3.11.12

Apertura del centro storico alle macchine? Non è la soluzione


Nei giorni scorsi, alcuni commercianti della nostra città hanno avanzato la richiesta di riaprire le strade attualmente chiuse al traffico del centro storico come risposta alla crisi che sta attraversando il settore del commercio a Teramo.
Si tratta di una richiesta che non può essere accolta acriticamente e che è destinata ad animare (almeno si spera) un dibattito cittadino.
Attualmente la nostra città ha un numero molto limitato di strade vietate alle macchine: a parte il Corso San Giorgio (chiuso ormai da decenni), solo Piazza Martiri della Libertà, Piazza Orsini, Corso Cerulli e via Capuani.
In pratica il transito delle auto è vietato su poche centinaia di metri della rete stradale cittadina. Risulta impossibile credere che un divieto così limitato sia responsabile del crollo delle vendite.
La crisi che colpisce il commercio teramano si inquadra nel periodo di crisi economica che l’Italia sta attraversando e che sta riducendo fortemente i consumi.
L’aver poi consentito l’apertura di un centro commerciale proprio alle porte di Teramo non ha certo aiutato il commercio cittadino che si è trovato a dover fare i conti con una forte concorrenza a pochi chilometri.
A questo si aggiunge la continua deregulation del settore del commercio a tutto vantaggio delle grandi catene di ipermercati. L’aver consentito l’apertura nei giorni festivi, ad esempio, premia ovviamente la grande distribuzione e penalizza il piccolo commercio che non riesce a garantire l’apertura degli esercizi commerciali 7 giorni su 7.
Non si può pensare di fermare queste tendenze semplicemente consentendo di arrivare in macchina fin dentro ai negozi!
Al contrario, da un lato sono necessarie differenti politiche nazionali e regionali sul commercio, dall’altro devono essere messe in atto azioni per invogliare la permanenza nel centro cittadino.
Una città non può essere ridotta ad un insieme di strade su cui muoversi sempre ed esclusivamente in auto. Una città è fatta di luoghi d’incontro e condivisione, di occasioni di socializzazione e svago. Tra queste vi è sicuramente anche l’offerta commerciale che però deve inquadrarsi in una vita sociale e culturale di comunità, caratterizzata da scelte tese ad accrescere la qualità della vita con meno impatto ambientale, inquinamento, rumore e traffico e più (vere) piste ciclabili, percorsi pedonali ed aree verdi.
Sarebbe utile che in città si sviluppasse un confronto su questi temi e su come mettere in atto scelte coraggiose ed innovative per invertire una tendenza al declino che ci sta caratterizzando ormai da diversi anni.