28.10.12

Diventa ecovolontario del WWF


Diventa ecovolontario del WWF!
Ecco l'invito della nuova campagna di affissioni lanciata dal WWF Teramo.
Ricordiamo sempre che chi vuole diventare socio o attivista del WWF può scrivere a teramo@wwf.it.

Una bella giornata con il WWF




Per Biodiversamente 2012, il WWF Teramo ha organizzato una passeggiata per conoscere la natura presente in città. Partendo dai giardini di viale Mazzini (i famosi Tigli) siamo arrivati al lungofiume del Vezzola.
Ci ha guidati il Prof. Serafino Di Bonaventura che ha illustrato le varietà vegetazionali incontrate. 

27.10.12

Biodiversamente a Teramo



Sabato 27 e domenica 28 ottobre torna “Biodiversamente”, terza edizione del Festival dell’ecoscienza organizzato dal WWF Italia in collaborazione con l’Associazione Nazionale Musei Scientifici (ANMS).
Escursioni, visite a musei ed orti botanici, eventi, laboratori e mostre in tutta Italia segneranno questo fine settimana all’insegna della ricerca naturalistica.
Il WWF Teramo aderisce all’iniziativa ed ha organizzato un programma di attività.

Sabato 27 ottobre
Banchetto informativo con mostra WWF.
Corso San Giorgio a Teramo. Orario: 10/13 e 17/20.
Domenica 28 ottobre
a) Teramonatura: Passeggiata guidata per Teramo alla scoperta della sua biodiversità.
Un esperto naturalista ci guiderà attraverso il patrimonio verde della nostra città, dal centro fino ai parchi fluviali. Orario: 10/12:30
Appuntamento ore 9:45 al centro dei “Giardini dei Tigli” in viale Mazzini a Teramo
b) Escursione alle Centofonti – anello del Fosso dell’Acero. Organizzata in collaborazione con Mountain Wilderness.
Classica escursione sui Monti della Laga con sorgenti, torrenti, cascate e grandi panorami sul Gran Sasso.
Località di partenza ed arrivo: Cesacastina (1140 m). Dislivello: 800 m circa. Tempo: 4 ore. Difficoltà: E; escursione in cui prevale lo sviluppo sul dislivello, con pendenze moderate.
Appuntamento ore 8,00 davanti al bar ristorante Monte Gorzano a Cesacastina (appena entrati nel paese)

“La tutela della biodiversità della nostra provincia”, dichiara Pino Furia, Presidente WWF Teramo “è un elemento che ha sempre caratterizzato l’azione del WWF teramano. Quest’anno, oltre al banchetto informativo di sabato, per domenica 28 ottobre abbiamo voluto organizzato due diverse passeggiate: una nel cuore di Teramo alla ricerca del patrimonio naturale presente nella nostra città; una, più impegnativa, organizzata insieme all’Associazione Mountain Wilderness, alle Centofonti sui Monti della Laga. Si tratta di attività differenti, ma che hanno come comune denominatore la biodiversità purtroppo a rischio, sicuramente nelle aree urbane dove gli spazi verdi si restringono sempre più, ma a volte anche in montagna”.

Primo stop alla caccia a Cervo e Capriolo in Abruzzo

.Il WWF esprime piena soddisfazione per il parere del Collegio delle Garanzie Statutarie della Regione Abruzzo che ha riconosciuto l'invasione di campo esercitata dalla Giunta Regionale sulle prerogative del Consiglio Regionale per quanto riguarda l'apertura alla caccia a Cervo e Capriolo.
Da subito il WWF aveva segnalato le numerose incongruenze e le gravissime illegittimità del regolamento approvato dalla Giunta regionale, come, ad esempio, la possibilità per le province di autorizzare l'ingresso dei cacciatori nelle aree protette per sparare. Tale aspetto è contrario addirittura alla legge nazionale sui parchi 394/91.
Dichiara Dante Caserta, vicepresidente nazionale del WWF: “In questi pochi anni la Giunta Chiodi, l'Assessore Febbo e i dirigenti dell'Assessorato Agricoltura hanno subito plurime bocciature da ogni organismo di garanzia chiamato a verificare la legittimità dei loro atti in materia di caccia. Prima il TAR, poi addirittura la Corte Costituzionale, ora anche il Collegio delle Garanzie Statutarie della stessa Regione Abruzzo sanciscono il fallimento di questa politica venatoria. È possibile continuare in questo modo a gestire il prezioso patrimonio naturalistico della nostra regione? Chiediamo al Presidente Chiodi di revocare immediatamente la Delibera contestata poiché altrimenti la Regione Abruzzo rischia una nuova sconfitta davanti al TAR a cui dovremo comunque ricorrere visto che il parere del Collegio, seppur autorevole, non produce automaticamente l'annullamento della delibera. È un appello che lanciamo anche per evitare ulteriore sperpero di denaro pubblico, visto che un ricorso al TAR impegnerebbe gli uffici regionali e l'avvocatura che sono pagati dai contribuenti. È una delibera palesemente illegittima, ma, soprattutto, contraria alla sensibilità della stragrande maggioranza dei cittadini abruzzesi e dei turisti che vuole vedere nei nostri parchi e nel resto del territorio animali liberi e non personaggi con un'arma a tracolla”.

22.10.12

I Vescovi contro la deriva petrolifera

Nuovo documento dei Vescovi della Conferenza episcopale abruzzese e molisana che denunciano il pericolo della deriva petrolifera nella nsotra regione.

Noi, Vescovi delle Chiese che sono in Abruzzo e Molise, ancora una volta leviamo alta la voce per denunciare le ferite delle nostre terre, minacciate da progetti di “sviluppo” che sono invero segnati da gravi rischi ambientali, socio-economici e umani, in cui viene meno la tutela della vita e la custodia del creato, dono di Dio e impegno morale di tutti gli uomini e le donne di buona volontà.
Ci riferiamo, in particolar modo, ai progetti di sfruttamento energetico, in particolar modo petrolifero su cui ci siamo già pronunciati come Conferenza episcopale regionale nel 2008 e, mediante l’intervento di alcuni di noi o tramite gli uffici da noi delegati, in varie occasioni nel corso di questi ultimi anni. In luogo di una vera conversione a progetti di crescita sostenibile, in ascolto della voce dei territori e delle popolazioni di cui abbiamo la cura pastorale si confermano e si aggravano le scelte più rischiose per la salute e il benessere di tutti.
La stessa promessa di uno sviluppo economico viene a cadere di fronte alla grave situazione economica e sociale, ancora nel pieno della crisi che investe il nostro Paese e, in particolar modo, la nostra Regione: con l’eventuale realizzazione dei progetti di sfruttamento energetico non si sanerebbe la ferita della disoccupazione e della recessione, si accrescerebbe il senso di abbandono e di sopraffazione che le nostre genti percepiscono di fronte a chi esercita poteri decisionali, si avanzerebbe nella spogliazione del nostro ambiente naturale e della nostra economia agricola e turistica, in maniera irreversibile e irresponsabile.
Come afferma il recente documento della Cei in occasione della 7a giornata nazionale per la salvaguardia del Creato (Educare alla custodia del creato per sanare le ferite della terra) noi non possiamo dimenticare le ferite di cui soffre la nostra terra, che possono essere guarite solo da coscienze animate dalla giustizia e da mani solidali. Guarire è voce del verbo amare, e chi desidera guarire sente che quel gesto ha in sé una valenza che lo vorrebbe perenne, come perenne e fedele è l’Amore che sgorga dal cuore di Dio e si manifesta nella bellezza del creato, a noi affidato come dono e responsabilità. Con esso, proprio perché gratuitamente donato, è necessario anche riconciliarsi quando ci accorgiamo di averlo violato. Questo compito comune veda coinvolti tutti, in particolar modo coloro che, a livello locale, regionale e nazionale, hanno ricevuto il mandato di governare lo sviluppo del territorio.
Perché agiscano in nome del bene comune e non di una singola parte, prestando ascolto al grido della nostra terra, del nostro mare, del nostro cielo: in essi riconosciamo la presenza di Dio, come ci ricorda il “Cantico delle creature” del santo patrono d’Italia Francesco d’Assisi. Allora il nostro grido comune si muterà in canto di lode e di grazie, perché consapevoli di aver realizzato un passo in avanti nella concordia tra noi e quella parte della creazione che ci è stata affidata, per cui essere degni della nostra chiamata più grande: «Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.

Domani al Comitato VIA 2 permessi di ricerca di idrocarburi


Domani, martedì 23 ottobre, al Comitato VIA va in discussione l'assoggettabilità a Valutazione di Impatto Ambientale di due permessi di ricerca di idrocarburi che riguardano la nostra provincia.
I due permessi sono "Villa Mazzarosa" che interessa il territorio dei comuni di PinetoRoseto degli Abruzzi e "Villa Carbone" che interessa il territorio dei comuni di Bellante, Canzano, Castellalto, Cellino Attanasio, Cermignano, Mosciano Sant'Angelo, Notaresco e Teramo.
Su entrambe le richieste il WWF Abruzzo ed il WWF Teramo hanno presentato approfondite osservazioni e domani saranno al Comitato VIA per ribadire le considerazioni svolte.

21.10.12

Preparatevi: torna Biodiversamente!

Sabato 27 e domenica 28 ottobre torna in tutta Italia Biodiversamente.
Giunta alla sua terza edizione, la manifestazione si conferma come appuntamento di rilievo in cui il WWF valorizza la ricerca scientifica come uno degli elementi chiave di una economia sana che si basi sulla valorizzazione del nostro patrimonio ambientale e culturale.
In virtù della partnership con l’Associazione Nazionale Musei Scientifici (ANMS) e la partecipazione attiva della rete WWF anche quest’anno sono tanti i Musei di Scienze Naturali, Orti Botanici, Acquari, Oasi e strutture locali del WWF che, il 27 e il 28 ottobre, daranno vita a iniziative speciali: laboratori interattivi, escursioni, viaggi virtuali nel tempo e nello spazio sotto la guida di noti ricercatori ed appassionati.
Il WWF Teramo ha in programma due iniziative per domenica 28 ottobre.
Nei prossimi giorni ne saprete di più!

Attentato alle guardie WWF

Una notizia che ci ha molto colpito, anche se i fatti si sono verificati lontano dalla nostra provincia.
A Lumezzane, in provincia di Brescia, una delle zone d’Italia dove la caccia è maggiormente diffusa, ignoti hanno tranciato i tubi dell’impianto frenante dell’autovettura di servizio di alcuni volontari del WWF impegnati nella vigilanza venatoria.
Le guardie WWF erano in servizio antibracconaggio ed avevano appena sorpreso un cacciatore capannista che esponeva richiami di fringuello e peppola (specie protette) ed aveva abbattuto 7 fringuelli, utilizzando anche un richiamo elettroacustico.
Al ritorno alla vettura le guardie risalivano in macchina e si dirigevano a valle lungo il ripido tracciato, alla prima curva la guardia che dirigeva la vettura si accorgeva che il freno non rispondeva ai comandi e solo grazie alla prontezza di riflessi azionava il freno a mano.
La macchina effettuava un testacoda fermandosi sul limite di un precipizio. Dalle successive verifiche risultava che l'impianto frenante era stato manomesso.
“L’episodio è di una gravità inaudita. Chi ha manomesso i freni voleva chiaramente uccidere le guardie. La strada è ripidissima e se non fosse stato per l'abilità del conducente l’auto sarebbe precipitata con conseguenze che si possono immaginare”, sostiene Antonio Delle Monache coordinatore delle guardie WWF della Lombardia.
Nel mese di ottobre le guardie WWF hanno denunciato 13 cacciatori per aver abbattuto animali protetti o per aver utilizzato richiami elettromagnetici. Oltre 100 gli animali protetti sequestrati. Tutti gli interventi sono stati coordinati con le forze dell'ordine (polizia provinciale, Corpo Forestale dello Stato, carabinieri e polizia di stato).
“Esistono zone franche in provincia di Brescia dove i bracconieri fanno quello che vogliono”, continua Delle Monache, “ma non ci lasceremo intimorire. Continueremo nella nostra opera, sempre condotta con la massima responsabilità e correttezza. Vorremmo che questo grave episodio faccia riflettere le Associazioni venatorie: prendano le distanze dal bracconaggio e si termini con accuse strumentali alla vigilanza volontaria ed agli organi istituzionali impegnati per il ripristino della legalità”.
Agli amici del WWF della Lombardia va tutta la nostra solidarietà ed il ringraziamento per quanto fanno per salvaguardare l’ambiente.

11.10.12

Il TAR conferma ed amplia la bocciatura del calendario venatorio abruzzese


È stata pubblicata oggi l’ordinanza del TAR di L'Aquila che, confermando il proprio decreto urgente dell’8 settembre, ha accolto la richiesta di sospensiva di gran parte del calendario venatorio della Regione Abruzzo avanzata dal WWF e dagli Animalisti Italiani.
Pertanto:
- è vietata la caccia a Quaglia, Tortora, Allodola, Beccaccia, Marzaiola, Beccaccino, Moriglione e Pavoncella;
- è vietata la caccia a tutte le specie (quindi l'attività venatoria è vietata completamente) nell'area del Piano d’Azione di Tutela dell’Orso Marsicano (PATOM);
- è vietata la caccia a tutte le specie (quindi l'attività venatoria è vietata completamente) nelle decine di Siti di Interesse Comunitario e Zone di Protezione Speciale presenti nella regione Abruzzo.
Non solo: il TAR ha ulteriormente censurato il calendario venatorio voluto dalla Regione, accogliendo le tesi delle Associazioni, suffragate dal parere dell’ISPRA, in merito alla necessità di utilizzare munizioni con pallini privi di piombo in aree a rischio per determinate specie.
Dichiara Dante Caserta, vicepresidente del WWF Italia: “Oggi è un gran bel giorno per la fauna abruzzese. Vengono accolte dalla magistratura amministrativa le nostre tesi. È l’ennesima sconfitta sulla caccia inanellata dalla Regione Abruzzo che su questa materia rimedia continue brutte figure. Speriamo che questa bocciatura faccia riflettere la Giunta regionale ed i partiti che la sostengono sulla necessità di gestire l’attività venatoria in maniera corretta, ritirando, ad esempio, l’atto con il quale è stata recentemente aperta la strada alla caccia di cervi e caprioli nella nostra regione”.

Il Fratino: da Torre di Cerrano a Santa Margherita di Savoia


Elaborazione di Adriano De Ascentiis

E’ tempo di migrar … lo diceva D’Annunzio per le greggi riportando all’uomo ciò che gli animali hanno nel loro istinto.
La migrazione tra l’Abruzzo e la Puglia è la più frequente per una specie di piccolo uccello, il Fratino (Charadrius alexandrinus) che frequenta le nostre spiagge.
Specie divenuta rara ed in pericolo di estinzione a causa dell’uso massivo che facciamo delle aree costiere adriatiche.
Nei giorni scorsi si sono registrate in forma scientificamente certa e definitiva le prime osservazioni di fratini inanellati in Abruzzo che si sono mossi in una regione più meridionale (Puglia). Diversi fratini inanellati in Abruzzo erano stati osservati nelle Marche e uno addirittura in Croazia, così come alcuni individui inanellati nelle Marche e in Emilia Romagna erano stati osservati in Abruzzo. Questo ulteriore dato conferma che quella del Fratino è una meta-popolazione adriatica: Questa nuova scoperta sicuramente avvierà un nuova visione di approccio gestionale della specie che d’ora in poi dovrà essere transadriatico.
Sono anni oramai che WWF e Stazione Ornitologica Abruzzese Onlus monitorano le spiagge abruzzesi per valutare la consistenza e lo stato di una specie oltremodo interessante come quella del Fratino e da qualche anno ciò avviene anche con il supporto e la copertura, soprattutto in termini di applicazione concreta dei risultati, dell’Area marina Protetta Torre del Cerrano.
Sono state avviate campagne di inanellamento in accordo con l’ISPRA-Istituto Superiore per la Ricerca e la Protezione dell'Ambiente al fine di valutare gli spostamenti che la specie effettua durante le migrazioni al fine di operare una strategia comune di rete territoriale volta a migliorare lo stato e la conservazione dei luoghi strategici per la biologia della specie su tutto il territorio nazionale ed internazionale. L’inanellamento è una operazione di posizionamento di un piccolo anello colorato intorno alla zampina dell’animale attraverso una operazione di cattura e rilascio immediato, assolutamente indolore per l’uccello, che consente poi, laddove venga osservato quello stesso uccello con un binocolo in qualunque parte del mondo, di capire quali siano stati gli spostamenti che ha effettuato ed avere così importanti dati per la ricerca e di conseguenza per agire con sistemi più efficaci di protezione.

Foto di Marco Cirillo
Presentazione del Progetto C.al.it
Lunedì 15 ottobre alle ore 10 sarà presentato a Silvi, presso il Circolo Nautico, il progetto europeo di cui l'Area Marina Protetta Torre del Cerrano è capofila.
Il progetto presentato a finanziamento nel programma Life lo scorso 25 novembre, è denominato C.al.it (Charadrius alexandrinus in Italy), ed è composto da una cordata di dieci amministrazioni dal Comune di Venezia al Comune di Vasto, passando per Fano, Fermo e Senigallia, interessando San Benedetto con la Riserva della Sentina e Torino di Sangro con la Riserva della Lecceta oltre ai due grandi parchi: il Conero e il Delta del Po con il CFS.
Dieci amministrazioni che in partenariato tra loro e garantendo il 50% del finanziamento complessivo di un milione e mezzo di euro, hanno presentato entro la scadenza del 26 settembre scorso il progetto all'Unione Europea con la richiesta di finanziamento. Ci sono voluti più di tre anni per mettere a punto la stesura finale del progetto che si occupa del piccolo uccellino in estinzione come un simbolo di una costa da salvaguardare dal cemento e dalla utilizzazione non sostenibile a fini turistici.
Hanno collaborato alla stesura del progetto associazioni come la SOA-Stazione Ornitologica Abruzzese o studi come Diatomea di Fermo o Accipiter di Venezia, professionisti ed ornitologi di fama ed esperti in progettazione europea, tutti accomunati da un solo interesse: quello di trovare le risorse per lavorare seriamente alla protezione e valorizzazione dei luoghi naturali più belli della costa adriatica italiana.

Il Progetto
Il progetto prevede cinque anni di lavoro a partire dal 2013 e coinvolge gli ambienti naturali più importanti nell'arco della costa Adriatica italiana tra cui il Parco del Conero, la Riserva Lecceta di Torino di Sangro, il Corpo Forestale dello Stato, con le pinete e aree dunali di Ravenna nel Parco del Delta del Po, e molti altri siti di Interesse Comunitario che vedono proponenti Comuni come quelli di Venezia e Vasto (Ch), Senigallia (An), Fermo e Fano (Ps), fino al Comune di San Benedetto del Tronto che, con la Riserva Naturale della Sentina affianca l'AMP Torre del Cerrano nel coordinamento del progetto.
Tutela, conservazione e ripristino delle aree dunali, così come ricostruzione con tecniche di ingegneria naturalistica dei tratti di duna danneggiati. Questi sono gli interventi previsti nel progetto a tutela degli habitat riproduttivi del Fratino ma anche e soprattutto, saranno i programmi di valorizzazione, informazione ed educazione ambientale, le parti di progetto che caratterizzano i tanti interventi previsti, oltre ovviamente all'aspetto di ricerca e monitoraggio scientifico necessariamente presente.
La somma complessivamente richiesta è di circa 1 milione e mezzo di Euro ed ogni partner avrà a disposizione una somma che si aggira intorno ai 100-300mila Euro in cinque anni.
Si tratta di un progetto che ha richiesto un forte impegno organizzativo visto l'enorme numero di partner. Situazione questa, che per un progetto Life è alquanto insolita ma, visto l'oggetto della tutela non poteva essere altrimenti. Il Fratino migra da nord a sud lungo la penisola, verso il nord Europa e verso l'Africa, e intervenire in un solo punto della costa Adriatica avrebbe comportato ben poche possibilità di avere risultati soddisfacenti.
Non resta che aspettare comunque fiduciosi i primi mesi del 2013 quando la Commissione Europea pubblicherà i risultati del bando life di quest'anno sperando nell'accoglimento dell'istanza dell'AMP Torre del Cerrano.

6.10.12

Febbo ci denuncia (forse, eventualmente, chissà...)


Mettetevi comodi che avrete bisogno di un po’ di tempo per leggere tutto.
Questa mattina l’Assessore regionale alla caccia Mauro Febbo ha emesso il seguente comunicato.
  
CACCIA, FEBBO: NON ESCLUDO DI RIVOLGERMI ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA
L’Assessore regionale replica alla campagna denigratoria e alle notizie infondate sulle politiche venatorie
CHIETI 06/10/2012 – “Il consigliere Acerbo, supportato da WWF e animalisti, continua nella sua opera di mistificazione dei fatti rappresentando agli organi di stampa situazioni assolutamente false, peraltro contraddette chiaramente da leggi e regolamenti esistenti. L’Assessore regionale alla Caccia, Mauro Febbo torna a replicare alle critiche mosse alla politica venatoria abruzzese per fare alcune doverose precisazioni ma soprattutto per sgomberare il campo da ogni possibile dubbio.
“Gli “Indirizzi generali per la gestione delle popolazioni di cinghiale e principi generali per la gestione delle popolazioni di cervo e caprioli” – prosegue Febbo - approvati con delibera di G.R. n. 605 del 1/9/2011, come è chiaro anche dal titolo, non costituiscono regolamento, pertanto non devono essere sottoposti al vaglio del consiglio regionale.
L’articolo 2 della Legge Regionale 10/2004, Normativa organica per l'esercizio dell'attività venatoria, la protezione della fauna selvatica omeoterma e la tutela dell'ambiente, elenca chiaramente le funzioni amministrative degli organi regionali e precisa che il Consiglio regionale esercita le funzioni amministrative di programmazione e di coordinamento ai fini della pianificazione faunistico-venatoria, la Giunta regionale esercita le funzioni amministrative concernenti il controllo, i compiti d'indirizzo, di promozione, di divulgazione, di regolamentazione e coordinamento delle attività venatorie nonché il potere sostitutivo nei casi previsti dalla legge.
Trattandosi pertanto di indirizzi, l’organo competente alla loro adozione era ed è la Giunta Regionale, per cui non sussiste nessun problema relativo alla conformità all’articolo 13 dello Statuto, come denuncia Acerbo (il WWF e gli animalisti), creando un allarmismo ingiustificato circa la legittimità dell’operato della Giunta regionale e del sottoscritto.
Inoltre – sottolinea l’Assessore regionale - se il Consigliere Acerbo (il WWF e gli animalisti) avesse letto con attenzione gli Indirizzi, avrebbe ben compreso che gli stessi riguardano la gestione degli ungulati e non solo il prelievo. L’attività di gestione, che consiste principalmente nella rilevazione della distribuzione della popolazione e nei censimenti, com’è ovvio, va svolta su territori omogenei dove la specie vive, perché gli animali selvatici non conoscono confini amministrativi: è quindi necessaria un’azione congiunta di Regione, Province ed Enti gestori delle aree protette, come gli Indirizzi chiaramente prevedono.
Che poi la conservazione delle specie si realizzi all’interno delle aree protette, ove è vietata la caccia, mentre all’esterno si può esercitare il prelievo venatorio è già stabilito dalla normativa in vigore (la L. 394/91 per le aree protette e la L. 157/92 per la protezione della fauna ed il prelievo venatorio) a cui gli Indirizzi sono conformi. Inoltre, in relazione alla presunta azione di reintroduzione e ripopolamento della specie cinghiale che sarebbe “sottintesa” negli Indirizzi, anche in questo caso è la stessa L.R. 10/04 che esclude tale possibilità, come peraltro ricorda lo stesso Acerbo.
Mi chiedo allora, quando il consigliere Acerbo (il WWF e gli animalisti) afferma che di fatto sarà aperta la caccia anche a cervi e caprioli e sarà affidato alle Province di autorizzare l’ingresso dei cacciatori in aree protette (sic!!!!!), se lo fa perché non ha assolutamente compreso la materia o perché volutamente manipola i fatti?
Mi meraviglio anche di come Acerbo e gli altri sottoscrittori dell’istanza al Presidente del Collegio delle Garanzie Statutarie non siano a conoscenza delle più elementari nozioni di gerarchia delle fonti e ritengano che degli Indirizzi possano modificare la normativa nazionale e regionale esistente, quando gli stessi Indirizzi sono stati invece adottati nel rispetto e in conformità della normativa vigente.
Infine, per quanto riguarda la mancata previsione di azioni di prevenzione dei danni alle colture e degli incidenti stradali negli Indirizzi, si ricorda che essi prevedono la predisposizione di un piano quinquennale di gestione, con il parere vincolante dell’ISPRA: l’adozione di misure idonee ed efficaci di gestione, comprese le azioni di prevenzione danni ed incidenti, non avviene con gli Indirizzi ma attraverso uno strumento operativo quale è il piano quinquennale.
È quindi evidente l’intento del Consigliere Acerbo (di WWF e animalisti) – conclude Febbo - di strumentalizzare qualsiasi atto provenga dall’Assessorato e dalla Direzione all’Agricoltura e alla Caccia, l’operato dei quali viene costantemente e puntualmente contestato come se vi fosse un’unica cabina di regia, attraverso atti o comunicati stampa che spesso e volentieri danno informazioni false, errate o infondate, al punto che gli uffici competenti stanno valutando la possibilità di un’eventuale segnalazione alla Procura della Repubblica. Si tratta di una soluzione estrema, contraria alla mia visione della politica e dell’attività amministrativa, ma che si potrebbe rivelare necessaria per ristabilire la verità ed una corretta visione dei fatti”.

La risposta del WWF Abruzzo in un comunicato lanciato subito dopo le dichiarazioni dell’Assessore.

CACCIA A CERVO E CAPRIOLO: FEBBO ANNUNCIA UN POSSIBILE ESPOSTO IN PROCURA.
Il WWF: vada pure in Procura! Capiamo il nervosismo, difficile spiegare ai cittadini abruzzesi che si vuole aprire la caccia a cervo e capriolo entro il 31/12/2013.
Se Febbo non lo fa, ci pensa il WWF a divulgare un significativo estratto delle sue decisioni.

Il WWF è appena venuto a conoscenza di alcune dichiarazioni dell’Assessore Febbo che, sulla questione della caccia al Cervo e al Capriolo, afferma “che gli uffici competenti stanno valutando la possibilità di un’eventuale segnalazione alla Procura della Repubblica” per denunciare quello che sarebbe un complotto organizzato da una “cabina di regia” che vorrebbe screditare l’Assessorato.
Il WWF invita caldamente l’Assessore e i suoi uffici ad andare realmente in Procura auspicando che portino con loro le sentenze del TAR Abruzzo e della Corte Costituzionale che negli ultimi anni hanno sonoramente bocciato la gestione venatoria dell’Assessore, della Giunta regionale e della Regione. Così sarà più semplice per il giudice farsi un’idea dello stato della caccia in Abruzzo.
Il WWF certo non si fa intimidire da tali affermazioni e si chiede se il Governatore Chiodi e gli altri membri della Giunta condividono i toni, i contenuti ed i metodi di confronto usati dall’Assessore Febbo nella sua nota.
È evidente il tentativo di buttarla “in rissa” per far perdere di vista i reali contenuti della Delibera di Giunta Regionale che l'Assessore non riesce a rivendicare pubblicamente.
Febbo sostiene, tra l’altro, che l’attività di gestione da lui promossa consisterebbe principalmente “nella rilevazione della distribuzione della popolazione e nei censimenti”.
Visto che le parole scritte negli atti ufficiali sono spesso più chiare delle parole dettate ai giornali anche da autorevoli rappresentanti delle Istituzioni, pensiamo sia utile proporre un semplice estratto del provvedimento da cui si evince chiaramente che Febbo vuol far sparare a cervi e caprioli anche nelle aree protette con semplice autorizzazione delle province, il tutto entro il 31/12/2013. Per carità, sempre dopo i censimenti... Il WWF si opporrà a questa mattanza.

Riproduciamo significativi estratti del documento approvato dalla Giunta per permettere a tutti di farsi un'idea di quelle che sono le intenzioni dell'Assessore Febbo e della Giunta.
Il documento in forma completa può leggersi qui: http://bura.regione.abruzzo.it/singolodoc.aspx?link=2012/Ordinario_51_31.html

Art.3
Il prelievo venatorio degli ungulati può essere effettuato esclusivamente con le seguenti modalità:
- Cinghiale: in forma collettiva, braccata e girata, in forma individuale con tecniche selettive o con altre forme;
- Cervidi: esclusivamente in forma individuale con tecniche selettive, quali la cerca e l'aspetto, senza l'utilizzo dei cani, con esclusione di qualsiasi forma di battuta o braccata. È ammesso l'utilizzo dei cani da traccia esclusivamente per il recupero di capi feriti. A tale scopo i cani utilizzati devono essere in possesso di specifica abilitazione rilasciata dall’Ente Nazionale Cinofilia Italiana – ENCI - e il conduttore deve essere in possesso del requisito di cui al successivo art. 5 comma 1 lett. f).

Art.6 commi 3 e 4
3.Le Province adottano Piani di Prelievo Annuale per ciascuna delle specie di cervidi.
4. I Piani di Prelievo Annuale devono contenere:
a) i dati dei censimenti annuali;
b) l’individuazione delle “aree di prelievo”;
c) il numero dei capi oggetto di prelievo, suddiviso per specie, classi di sesso ed età;
d) l’indicazione delle modalità e dei tempi di prelievo definiti coerentemente alle linee guida ISPRA e alla normativa vigente;
e) le modalità di redazione della relazione finale sul risultato dei prelievi, che indichi: il numero dei capi abbattuti distinto per classi di età e sesso, la comparazione con il Piano di Prelievo Annuale
autorizzato, i dati biometrici dei capi abbattuti e lo stato sanitario della popolazione.

Art. 7
(Armi da impiegare per il prelievo in forma selettiva dei cervidi)
Il prelievo selettivo dei cervidi può essere effettuato utilizzando esclusivamente armi con canna ad anima rigata a caricamento singolo manuale, munite di cannocchiale di puntamento.

Art.18 comma 4
I cacciatori a singolo possono operare in regime di normale attività venatoria nei territori espressamente previsti dalle Province; essi, inoltre, previa specifica autorizzazione delle Province, possono essere utilizzati per interventi di controllo numerico della specie al di fuori del periodo cacciabile anche nelle aree vietate alla caccia quali Istituti Faunistici, Parchi Naturali e simili, nel rispetto delle linee guida dell'ISPRA.

Art. 21
(Norme finali)
1. Le Province predispongono o adeguano i propri regolamenti in materia di caccia alle presenti linee guida, entro il 31.12.2013.

Per chiudere (almeno per ora), pubblichiamo anche la risposta del Consigliere regionale del PRC Maurizio Acerbo all’Assessore Mauro Febbo.

FEBBO APRE LA CACCIA A CERVI E CAPRIOLI, MA NON VUOLE CHE SI DICA
L’assessore Febbo (ma la responsabilità è di Chiodi e di tutta la giunta che gli votano i provvedimenti) apre la caccia ai cervi e ai caprioli ma non vuole che si sappia in giro.
Colto col dito sul grilletto l’assessore Febbo ha una evidente crisi di nervi.
In due giorni l’assessore mi ha dato prima dell’ignorante poi addirittura minaccia di rivolgersi ai magistrati.
Finalmente un’esponente del PDL che annuncia di volersi recare spontaneamente in una Procura!
La cosa incredibile è che io presento un ricorso in cui contesto a Febbo che i suoi “indirizzi” contrastano con la normativa vigente e lui mi risponde invocando la gerarchia delle fonti. In pratica sostiene che ho ragione, ma non lo ha capito.
Si sa che il PDL è a caccia dei voti dei cacciatori, ma purtroppo l’ansia da clientelismo venatorio ha condotto Febbo in questi anni a collezionare più sconfitte nei tribunali del suo Mussolini durante la seconda guerra mondiale.

Trivelle d'Italia


Martedì 9 ottobre convegno nazionale a Roma sulla situazione delle ricerche di idrocarburi in Italia.
Argomento di grande interesse anche per l’Abruzzo: attualmente oltre il 50% del territorio abruzzese e circa 6.000 km quadrati di mare antistante la costa abruzzese sono interessati da istanze di ricerca ed estrazione di idrocarburi.
La decisione del TAR Lazio della scorsa settimana che ha bocciato i decreti di compatibilità ambientale del permesso di ricerca di idrocarburi al largo di Punta Penna di Vasto (CH) rilasciato alla Petroceltic Italia srl è un segnale importante per fermare la “deriva petrolifera” che colpisce tutta la regione.
Solo la settimana scorsa altri due progetti di ricerca di idrocarburi (Santa Filomena in provincia di Chieti e Villa Mazzarosa in provincia di Teramo) sono andati alla verifica di assoggettabilità ambientale al Comitato VIA regionale.
E lunedì 1° ottobre, si è aperta al Ministero dello Sviluppo Economico una conferenza di servizi sull’iter di autorizzazione relativo ad un’istanza di coltivazione del giacimento di gas naturale “Colle Santo”, nel Comune di Bomba (CH), nonostante la Regione Abruzzo e gli Enti locali, aderendo alle richieste di associazioni ambientaliste, associazioni di categoria e comitati di cittadini, abbiano già manifestato la netta contrarietà a questo intervento che ricade in un’area dove sono presenti ben sei Siti di Interesse Comunitario della Rete Natura2000 dell’Unione Europea.

Degrado nella Riserva del Borsacchio a Roseto degli Abruzzi







Fotografie fornite da Franco Sbrolla

5.10.12

Vogliono aprire la caccia a cervi e caprioli!

Il WWF esprime la propria ferma opposizione al provvedimento varato dalla Giunta Chiodi volto ad introdurre per la prima volta in Abruzzo, la regione dei parchi, la caccia al cervo e al capriolo.
Non solo! Il nuovo regolamento demanda alle province la possibilità di autorizzare l’ingresso dei cacciatori nelle aree protette come parchi e riserve!
Il WWF, non appena letto il regolamento pubblicato sul BURA, ha iniziato a lavorare ad un ricorso al TAR per cancellare questo atto che è contrario alla sensibilità verso l’ambiente che in questi decenni è cresciuta nei cittadini abruzzesi. Ricordiamo che già nel 2004 l’allora assessore Sciarretta provò ad aprire la caccia al cervo e al capriolo.
In poche settimane il WWF raccolse nelle piazze della regione ben 15.000 firme di abruzzesi indignati per questa ipotesi e l'allora governo regionale fece dietrofront.
Il Regolamento ora approvato contiene numerose illegittimità. Una vera e propria enormità appare il maldestro tentativo di andare addirittura contro la Legge quadro nazionale n. 394/91 sulle aree naturali protette, che assegna esclusivamente agli enti gestori la potestà di autorizzare, in situazioni estreme, piani di abbattimento.
Il Regolamento, pur richiamando all’inizio la stipula di generici accordi con le aree protette, alla fine nell’articolato delega esclusivamente alle Province la possibilità di autorizzare i cacciatori ad entrare nei parchi per sparare, il che, oltre che inaccettabile, è anche palesemente illegittimo! Ci sono, inoltre, plurime violazioni della stessa Legge regionale sulla caccia n. 10/2004 che in alcune parti verrebbe addirittura innovata dalla Giunta senza passare per il Consiglio!
È stupefacente che nel regolamento per la gestione di queste specie non si citino affatto le efficaci misure di prevenzione di eventuali danni a colture (recinzioni elettrificate; dissuasori olfattivi ecc.) e per gli incidenti stradali (catarifrangenti speciali, anche con emissioni sonore, per spaventare gli animali per non fare attraversare le strade).
Purtroppo in Abruzzo sono adottati, con successo, esclusivamente da alcune aree protette mentre la Regione non solo latita completamente, ma ora si dimentica addirittura di citarli!
A nulla vale il tentativo di minimizzazione operato dalla Regione sulla estrema gravità di questo Regolamento. L’atto adottato dalla Giunta parla espressamente di abbattimenti di cervidi in tutto il Titolo II non a caso intitolato “Gestione faunistico-venatoria dei cervidi”! E l’articolo 6 descrive puntualmente come si autorizzerà l’abbattimento di questi animali mentre l’articolo 7 è dedicato al tipo di armi da usare.
Dichiara Luciano Di Tizio, presidente del WWF Abruzzo: “Il Governo Chiodi ha preso un incredibile abbaglio, con un provvedimento inviso alla stragrande maggioranza dei cittadini di ogni colore politico. Il Cervo e il Capriolo sono i beniamini delle famiglie di turisti che in ogni stagione affollano le nostre montagne e i nostri parchi. I visitatori si aspettano di poter vedere grandi animali nelle aree protette. Considerata la difficoltà di osservare lupi e orsi, la presenza di cervi e caprioli diviene uno degli spettacoli più apprezzati. Basta andare nei social network per verificare la popolarità di queste specie, tanto che vi sono diverse cooperative e operatori economici che ne promuovono l’osservazione in natura. L’emozione che suscita l’incontro con i branchi di cervi durante un’escursione diviene così un’esperienza indimenticabile per migliaia di visitatori ogni anno.
L’apertura della caccia, oltre a diminuirne il numero, renderebbe gli animali molto più sospettosi e, quindi, meno osservabili. La situazione nelle Alpi, dove Cervo e Capriolo si cacciano tradizionalmente, è completamente diversa da quella dell’Appennino centrale perché nella nostra regione, al contrario del Nord Italia, le due specie si erano estinte tantissimi anni fa e solo la reintroduzione avvenuta nel Parco d’Abruzzo negli Anni ‘70 ha portato alla rinascita di una popolazione. La sensibilità dei cittadini nei confronti di questi animali è cresciuta di pari passo con quella verso le aree protette. Cervo e Capriolo furono reintrodotti proprio per ricreare la catena alimentare spezzata dall’uomo tanti decenni or sono, riportando sulle montagne le prede di orso e lupo. Il divertimento di pochi non può imporsi sulla sensibilità della stragrande maggioranza degli abruzzesi. Il WWF per questo plaude al ricorso presentato dai consiglieri regionali di opposizione davanti al Collegio per le Garanzie Statutarie del Consiglio e conferma che farà ogni azione possibile, anche attraverso le vie giudiziarie, per annullare questo vergognoso provvedimento”.