteggiamento del Presidente Chiodi e del resto del centrodestra che non hanno assunto una posizione chiara.
Le Associazioni ambientaliste, in una conferenza stampa a Pescara a cui ha partecipato anche il consigliere regionale, Maurizio Acerbo, hanno lanciato un appello all’intero Consiglio regionale affinché sia sventato il tentativo del Consigliere Ricciuti di riperimetrare il Parco regionale del Sirente–Velino sottraendo al suo regime di tutela un’area  tra le più belle e preziose del Parco.
La formidabile mobilitazione che ha permesso di raccogliere quasi 140.000 firme di adesione alla petizione lanciata da Animal Amnesty ed appoggiata dal WWF e da tutte le associazioni ambientaliste abruzzesi è un segnale importante che la classe politica regionale non deve sottovalutare.
Il sistema Parchi della nostra regione è una risorsa che può essere discussa e riformata, ma per essere resa più efficiente ed efficace per gli ambienti che protegge e per le popolazioni che vi abitano, ma mai con procedure poco trasparenti che non coinvolgano tutti gli interessati o a favore di interessi limitati e poco chiari nelle loro finalità. Nessuno di noi scorda che poco più di un anno fa nello stesso Parco, nell’area del Comune di Aielli, si è già proceduto ad un taglio di territorio di circa 90 ha, purtroppo passato totalmente inosservato. Il risultato immediato è stata una mattanza organizzata da cacciatori giunti da fuori area  talmente vergognosa che la locale ATC (l’associazione dei cacciatori locali) intervenne per ripristinare il divieto di caccia nella zona. A questo scempio, pochi mesi dopo, è seguita la costruzione, senza la prescritta valutazione d’Incidenza ambientale, di una strada rovinosa sul piano ambientale e paesaggistico e di nessuna utilità pratica, se non quella di favorire il bracconaggio.
È questo il destino che vogliamo riservare ad una parte dei Piani di Pezza o alla Terranera? Aree di assoluta importanza naturalistica e paesaggistica, inserite, nella Rete di Natura 2000, cioè nell’elenco delle aree di maggior valore naturalistico d’Europa, che gli Stati membri dell’Unione Europea sono tenuti a tutelare adeguatamente. La Comunità europea ha finanziato progetti di miglioramento ambientale e per consentire gli spostamenti indisturbati della grande fauna del nostro sistema Parchi tra cui spicca l’orso marsicano animale simbolo della nostra regione ed in grave pericolo di estinzione. Che senso hanno gli impegni presi in suo favore verbalmente dalla Regione Abruzzo con il Ministro Orlando in un paio di recentissime riunioni tenutesi al Ministero dell’Ambiente se questi impegni vengono nei fatti poi disattesi?
Si approvi invece il piano del Parco regionale atteso da quasi vent’anni, con una corretta zonizzazione che regolamenti e permetta le attività produttive e tradizionali dei luoghi con efficienza e flessibilità senza inutili e vessatori vincoli che poi nemmeno il parco sa come far rispettare e si concentrino le attività di conservazione, ricerca scientifica, rinaturalizzazione e vigilanza nelle aree critiche e di maggior valenza naturalistica. Ma per far questo deve finire la stagione delle riperimetrazioni e dei tagli arbitrari e clientelari.
La mobilitazione di questi giorni dimostra che c’è un’opinione pubblica vigile e cosciente dell’importanza di difendere l’Abruzzo, regione verde d’Europa. Sta ora alla classe politica regionale prenderne atto e comportarsi di conseguenza.
Domani saremo a L’Aquila per un presidio in difesa del Parco Sirente Velino a partire dalle ore 10 davanti alla sede del Consiglio Regionale. Prima che cominci la seduta cercheremo di consegnare le firme a Chiodi e Pagano.
Antonella Agostini, Lav
Stefano Allavena, LIPU
Mario Cipollone, Salviamo l’orso
Federica De Angelis, Animal Amnesty
Augusto De Sanctis, Stazione Ornitologica Abruzzese
Angelo Di Matteo, Legambiente
Luciano Di Tizio, WWF Abruzzo
Massimo Fraticelli, Mountain Wilderness
Giancarlo Pelagatti, Italia Nostra
Antonio Perrotti, Terre Pubbliche
Daniele Valfré, Altura

Lo dico al Tg


Giovedì 19 dicembre, alle ore 17, presso la Sala San Carlo del Museo Archeologico di Teramo in via Delfico, sarà presentato il libro “Lo dico al Tg” di Umberto Braccili, nato dalla trasmissione che ormai va avanti da sei anni sulla TgR della Rai Abruzzo, e che ha raccolto i disagi del vivere di oggi in Abruzzo. Nel libro anche molti casi di aggressione al territorio e all’ambiente della nostra regione.
l libro si pone anche un interrogativo. Se un viadotto è stato prima costruito e poi fatto brillare perché hanno sbagliato qualcosa, chi ha pagato? Il lavoro dimostra che per il 99% dei casi nessuno ha pagato. Lo sperpero di ieri... le tasse aumentate di oggi. Il disagio, la povertà, la mala burocrazia dei semplici cittadini sono gli errori di ieri e le tasse di oggi!
Umberto Braccili in “Lo dico al Tg” ha raccolto le segnalazioni, gli sfoghi dei cittadini, fatte attraverso i messaggi lasciati a una segreteria telefonica, una e-mail o con una lettera su carta scritta con la vecchia e ormai pensionata “Olivetti 22”. 
È un libro di denuncia, attraverso un “racconto” per dar voce alla gente comune, che altrimenti non l'avrebbe!
150 storie, tra le tante trattate dal 2007 a oggi in TV, tutte attuali... Ogni capitolo è composto da una segnalazione, dal servizio che ne è seguito e da un aggiornamento al 2013.
Per il libro, essendo nato dal lavoro quotidiano nella rubrica ancora in onda alle 7.30 e alle 14 di ogni martedì sul TgR Abruzzo, l’Autore non prenderà nessun compenso: le spettanze totali dell’autore e una parte del ricavo dell’editore, Ricerche&Redazioni di Teramo, andranno a sostegno delle attività di varie associazioni di volontariato.

23.11.13

Lavorare con la natura

Venerdì 29 novembre all'Oasi WWF del Lago di Penne, convegno nazionale "Lavorare con la Natura: dalla teoria alle buone pratiche".


SOS fauna: il WWF in soccorso!


Una delle attività che il WWF Teramo porta avanti da anni è il recupero della piccola fauna in difficoltà.
Questi ultimi mesi, dalla primavera ad oggi, sono stati caratterizzati da moltissimi interventi da parte dei volontari WWF per aiutare gli animali in difficoltà. Sono molti i cittadini, infatti, che segnalano al WWF animali selvatici feriti che necessitano di cure.
Come sempre i primi casi critici si sono registrati in primavera con l'arrivo dei migratori in città, che stanchi dal lungo ed impegnativo viaggio, hanno avuto anche la sfortuna di incorrere in qualche incidente. L’attività è poi proseguita con il salvataggio di due faine che si erano rifugiate in pieno centro cittadino, probabilmente stremate dalle basse temperature primaverili. Con l'avanzare della stagione estiva le richieste di aiuto si sono succedute con la media di una o due al giorno. Ora il problema è il freddo intenso che viene annunciato e le nevicate invernali che rendono difficile procurarsi il cibo.
Con la collaborazione anche dei volontari dell’Oipa, il WWF è intervenuto in tutta la provincia. È stato anche organizzato, insieme all’Università degli Studi di Teramo, un ciclo di lezioni per gli studenti della Facoltà di Veterinaria sulla fauna selvatica in città.


“Tutte le persone che ci hanno interpellato hanno dimostrato una grande sensibilità e piena disponibilità a collaborare con noi per salvare gli animali in difficoltà”, dichiara Donatella Policreti del direttivo del WWF Teramo. “Tra le specie su cui ci siamo attivati e che abbiamo rimesso in libertà, ricordiamo l’occhiocotto, il verzellino, il rondone, il balestruccio, il merlo, la tortora, la gallinella d'acqua, la faina, il gabbiano ed il pipistrello. Dobbiamo ringraziare tanti amici veterinari che, come sempre, hanno prestato la loro opera gratuitamente: senza di loro i risultati non sarebbero stati così incoraggianti. La Provincia di Teramo, purtroppo, a differenza di quella di Pescara, non possiede alcun centro recupero. E le situazioni nelle quali ci troviamo ad operare talvolta sono così complicate che diventa impossibile raggiungere il presidio di Pescara. Comunque cerchiamo sempre la collaborazione degli organi competenti, ad iniziare dal Corpo Forestale dello Stato”.
Un’altra attività portata avanti dal WWF è stata quella di fornire assistenza ed informazioni a coloro che intendono proteggere i siti di nidificazione urbana delle specie migratorie. In special modo per quegli edifici interessati da lavori di ristrutturazione.


“I nidi sono tutelati da leggi internazionali e nazionali”, prosegue Donatella Policreti, “e riteniamo che tutte le Amministrazioni comunali dovrebbero dotarsi di ordinanze che, in presenza di nidi, autorizzino eventuali ristrutturazioni negli edifici fuori dal periodo di svezzamento. Sono molte le città che hanno adottato provvedimenti del genere, da Firenze a Roma, da Modena a Città Di Castello, da Verona a Casalecchio di Reno”.
“Siamo soddisfatti ed orgogliosi della fiducia che tanti cittadini ripongono in noi” conclude Donatella Policreti. “Il nostro unico rammarico è non essere riusciti, con i nostri appelli, a salvare la vita al citello teramano. Avevamo avuto pareri di specialisti che indicavano nella cattura e nel trasferimento l'unico rimedio corretto per metterlo in sicurezza, purtroppo si è preferito agire diversamente”.

16.11.13

Tutta discesa

 
Giovedì 28 novembre il WWF Teramo incontra Marina Girardi, autrice del libro "Tutta discesa. Una cavalcata appenninica su due ruote".
"Tutta discesa" è il diario a fumetti di un viaggio in bicicletta dai colli bolognesi fino al cuore dell'Abruzzo attraverso l'Appennino centrale.
Il viatico della bicicletta rende possibile l'incontro con un'Italia che scorre silenziosa fuori dal corso principale mentre lo sguardo disegnato rivela l'eredità delle storie nascoste tra i suoi fondali montuosi.
L'incontro si terrà alle ore 17 presso la sala convegni dell'Associazione Teramo Nostra in via Fedele Romani n. 1 a Teramo.
La mattina Marina Girardi incontrerà i ragazzi del Liceo Artistico di Teramo.

16.10.13

In pochi minuti sparisce un pino secolare

 
Questa mattina Claudio Calisti, Presidente del WWF Teramo, ha presentato un esposto al Sindaco del Comune ed al Comando dei Vigili Urbani di Teramo in merito al taglio di un pino secolare sul ciglio della strada in via IV novembre nei pressi di un cantiere dove un’impresa edile sta conducendo dei lavori. Come segnalato da numerosi cittadini, la pianta risulta essere stata tagliata nella giornata di lunedì. Nei mesi scorsi, a seguito di una segnalazione, il WWF aveva fatto visionare la pianta da propri attivisti che non avevano verificato segni di malattia o deterioramento.
Nell’esposto presentato il WWF chiede al Sindaco chi ha autorizzato l’abbattimento della pianta e chi vi ha provveduto. E inoltre quale relazione tecnica sia stata predisposta a giustificazione dell’abbattimento.
“Purtroppo dobbiamo constatare che tali atti si ripetono molto spesso sul nostro territorio” dichiara Claudio Calisti, Presiedente del WWF Teramo. “Il tutto a discapito della tutela del patrimonio arboreo, in contrasto anche con quanto disposto dalla recente legge 14 gennaio 2013, n. 10 sullo sviluppo delle aree verdi urbane. Le aree verdi sono fondamentali in una città, ma anche una singola pianta, specialmente quando si tratta di alberi secolari, assume una particolare funzione anche dal punto di vista estetico e rende un centro urbano più bello e vivibile. A noi non risulta che la pianta presentasse problemi: in ogni caso, se anche così fosse, si sarebbe potuto intervenire per tempo, evitando di dover ricorrere ad un ulteriore taglio che rende Teramo sicuramente meno bella e più grigia”.

14.9.13

La fretta mette a rischio i parchi

Il disegno di legge n. 119 di riforma della legge quadro sulle aree naturali protette (Legge n. 394/91) per il quale il Senato ha approvato la dichiarazione d’urgenza nei giorni scorsi conferma purtroppo il prevalere degli interessi particolari e privati nella gestione del patrimonio naturale e culturale del Paese. 
Il disegno di legge presentato dal Senatore D'Alì soddisfa senz’altro gli interessi di cacciatori e cavatori e quanti altri interpretano i parchi essenzialmente come ostacolo ai propri particolari interessi e considerano le norme di tutela solo un vincolo all’utilizzo delle risorse naturali. Purtroppo la somma degli interessi particolari, anche degli agricoltori, non corrisponde mai all’interesse pubblico generale del Paese.
Le maggiori Associazioni ambientaliste, che seguono l'iter di questa riforma sin dalla precedente legislatura, hanno criticato la decisione del Senato di procedere con urgenza all’esame del disegno di legge presentato dal Senatore D'Alì, che ripropone integralmente il testo raffazzonato e improvvisato approvato dalla Commissione Ambiente del Senato al termine della scorsa legislatura.
Con questa dichiarazione di urgenza, il ddl n. 119 diventa purtroppo il testo di riferimento per la riforma della legge quadro sulle aree naturali protette e si allontana così la possibilità di un sereno confronto sulla riforma della legge, esasperando ulteriormente il conflitto tra le Associazioni ambientaliste e chi, caparbiamente, continua a sostenere e difendere i contenuti della riforma proposta dal Senatore D’Alì. Una riforma che allontana i parchi dalla loro missione prevalente: la conservazione della natura.
Con l’adesione del CTS si allarga nel frattempo il fronte delle Associazioni ambientaliste che criticano i contenuti, le modalità ed i tempi di questa riforma. 
CTS, FAI, Italia Nostra, LIPU, Mountain Wilderness, Pronatura, Touring Club Italiano e WWF Italia considerano infatti grave procedere alla modifica della normativa di riferimento per l’istituzione e la gestione delle aree naturali protette nel nostro Paese senza una adeguata analisi e riflessione sullo stato di applicazione della legge quadro ed una attenta valutazione sulla gestione attuale dei parchi.
Le otto Associazioni chiedono al Parlamento l’avvio di un ampio confronto con tutte le parti interessate sul rilancio del ruolo dei parchi e delle riserve naturali per garantire una efficace conservazione del patrimonio naturale del Paese e si adopereranno già dai prossimi giorni per presentare e far comprendere a senatori e deputati le ragioni del loro dissenso sui contenuti del disegno di legge D’Alì.

Le ragioni della contrarietà

Le maggiori Associazioni ambientaliste non condividono le proposte di riforma della Legge 394/1991 presenti nel disegno di legge n. 119 del Senatore D’Alì per almeno 4 motivi:

1.  perché verrebbero rivisti gli equilibri, in modo evidente e comprensibile anche per i non addetti ai lavori, tra coloro che rappresentano negli enti di gestione interessi nazionali generali e chi rappresenta interessi particolari e privati. Nessuno intende contrapporre i legittimi interessi delle comunità locali alle esigenze di tutela della natura, ma è quanto mai opportuno nel nostro Paese assicurare il rispetto di quella gerarchia di valori ribadita in più occasioni dalla Corte Costituzionale per la quale la tutela dell’ambiente dovrebbe prevalere sempre su qualunque interesse economico privato;
2. è piena d’insidie la distinzione artificiosa che si vorrebbe introdurre tra attività venatoria e controllo della fauna selvatica, pur con la supervisione dell’ISPRA, l’Istituto di ricerca del Ministero dell’Ambiente. Si prevede di fatto un diretto coinvolgimento dei cacciatori nella gestione della fauna all’interno delle aree naturali protette. La normativa attuale già consente interventi da parte degli Enti Parco per la gestione dei problemi che alcune specie, essenzialmente il cinghiale, possono determinare se presenti in sovrannumero. La riforma prevista rischia di aprire le porte alla caccia nei parchi per interessi lontani dalla conservazione della biodiversità nel nostro Paese;
3. manca, inoltre, come indispensabile premessa ad ogni ipotesi di riforma della legge attuale, una seria analisi dei problemi nella gestione dei parchi in relazione al ruolo centrale che dovrebbero svolgere per la tutela della natura. Risale infatti al 2002, cioè alla seconda Conferenza nazionale sulle aree naturali protette di Torino, l’ultima occasione di ampio confronto e dibattito sul nostro sistema nazionale di parchi e riserve naturali; 
4. c’è infine da rilevare che, in assenza di una seria valutazione sullo stato delle nostre aree naturali protette le proposte di riforma della Legge entrano esclusivamente nel merito delle rappresentanze negli Enti di gestione, delle procedure di nomina di Presidenti e Direttori, di possibili meccanismi di finanziamento attraverso royalty che rischiano di determinare pesanti condizionamenti nella gestione delle risorse naturali dei territori protetti e nella gestione della fauna attraverso un discutibile quanto inopportuno coinvolgimento del mondo venatorio.

1.9.13

Solita preapertura della caccia

La caccia si è riaperta in quasi tutta Italia oggi, primo settembre, nonostante la Legge 157/92 preveda l’apertura ordinaria la terza domenica di settembre, che quest'anno cade il 15.
Per Dante Caserta, Presidente WWF Italia, "purtroppo la gestione venatoria in Italia continua ad essere in balia dell'estremismo venatorio e delle armi e di amministratori compiacenti a cui non importa della sopravvivenza delle loro stesse prede oltre che delle norme comunitarie che le tutelano".
Le norme consentono in casi limitati e specifici, in presenza di condizioni favorevoli, un anticipo. A guardare i calendari venatori delle regioni sembrerebbe che la fauna goda di ottima salute, visto che in ben 16 regioni ci sarà l’anticipo, che riguarderà complessivamente 14 specie.
In realtà la cosiddetta preapertura impatta principalmente su una specie, la Tortora, che a livello europeo è in stato di conservazione sfavorevole perché in costante declino numerico e che in questo periodo è ancora nella fase di nidificazione, come dimostrano diversi studi realizzati in area mediterranea e anche il ritrovamento di un pulcino portato al centro recupero animali selvatici di Rimini in questi giorni. Inoltre alcune regioni (Puglia, Calabria, Friuli, Campania) hanno previsto la preapertura su un’altra specie migratrice in declino, la Quaglia, con il parere sfavorevole dell’ISPRA.
La “maglia nera” delle regioni, riottose alle norme comunitarie e addirittura a provvedimenti della giustizia amministrativa, incuranti delle plurime condanne che hanno umiliato il nostro paese davanti alla Corte di Giustizia Europea spetta a due regioni, l’Umbria, che apre a ben 9 specie, e le Marche, in cui si potrà sparare a 8 specie, in entrambi i casi con il parere sfavorevole dell'ISPRA su diverse di queste. Ad esempio, il Colombaccio verrà cacciato in pieno periodo riproduttivo in aperto contrasto con la direttiva comunitaria 147/2009/CE! 
La Regione Abruzzo si segnala perché aprirà in anticipo pur in assenza dell’obbligatorio Piano Faunistico Venatorio, determinante in base alla legge per iniziare a valutare la possibilità di una preapertura: e questo, nonostante abbia perso 5 ricorsi al TAR negli ultimi 5 anni, oltre a un ricorso al Consiglio di Stato e a due ricorsi alla Corte Costituzionale! Il WWF sta valutando un esposto alla Magistratura ordinaria per inottemperanza rispetto a provvedimenti giudiziari, visto che l’ennesimo ricorso al TAR pare ormai senza prospettive di provocare un reale cambiamento.
Sulla Tortora, su cui si concentrerà un’incredibile potenza di fuoco, visto che tutte le preaperture riguardano questa specie, ciò avverrà con l’avallo dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale.
Il WWF ha scritto una circostanziata nota ai Ministeri competenti ed alla Direzione Generale dell’ISPRA in cui richiamiamo gli obblighi dello Stato Italiano per la corretta applicazione della Direttiva Comunitaria 147/2009/CE “Uccelli”, visto che l’ISPRA ha concesso parere favorevole su questa specie nonostante dichiari di non sapere quanti individui vengono uccisi ogni anno e manchi un Piano di Gestione Nazionale sulla Tortora. La raccolta preventiva di queste ed altre informazioni sulla dinamica della popolazione sono obbligatorie secondo il Piano di Gestione europeo che è stato redatto già nel 2007 e che prevedeva anche l’obbligo di attuare azioni di miglioramento ambientale che non sono state fatte. Inoltre, le tortore presenti in questo periodo in Italia provengono in larga parte da popolazioni dell’Europa centrale che sono in declino. Pur ammettendo l’assenza di dati e che “in teoria” per le specie in declino bisognerebbe sospendere l’attività venatoria, l’ISPRA applica un suo singolare “principio di precauzione” concedendo non solo la possibilità di anticipare il periodo di caccia, ma anche di abbattere fino a 20 individui nella stagione per cacciatore.
Tutto ciò senza considerare la piaga del bracconaggio, che incide pesantemente sulla fauna.
Tra l’altro alcune regioni vanno ben oltre, aprendo in anticipo su altre specie in declino, secondo i dati dello stesso ISPRA, come la Marzaiola, il Beccaccino, e, come detto, la Quaglia, o aumentando i giorni di preapertura, con il parere sfavorevole dell’ISPRA.
Toscana e Lazio si sono contraddistinte per aver assunto provvedimenti per la preapertura in questi giorni, quando la legge prescrive espressamente che il Calendario venatorio deve essere varato entro il 15 giugno. Una condotta che inibisce la possibilità per le associazioni di presentare ricorsi che possano avere efficacia in quanto arriverebbero a fatto compiuto, un comportamento in contrasto con ogni principio di buon andamento della pubblica amministrazione e del rapporto cittadini-istituzioni.
In Campania, dove il WWF è riuscito in extremis ad intervenire, il TAR ha infatti sospeso l’apertura anticipata. Anche in questa regione però, come in Abruzzo,  nonostante numerosi annullamenti da parte del Giudice amministrativo a seguito  di ricorsi del  WWF negli anni precedenti , riguardanti  i calendari venatori ed i  piani   faunistici,  la regione continua  ad approvare atti che violano pesantemente le leggi nazionali e quelle europee a tutela della Fauna selvatica e degli habitat naturali: l’ultima notizia negativa è del 28 agosto in cui  il Consiglio regionale ha approvato una complessa  modifica della legge regionale sulla caccia, peraltro già modificata proprio un anno fa (LR n. 26/2012), in cui si aumentano illegittimamente  e senza limiti tempi, luoghi modi di caccia.
Il WWF farà richiesta al Governo nazionale per impugnare la nuova legge campana dinanzi alla Corte Costituzionale, così come ha già fatto  ed ottenuto recentemente in Piemonte (legge n. 11 del 5/6/2913), in Abruzzo, e molte altre regioni negli ultimi anni.  La Corte ha ormai decine di volte ribadito che la disciplina della caccia appartiene alla potestà legislativa esclusiva dello Stato in materia di tutela dell'ambiente e dell'ecosistema e che le regioni, nell’esercizio della loro potestà legislativa residuale in materia, possono modificare la disciplina statale esclusivamente nella direzione dell’innalzamento del livello di tutela (cfr., da ultimo, Corte cost, 12 dicembre 2012, n. 278).
Il WWF continuerà a vigilare con decine di avvocati e centinaia di guardie volontarie, anche ricorrendo ai tribunali italiani ed europei. 

Ma tutti possono fare qualcosa, sul profilo facebook del WWF Italia è presente un appello al Presidente del Consiglio Letta ed al Ministro dell’Ambiente Orlando per dire NO a caccia selvaggia e chiedere alle Istituzioni ed ai cacciatori il rispetto delle leggi italiane ed europee per la tutela della fauna selvatica e della natura, ricordando loro che è un dovere ed un obbligo verso l’Europa e la comunità internazionale.

REGIONI CON PREAPERTURA
Toscana: Tortora, Colombaccio, Merlo, Gazza, Ghiandaia, Cornacchia grigia + deroga allo Storno in 69 comuni
Umbria: Tortora, Alzavola, Marzaiola, Germano reale, Merlo, Colombaccio, Cornacchia grigia, Ghiandaia, Gazza
Abruzzo: Tortora, Cornacchia grigia, Gazza, Ghiandaia, Merlo
Veneto: Tortora, Merlo, Ghiandaia, Gazza, Cornacchia nera, Cornacchia grigia, Colombaccio
Emilia Romagna: Tortora, Cornacchia grigia, Ghiandaia, Gazza, Merlo (solo Province di Rimini, Forlì, Modena e Ravenna). Nelle Province di Reggio Emilia e Piacenza solo la Tortora. Deroga allo Storno.
Lombardia (solo la provincia di Brescia): Tortora, Cornacchia grigia, Cornacchia nera
Piemonte: Tortora, Ghiandaia, Cornacchia grigia, Cornacchia nera, Gazza, Ghiandaia
Basilicata: Tortora
Calabria: Tortora, Colombaccio
Campania: Tortora, Quaglia, Gazza, Ghiandaia
Friuli Venezia Giulia: Quaglia, Tortora, Alzavola, Beccaccino, Colombaccio e Marzaiola.
Lazio: Tortora, Cornacchia grigia, Ghiandaia, Gazza, Merlo
Marche: Tortora, Colombaccio, Cornacchia grigia, Gazza, Ghiandaia, Alzavola, Germano reale, Marzaiola
Puglia: Tortora, Quaglia
Sardegna: Tortora
Sicilia: Tortora, Colombaccio, Coniglio selvatico
 
REGIONI SENZA PREAPERTURA
Molise, Liguria, Lombardia (tranne Brescia), Valle d'Aosta, province autonome di Trento e Bolzano.

Siamo tornati!


11.8.13

Il Fiume Vomano ancora sotto attacco

Il Fiume Vomano nel territorio di Roseto verrà in larga parte intubato per realizzare una centrale idroelettrica proposta dalla società Energy Seekers.
Si potrà captare dal fiume fino a 22.000 litri al secondo da un corso d’acqua che è già ridotto ad una fogna con gravissimi problemi ambientali. L'acqua, invece che scorrere nell'alveo, per 1,78 km sarà trasportata in un tubo/canale verso la centrale, da cui verrà restituita al fiume. In alcuni periodi, considerando anche altre piccole captazioni a monte, rimarrà nel fiume solo il 7,6% della portata!
Il Vomano, a causa della pressione antropica che ne ha già sconvolto portata e qualità delle acque, non rispetta gli obiettivi di qualità fissati dalla Direttiva 2000/60 “Acque” dell'Unione Europea. Proprio il tratto di fiume coinvolto è classificato dall'Arta nelle categorie Scadente o Sufficiente a seconda degli anni. Tutti i fiumi europei entro il 2008 dovevano raggiungere lo stato sufficiente ed entro il 2015 lo stato “buono”.
Il Comitato VIA della Regione si è spaccato sul progetto, visto che l'ARTA, assieme ad un altro membro nominato dal Consiglio Regionale, ha votato negativamente facendo mettere a verbale le motivazioni tecniche alla base del dissenso.
È noto che la sottrazione di una quantità spropositata di acqua ha un effetto dirompente sulla qualità del fiume e sulla sua capacità di autodepurarsi. Il tutto in un corso d'acqua già disastrato, con effetti anche sulla qualità delle acque costiere visto che in foce non si rispettano i parametri per la balneabilità.
Nel rilasciare il parere di non assoggettabilità a VIA (quindi l'opera non farà la Valutazione di Impatto Ambientale completa!), il Comitato si limita incredibilmente ad inserire una frase auto-assolutoria: “l'opera non dovrà precludere il raggiungimento degli obiettivi di qualità comunitari”.
Ma non è proprio il comitato VIA a dover valutare gli effetti dell'opera?
Per Luciano Di Tizio, Presidente del WWF Abruzzo, “la Regione, da un lato, ha chiesto una deroga all'Unione Europea sulla qualità delle acque del Vomano rispetto agli obiettivi di qualità, dall'altro, continua ad aumentare la pressione antropica sullo stesso fiume. Per questo la decisione del Comitato CCR-VIA lascia esterrefatti, anche perché rende velleitari i proclami lanciati solo qualche settimana fa dall'Assessore Di Dalmazio che auspicava il risanamento dei fiumi per tutelare le imprese turistiche della costa. Evidentemente in Regione esistono forze più rilevanti del volere dell'assessore e dei bisogni, non solo dell'ambiente, ma anche di intere categorie produttive come quelle degli albergatori e dei balneatori. La cosa sconvolgente è che il comitato CCR-VIA ha approvato il progetto facendo fermare la procedura al solo screening senza far assoggettare l'opera alla procedura di Valutazione di Impatto Ambientale completa, necessaria, in base al Testo Unico sull'Ambiente, per i progetti che possono avere un impatto. Ebbene, il Comitato VIA ritiene che intubare gran parte di uno dei fiumi più importanti della regione non ha neanche un potenziale effetto sulla qualità ambientale! Evidentemente l'ARTA, che già nel 2010 individuava ufficialmente nelle captazioni una delle cause principali dello stato disastroso dei nostri fiumi, ha sognato. Considerato il modo di procedere di questo comitato CCR-VIA è indifferibile un profondo cambiamento nella sua costituzione e nelle modalità di esame dei progetti, anche perché si rischia l'apertura della procedura d'infrazione comunitaria per l'evidente incongruenza con le politiche europee in materia di acque”.

27.7.13

The Swollencheek all'Oasi WWF dei Calanchi


Naturalternative è un incrocio simpatico di parole tra la “naturalità” della location ed il genere musicale “alternative rock”: i due termini, fusi, danno così il titolo al concerto organizzato dall’Oasi WWF Calanchi di Atri, in collaborazione con il Comune di Atri e la cooperativa Terracoste.
Sabato 27 luglio alle ore 22:00, presso il centro visite, in località Colle della Giustizia, ci saranno The Swollencheek in concerto, una band nata nel 1988, da sempre amica del WWF.
Gli Swollencheek, termine preso in prestito da una canzone di Peter Gabriel, sono Walter Di Giacinto, Luca Scipioni, Luciano Di Matteo, Piermichele Dolceamore, Marcello Di Domenicantonio.
Durante il concerto di lancio del loro quarto album, rigorosamente in acustico, dal titolo omonimo “The Swollencheek”, avremo il piacere di ascoltare non solo pezzi propri, ma anche brani di altri autori italiani.
Da una loro dichiarazione si evince quanto ci tengano a precisare che non sono una cover band, Dolceamore, infatti ci spiega: “Destrutturiamo e ristrutturiamo pezzi altrui. E così può capitare che artisti come Tenco ed altri siano reinterpretati incrociandoli con i Velvet Underground o che i Pavement si imbattano in un brano di Edoardo Bennato. Tutto può succedere, anche di reinterpretare in maniera irriverente (ma solo nello stile) artisti come Domenico Modugno.”
L’iniziativa di suonare all’interno di una riserva naturale è molto alternativa, proprio come il genere del gruppo, ed gli Swollencheek sono molto felici della location, ben diversa dalle consuete sagre affollate dove tutto diventa abitudine.
Suonare all’Oasi WWF Calanchi di Atri sarà un modo per staccare la spina trascorrendo una serata “alternativa” immersi nella natura.

22.7.13

Niente carcere a chi incendia un bosco?


Il decreto “svuota carceri” approvato dal Governo e ora in discussione al Senato rischia di mandare a casa i colpevoli di danni ai nostri boschi per centinaia di migliaia di euro, riducendo l’efficacia delle pene previste per i criminali che appiccano incendi al patrimonio boschivo. È questa la denuncia del WWF Italia di fronte ad un intervento che non ha senso nell’ottica di “svuotare le carceri” perché le condanne per questi reati riguardano un numero davvero esiguo di persone: secondo i dati 2012 del Corpo Forestale dello Stato, a fronte di 288 persone denunciate per gli incendi boschivi, solo 7 sono state effettivamente arrestate.
Il WWF chiede ai Senatori della Commissione Giustizia del Senato ed al Governo, al Ministro della Giustizia in particolare, di eliminare senza indugio la modifica che riguarda il reato di “incendio boschivo”, ripristinando l’obbligatorietà della reclusione per quelle poche decine di persone che sono state assicurate alla giustizia.
Il Decreto Legge 1° luglio 2013, n. 78 “Disposizioni urgenti in materia di esecuzione della pena”, noto come “Decreto svuota carceri” prevede misure alternative al carcere per alcune categorie di reati, per “fronteggiare il perdurante fenomeno del sovraffollamento carcerario”.
Si presume che dovrebbe riguardare solamente reati da considerarsi ”minori” e soggetti che non siano “socialmente pericolosi”, ma così non è. Il Decreto, approvato dal Governo ed ora in discussione al Senato per la conversione in legge, modifica anche l’art. 423/bis del codice penale che prevede, per il “reato di incendio boschivo” doloso, il carcere da 4 a 10 anni, e per le ipotesi colpose da 1 a 5 anni. È evidente che non si tratta di un “reato minore”, ma di un crimine ambientale trai i più gravi e odiosi, le cui conseguenze ogni anno sono decine di migliaia di ettari di boschi distrutti e pericoli per la vita di persone ed animali.
Dai dati del Corpo Forestale dello Stato nel 2012 ci sono stati 5.375 incendi boschivi che hanno percorso, danneggiando o distruggendo, 33.620 ettari di superficie, di cui 20.314 ettari di boschi. I dati più pesanti ed allarmanti riguardano il sud, con la Sicilia in testa.
La pena alternativa al carcere (affidamento a servizi sociali o arresti domiciliari ) può essere decisa dal giudice nel caso di reati “minori”, che comunque non presentano alti indici di pericolosità sociale, ma certamente non per l’incendio boschivo doloso che deve essere qualificato come “crimine ambientale” di particolare allarme e danno sociale: gli incendi sono spesso legati alla criminalità organizzata che li usa per intimidire o per accaparrarsi aree pregiate da poter poi cementificare o utilizzare anche come discariche abusive.
La certezza della pena, insieme alla sua entità, sono fattori importanti come deterrenti e mai come nel caso degli incendi boschivi l’unica vera cura è la prevenzione.
A chi giova questa modifica?
Un bosco bruciato impiega anche più di cento anni per riprendere la sua funzione ecologica ed un incendio spesso significa la perdita di preziosi ed immensi patrimoni di natura e biodiversità, oltre che pesanti danni economici all’intera comunità .
La modifica proposta dal Decreto è un errore gravissimo del legislatore che sottovaluta la pericolosità degli incendi boschivi. Con questa modifica al codice di procedura penale, si fa un pericoloso passo indietro nella lotta alla criminalità ambientale, indebolendo la reale efficacia di uno dei pochi reati in materia ambientale riconosciuti dal legislatore come delitti proprio a sottolinearne la sua gravità. Si spuntano le armi di Polizia e Magistratura, e si vanifica anche il lavoro svolto dal Corpo Forestale dello Stato, con indagini lunghe, complesse ed anche molto costose. Un danno pesante, quindi, anche alle casse dello Stato.

La luna, le stelle e i calanchi

 
Questa sera con il plenilunio, fenomeno a cui da sempre vengono attribuite proprietà magiche e taumaturgiche, torna l’ormai famosissimo appuntamento che richiama visitatori da tutta Italia. Dalle ore 21:00, per tutti i visitatori dell’Oasi è in programma “La luna, le stelle e i calanchi”, una visita guidata al chiaro di luna, durante la quale sarà possibile non solo osservare con una luce diversa i calanchi, ma anche la volta celeste ed i pianeti tramite telescopio. Durante le serate di luna piena, infatti, i cristalli di sale e le particelle di alluminio dei calanchi riflettono la luce lunare creando effetti iridescenti che stupiscono e rendono romantica la visione del panorama all’interno della riserva naturale.
In un’atmosfera sognante, tra i profumi del centro visite, il chiarore della luna e le note dei classici della musica, Atri sembrerà senza dubbio diversa.

16.7.13

L'Orso va difeso con atti concreti

Il Tribunale Amministrativo Regionale di L’Aquila lo scorso 11 luglio ha pubblicato una straordinaria sentenza su caccia, orso, conservazione delle specie e tutela della salute umana.
È una vittoria per ko quella che WWF e Animalisti Italiani ONLUS hanno ottenuto nei confronti della Regione Abruzzo sul ricorso presentato lo scorso anno contro il calendario venatorio 2012/13 ed ora deciso nel merito.
Il T.A.R., con commenti molto duri, ha censurato l’operato della Regione Abruzzo praticamente su tutte le sue scelte venatorie.
Particolare rilevanza acquista il giudizio sulla tutela dell’Orso bruno: il relativo paragrafo della sentenza si conclude con una frase inequivocabile: “Da quanto sopra consegue quindi l’accoglimento della censura sulla mancata protezione dell’Orso marsicano nell’intero areale di distribuzione individuato nell’Accordo PATOM”.
Per Michele Pezone, legale delle due associazioni, si tratta di una sentenza storica. “Insieme ad Augusto De Sanctis, membro per il WWF della Consulta Venatoria regionale, abbiamo predisposto un ricorso a largo spettro su tutti i punti del calendario venatorio 2012/13. Erano, infatti, evidenti le gravissime lacune conoscitive da parte degli Uffici regionali che avrebbero dovuto suggerire un atteggiamento molto più cauto da parte dell’Ente nella redazione del calendario al fine di garantire la conservazione della fauna. I giudici hanno riconosciuto la validità delle nostre ragioni. In primo luogo il T.A.R. ha chiarito che la Regione Abruzzo, al contrario di quanto sostenuto dalla Giunta, da anni non ha un regolare Piano Faunistico Venatorio, fatto che impedisce il corretto svolgimento della pratica venatoria. Inoltre, il periodo di caccia per quasi tutte le specie (tra queste Frullino, Codone, Mestolone, Canapiglia, Combattente, Germano reale, Alzavola, Fischione, Folaga, Gallinella d’acqua, Quaglia, Beccaccia, Tortora, Allodola), è stato ampliato a dismisura senza tener conto del parere contrario dell’Istituto Superiore per la Ricerca e la Protezione dell’Ambiente. La Regione ha poi illegittimamente concesso la pre-apertura per alcune specie e l’addestramento cani in un periodo non idoneo. Non ha assoggettato come avrebbe dovuto il calendario venatorio a Valutazione di Incidenza Ambientale e non ha individuato nelle aree SIC e ZPS i principali punti di migrazione in cui vietare la caccia. Ha varato il calendario venatorio ben oltre il 15 giugno, data stabilita dalla legge. Anzi lo ha fatto a pochi giorni dall'avvio della stagione venatoria, rendendo così più difficile per le Associazioni esercitare in tempo l’opposizione a tali scelte. Ha sub-delegato alle Province la possibilità di allungare a febbraio la stagione venatoria, violando così le normative che impongono una gestione coordinata del prelievo; ha reso possibile illegittimamente l’uso delle munizioni di piombo e, infine, ed è forse l’aspetto più grave, il T.A.R. ha evidenziato come la Regione Abruzzo abbia mancato di tutelare la sua specie simbolo, l’Orso bruno marsicano, evitando di normare in maniera più stringente l’attività venatoria nelle aree di maggiore presenza della specie”.
Dichiara Dante Caserta, presidente f.f. del WWF Italia: “Si tratta dell’ennesima vittoria giudiziaria ottenuta sul tema della caccia in Abruzzo. In questi anni abbiamo avuto ben due pronunciamenti favorevoli della Corte Costituzionale, di cui uno, recentissimo, che ha finalmente abolito il famigerato comparto unico, oltre ad una decina di sentenze e sospensive tra T.A.R. e Consiglio di Stato, tutte vinte. Purtroppo devo constatare che solo grazie al nostro sforzo l’attività venatoria viene ricondotta nel solco della legalità nonostante i ricorsi siano stati sempre preceduti da lettere, diffide e appelli pubblici, rimasti tutti inascoltati. Ora la Regione Abruzzo, anche in vista dell’ormai prossima decisione sulla nuova stagione venatoria, è completamente al tappeto tenuto conto che il T.A.R., entrando nel merito proprio per indicare la strada per il futuro, ha censurato praticamente l’intero contenuto del calendario venatorio 2012/13. La parte più sconsolante della sentenza è quella relativa alla mancata tutela dell’Orso perché arriva in un momento così difficile per la specie. Da un lato si ripetono sterili proclami da parte della Regione sulla necessità di tutelare i pochi orsi rimasti, dall'altro il severo giudizio del T.A.R. chiarisce che gli sforzi per la conservazione possono essere vanificati anche dalle scelte filo-venatorie dell’Assessorato regionale e dello stesso tavolo tecnico che doveva essere costituito per tutelare la specie e non certo per favorire i cacciatori. Inoltre, voglio evidenziare l’incredibile caso dell’uso delle munizioni di piombo, i cui frammenti sono dannosi per l’uomo e per gli animali protetti in caso di ingestione. I proiettili al piombo sono stati reintrodotti con un tratto di penna sulla delibera di approvazione del calendario da parte della Giunta Regionale, contravvenendo, e cito le stesse parole del TAR, con una simile superficialità ad un profilo prescrittivo altamente delicato, che involge la (mancata) tutela della salute pubblica prima ancora delle specie protette. È ormai indifferibile una completa inversione nella direzione di marcia di un Assessorato che ha scommesso, sbagliando, sulla deriva filo-venatoria promossa dai suoi uffici”.
Anche Alex Caporale, vicepresidente degli Animalisti Italiani ONLUS, sottolinea l’importanza della sentenza e del lavoro svolto dalle Associazioni ambientaliste sul tema: “Solo le Associazioni ambientaliste stanno combattendo strenuamente la lotta per la sopravvivenza dell’importantissimo patrimonio faunistico abruzzese. Con noi abbiamo la stragrande maggioranza della popolazione che è stanca di vedere morire uccelli e mammiferi. Decine di migliaia di animali sono stati uccisi grazie a provvedimenti che si sono rivelati del tutto illegittimi e per questo coinvolgeremo presto la Corte dei Conti, visto che la fauna è patrimonio indisponibile dello Stato. Gli eventuali responsabili devono pagare direttamente per scelte totalmente difformi rispetto al dettato delle norme italiane e comunitarie poste a tutela della fauna”.

5.7.13

Taranto è in Europa!


Incontriamo Enzo Di Salvatore, professore di Diritto costituzionale all'Università degli Studi di Teramo, tra i promotori del convegno "Taranto è in Europa! La sentenza della Corte Costituzionale sul decreto 'salva-ILVA' e la politica ambientale dell'Unione Europea" che si svolgerà a Teramo il prossimo 16 luglio.

Perché un convegno sull’ILVA a Teramo?
Il caso Ilva è diventato ormai un caso emblematico: una sorta di metafora dei tanti problemi che investono l’intera questione ambientale. Io e i miei colleghi abbiamo deciso di organizzare un Convegno sull’Ilva a Teramo per più motivi: perché lavorando qui è per noi più agevole muoverci dal punto di vista della logistica; perché Teramo è, per così dire, un luogo in cui è possibile discutere dell’Ilva in modo – per quanto possibile – distaccato, obiettivo; perché, in fondo, Teramo è facilmente raggiungibile da ogni parte d’Italia; e soprattutto perché è necessario portare il problema “Taranto” fuori da Taranto. Divulgarlo, porlo all’attenzione dell’opinione pubblica.
Le adesioni al Convegno sono state molte e credo ci sarà una nutrita partecipazione di studenti, cittadini, esperti, politici, movimenti e associazioni. Insomma, sarà l’occasione giusta per confrontarsi e per discutere dei problemi che a partire da Taranto toccano i destini dell’ambiente e della salute. Mi preme ringraziare per questo Europe Direct, nostro partner nell’organizzazione del Convegno, il WWF, Legambiente, il Coordinamento nazionale No Triv, il Comitato Abruzzese per la Difesa dei Beni Comuni e la Banca dell’Adriatico.

Il caso ILVA ci allontana dall’Europa?
Il titolo del Convegno – “Taranto è in Europa!” – vorrebbe suggerire che il caso Ilva, come dice lei, ci allontana sicuramente dall’Europa e, però, al tempo stesso che la questione tarantina è una questione sì pugliese, sì nazionale, ma anche europea. Il punto esclamativo, invece, sta ad esprimere una preoccupazione che, credo, sia dentro ciascuno di noi: che Taranto, alla lunga, possa essere lasciata sola.

Perché l’Italia presenta problemi ambientali così gravi? È dovuto ad una carenza legislativa o è più un fatto culturale?
Direi ad entrambe le cose. La normativa esistente è frammentaria e a volte lacunosa. Troppo spesso si interviene all’occorrenza, sporadicamente. E quando questo accade non sempre è per accordare all’ambiente una tutela maggiore. Prova ne è che il “decreto del fare”, approvato di recente dal Governo, stabilisce che, in ordine all’inquinamento delle acque sotterranee, chi inquina può anche … non pagare, qualora l’eliminazione della fonte di inquinamento non sia “economicamente sostenibile”. A tutto questo si aggiunga, poi, il “fatto culturale”. Qualche anno fa tenni una serie di lezioni in Sicilia a dipendenti della pubblica amministrazione. Le lezioni avevano ad oggetto i servizi pubblici locali in Francia, in Germania e in Inghilterra. Mi ritrovai a trattare della gestione dei rifiuti ad un’aula praticamente deserta. Erano tutti sul terrazzo dell’edificio che ci ospitava a parlare, scherzare, fumare. Irritato chiesi spiegazioni per quel comportamento e la risposta fu: “Professore, da noi non funziona così e non potrà mai funzionare così”.

Lei segue da sempre il tema della petrolizzazione dell’Abruzzo. Secondo lei, a che punto siamo? Si riuscirà a salvaguardare concretamente questo territorio?
Dal mio punto di vista siamo all’anno zero. Ma il tempo delle Regioni è ormai scaduto: la classe politica regionale non è stata in condizione di risolvere adeguatamente il problema e i margini di intervento – per una serie di ragioni – si sono ormai ristretti. A mio parere, la questione non può che essere posta ormai a livello nazionale. Per questo, il Coordinamento Nazionale No Triv ha inviato di recente una lettera a tutti i parlamentari chiedendo loro di intervenire sul decreto sviluppo, con cui si sono riattivati i procedimenti autorizzatori bloccati nel 2010. Contestualmente, inoltre, ha chiesto con forza una nuova legge sugli idrocarburi. SEL e il M5S hanno raccolto l’invito e al momento una Commissione di esperti sta lavorando per risolvere il problema.
Per quanto mi riguarda ho dato piena disponibilità a collaborare. Il mio impegno e quello dei colleghi è sicuramente incondizionato. Quello che, però, mi preoccupa è che il progetto non si trasformi in legge. Perché questo accada occorrerebbe un accordo politico tra le diverse forze presenti in Parlamento. E su questo non sono affatto fiducioso.

Quale può essere il ruolo del mondo accademico nella tutela ambientale?
Questo è un punto assai delicato. Una volta sentii affermare un collega che la scienza ha un compito etico da perseguire. Dissento completamente da questa affermazione. Etica e scienza non possono andare a braccetto. Ciò non vuol dire, però, che la scienza debba restare rinchiusa nel suo recinto, dentro le biblioteche e nelle stanze dell’Università. Credo che il miglior servigio che la scienza possa rendere al prossimo, senza per questo abdicare alla sua missione, sia quello di divulgare la conoscenza, renderla patrimonio di tutti.

Il WWF da sempre sostiene che le battaglie ambientali vadano condotte sui territori, ma che necessitano anche di strategie e politiche nazionali, se non internazionali. Da studioso della materia, è d'accordo?
Sono perfettamente d’accordo. Ormai il diritto internazionale e il diritto dell’Unione europea incidono su tutto. Gli Stati hanno progressivamente trasferito in capo ad organizzazioni sovranazionali gran parte delle loro competenze. E questo è accaduto anche in materia ambientale. Nelle mani dei Parlamenti nazionali residua ormai ben poco e qualunque legge si volesse scrivere in materia ambientale dovrebbe tenere conto di ciò.