31.1.11

In attesa del referendum... votiamo per il simbolo!

Il Comitato Referendario "2 Sì per l'Acqua Bene Comune" sceglie il logo per la campagna referendaria. Abbiamo chiesto a tutti i grafici che avevano collaborato con il Comitato, e a tutti i nostri simpatizzanti esperti di grafica di mandarci le loro creazioni.
A questo indirizzo potete votare il vostro logo preferito.
Cliccate, votate entro martedì 1 febbraio alle 19.00, e scegliamo tutte e tutti insieme il logo per la nostra campagna referendaria.
A margine di questa iniziativa, pubblichiamo l'articolo del Prof. Lucarelli a commento della sentenza della Corte Costituzionale sull'ammissibilità dei quesiti referendari, uscito su Il Manifesto.

Sono state pubblicate ieri le motivazioni della sentenza della Corte costituzionale del 12 gennaio 2011 con la quale era stato dichiarato ammissibile il referendum abrogativo sul decreto Ronchi, restituendo ai cittadini la sovranità di decidere sui beni comuni. Tre i punti decisamente innovativi della sentenza che potranno avere effetti più estesi sulle politiche pubbliche del nostro Paese:
1) si smentisce che il diritto europeo imponga agli Stati membri di privatizzare i servizi pubblici locali;
2) si riconosce l’esistenza di un diritto pubblico europeo dell’economia, contraddicendo chi sostiene da anni la sola esistenza in ambito comunitario del diritto dei mercati e della concorrenza;
3) si riconosce ai comuni la possibilità, a seguito di referendum, di rifarsi direttamente al diritto comunitario che prevede, tra l’altro, la gestione pubblica e diretta dei servizi pubblici locali. Chi sosteneva questa tesi soltanto fino a qualche mese fa veniva guardato con diffidenza e sospetto: lo scenario adesso cambia.
Finalmente è reso chiaro che il diritto europeo non impone obblighi di privatizzazione per le imprese pubbliche o incaricate della gestione di servizi pubblici, caratterizzandosi, al contrario, per il principio di neutralità rispetto al regime, pubblico o privato, della proprietà, che insieme ai principi di libertà di definizione e proporzionalità, costituisce uno dei cardini della disciplina comunitaria dei servizi di interesse generale. La Corte costituzionale rende nudo il decreto Ronchi dinanzi alle sue mistificazioni, in particolare laddove aveva voluto una rappresentazione del quadro normativo europeo parziale e discrezionale che non sembra recepire né i principi fondanti del diritto europeo, né i suoi nuovi e più evoluti orientamenti. Infatti, all’art. 23 bis sfugge che, a partire dall’entrata in vigore del Trattato di Amsterdam, è intervenuto un cambiamento politico ed economico in favore del ruolo strategico del settore pubblico, al punto che con l’entrata in vigore dell’art. 14 TFUE sia possibile scorgere un riequilibrio del modello socio-economico europeo.
Lo scenario europeo di riferimento nel quale, in relazione ai servizi pubblici locali, si dischiude il quadro dei rapporti complessivi che mette in relazione istituzioni, imprese pubbliche e private, cittadini è, come ben evidenziato dalla Corte, notevolmente differente e distante da quello rappresentato e imposto dal decreto Ronchi. In particolare, mercato, concorrenza, regolazione non sono più principi dominanti, ma istituti e categorie che si collocano all’interno di quello che potremmo definire, in chiave fondativa, il diritto pubblico europeo dell’economia, ovvero quel complesso di principi, regole, decisioni giurisprudenziali comunitarie ed interne, che delineano uno spazio pubblico nel quale alle istituzioni sono assegnate funzioni rilevanti, anche gestionali, e dove la sfera sociale, intesa quale eguale soddisfacimento di diritti sociali, non soccombe dinanzi al mercato.
Il diritto pubblico europeo dell’economia, di fatto riconosciuto dalla sentenza della Corte, prevede che la gestione e l’erogazione dei servizi pubblici essenziali debbano costituire un intenso collegamento con i diritti fondamentali, quale fattore irrinunciabile di coesione sociale e territoriale, elemento imprescindibile della cittadinanza europea. La regola della concorrenza risulterebbe così limitata dal raggiungimento dei fini sociali e dal rispetto dei valori fondanti dell’Unione, quali lo sviluppo armonioso, equilibrato e sostenibile delle attività economiche, la solidarietà, l’elevato livello dell’occupazione e la protezione dell’ambiente, della salute, dei consumatori.
C’è dunque un’inversione di rotta rispetto a quella “dottrina dominante” che continua a recitare la liturgia della prevalenza del diritto europeo della concorrenza addirittura rispetto ai nostri principi costituzionali; un’inversione di rotta che dovrà essere suggellata con la vittoria del referendum. “Che i fiumi ritornino a battere le mani quando il popolo italiano sancirà con i due Sì che l’acqua è bene comune, diritto fondamentale umano”.

28.1.11

Un reato ambientale ogni 43 minuti

“Dei delitti e delle pene contro l’ambiente”: si potrebbe intitolare così, in coincidenza con l’apertura ufficiale dell’Anno giudiziario, il bilancio diffuso dal WWF sull’attività del proprio settore legale attivo da oltre 20 anni) contro i crimini ambientali, un’attività costante a servizio della società civile i cui numeri denunciano come i delitti contro ambiente e salute in Italia siano all’ordine del giorno provocando un vero e proprio “danno alla nazione, vera misura dei delitti” per continuare a citare Cesare Beccaria.
Dal 1986 ad oggi sono oltre 300 gli avvocati che, almeno una volta, si sono battuti insieme al WWF contro l’illegalità ambientale in oltre 2.000 giudizi (250 le udienze solo nel 2010 in ambito penale e amministrativo) in cui l’Associazione ha preso parte:
- contro industrie inquinanti
- contro Enti locali colpevoli di violazioni in materia di caccia
- verso privati per salvare l’integrità dei boschi o dei fiumi
- ricorsi per conto di cittadini o associazioni locali contro inquinamenti o espansione di cave
- ricorsi contro progetti deturpanti per il paesaggio o abusivi
- opposizioni o ricorsi contro progetti di grandi opere prive di Valutazione di Impatto Ambientale
- costituzione di parte civile contro incendiari o bracconieri
- contro industrie colpevoli di inquinamenti e altri gravi reati ambientali.
L’attività degli eco-avvocati conferma una realtà drammatica: il numero delle violazioni in materia di tutela ambientale, salute e sicurezza dei lavoratori e dei cittadini è altissimo (uno ogni 43 minuti – dato del Ministero dell’Ambiente nel 2010). Questo vuol dire che ogni giorno in un’aula di Tribunale italiano prende la parola un avvocato del Panda per difendere l’ambiente e che in un anno sono oltre 1.000 le ore di impegno che complessivamente questi validi professionisti dedicano, a nome del WWF, alla tutela di un territorio purtroppo sempre più considerato solo come fonte di lucrosi ed illeciti guadagni.
In questo momento il WWF è presente ed è parte attiva in oltre 300 processi tuttora pendenti, un grande sforzo a difesa degli interessi della collettività attuato anche con l’aiuto degli avvocati, dei volontari e dei sostenitori.

In attesa del referendum... ridiamoci su!


25.1.11

40 milioni per il risanamento idrogeologico?

Interventi per oltre 40 milioni di euro attraverso la sottoscrizione di un Accordo di Programma Quadro con il Ministero dell’Ambiente. L’Abruzzo è tra le prime regioni italiane a sottoscrivere questo tipo di APQ che è stato presentato ieri mattina, a L'Aquila, dal Presidente della Regione, Gianni Chiodi, e dall’Assessore ai lavori pubblici, Angelo Di Paolo nel corso di una conferenza stampa. L’APQ prevede una spesa complessiva di 40.750.000 euro, dei quali oltre 30 milioni a carico del Ministero e 10 milioni a carico della Regione quale cofinanziamento obbligatorio. Un commissario appositamente nominato provvederà a coordinare e a verificare la corretta attuazione degli interventi previsti.
Per il risanamento e la mitigazione del rischio idrogeologico sono stati stanziati 11 milioni e 750.000 euro, per il rischio idraulico 21 milioni di euro e per la difesa della costa 8 milioni di euro.
Previsti interventi anche in provincia di Teramo come opere di sicurezza idraulica e di difesa spondali sul Fiume Vomano nei territori dei Comuni di Castelnuovo Vomano, Cellino Attanasio, Notaresco, Morro d'Oro, Atri, Pineto e Roseto degli Abruzzi. Interventi di difesa della costa (riqualificazione di scogliere e barriere emerse esistenti) riguardano i Comuni di Martinsicuro e Roseto degli Abruzzi.
A leggere brevemente le agenzie di stampa sembra che, per l’ennesima volta, gli interventi prospettati mirino a mitigare i danni già prodottosi, piuttosto che eliminarne le cause.
Come sempre si dovrà stare attenti a che tipo di interventi si vorranno realizzare, tenuto conto che l’esperienza ci ha insegnato che quello che sembra interessare ai nostri amministratori è spendere soldi, piuttosto che risolvere i problemi…

Un “martedì da leoni" per l’ambiente abruzzese

Oggi è stato un vero e proprio “martedì da leoni” per l’ambiente abruzzese.
Il Comitato Valutazione di Impatto Ambientale della Regione Abruzzo in 480 minuti è stato chiamato a decidere le sorti di ben 26 progetti tra cui 6 impianti di trattamento di rifiuti, 6 cave, un impianto eolico, il deposito del Pet-coke ad Ortona e tanto altro ancora, tra cui anche una Valutazione di Impatto “in sanatoria” per la Cava di Rapino.
Ad ogni progetto sono stati dedicati in media una ventina di minuti!
Dall’ordine del giorno emerge poi che ad uno stesso funzionario della Regione sono state assegnate le istruttorie tecniche preparatorie più diverse: dai progetti di ponti alle cave di terra, passando per un impianto di trattamento dei sedimenti di dragaggio e arrivando ad esaminare un impianto di autodemolizione.
Dichiara Dante Caserta, consigliere nazionale del WWF: “Si resta sconcertati rispetto alle modalità con le quali si prenderanno decisioni importantissime per il futuro di ampi territori e di tanti cittadini abruzzesi che abitano delle zone interessate da questi progetti. In molti casi si tratta di interventi estremamente complessi per il cui esame il Comitato avrà pochi minuti per prendere visione degli elaborati progettuali e decidere, bocciando, approvando o ponendo prescrizioni. Dalle valutazione del Comitato dipende la qualità di quanto viene realizzato in Abruzzo: riteniamo urgente modificare radicalmente le modalità di funzionamento del Comitato ed assicurare la massima partecipazione dei cittadini a scelte fondamentali per il territorio”.

23.1.11

Il teatro antico di Teramo ed il teatrino della politica

Da alcuni mesi le vicende del teatro antico di Teramo sono al centro di tante discussioni in città.
Ricostruiamo brevemente gli ultimi sviluppi, grazie agli amici del gruppo facebook “Salviamo il teatro antico di Teramo”.
La Sovrintendenza archeologica abruzzese, d’intesa con il Comune di Teramo, ha deciso un intervento sull’antico teatro augusteo di Teramo.
Sembra che, con una spesa di più un milione di euro, dovrebbero essere realizzati:
- un impianto di illuminazione della parte del teatro riscoperta in passato;
- delle prospezioni sotto una vecchia casa esistente sulla parte del sito ancora coperta;
- la catalogazione delle pietre antiche ammassate nell’area del teatro;
- una passerella per l’accesso di disabili al sito.
Molte, però, sono le incongruenze del progetto.
Innanzitutto, è lecito domandarsi perché abbellire la parte scoperta del teatro romano senza prima provvedere alla liberazione di tutto il sito abbattendo le ultime due vecchie case rimaste. Dai primi del ‘900, infatti, parecchie case che nel corso dei secoli erano state costruite sopra il teatro, sono state abbattute, ultima la casa Forti negli anni ‘60.
Sul sito sono rimaste solo due case pericolanti, ulteriormente lesionate dall’ultimo terremoto. Una di esse è già di proprietà pubblica e doveva essere demolita, con un finanziamento apposito, due anni fa, ma, inspiegabilmente, è ancora in piedi ed anzi è stata rafforzata.
Non sarebbe stato meglio usare la somma, che oggi si sta spendendo, per completare la liberazione del sito?
La classificazione dei blocchi in pietra è del tutto inutile. Si sa già che si tratta delle pietre di quattro archi del teatro che, negli anni ’60, durante l’abbattimento di casa Forti, furono buttate a terra e messe da parte per una successiva ricostruzione mai realizzata.
A proposito degli antichi archi, la Sovrintendenza aveva in un primo tempo deciso di rimuoverne i blocchi dal sito archeologico originario e trasferirli ad alcuni chilometri di distanza, in località la Cona, presso un altro sito con la motivazione di aver bisogno di maggior spazio per esaminarli.
La mobilitazione dell’associazione Teramo Nostra ed il coraggio di Sandro Melarangelo, che si è messo fin sotto le ruote di un camion dove erano stati già caricati alcuni blocchi, per impedirne l’uscita dal sito, sono riusciti, alcune settimane fa, ad impedire lo scempio per il quale era stato previsto di spendere una grossa parte dell’intero investimento.
Questo è il motivo per cui le pietre degli archi sono ora accantonate sulla sede stradale a fianco del teatro. Anche le prospezioni sotto una vecchia casa lesionata e da abbattere sono assurde. Per poter svolgere in sicurezza la ricerca, tenendo i piedi la vecchia casa soprastante, si spenderà molto più di quello che si spenderebbe per la demolizione dell’edificio e la conseguente liberazione del sito (la casa sorge sulla cavea per cui non contiene resti antichi).
Contro questo progetto, sprecone ed inutile, si è registrato un ampio movimento di tanti cittadini che non comprendono perché in tempi in cui la crisi economica impone una politica di tagli con grandi sacrifici per tutti si vogliano buttare così tanti soldi.
Molto più utile sarebbe, con una variante al progetto, utilizzare la somma stanziata per acquisire l’ultima casa privata esistente nel sito archeologico e demolirla insieme all’altra già pubblica.
Così facendo la città guadagnerebbe finalmente un’opera di grandissimo valore, garantendosi anche un ritorno economico che si avrebbe grazie al turismo ed agli spettacoli che il teatro potrebbe ospitare.

Sandro Melarangelo blocca, letteralmente, l'uscita dei camion con le pietre del teatro antico di Teramo

20.1.11

Master Aree protette

È fissato per il 4 marzo 2011 il termine ultimo per l'iscrizione all'ottava edizione del Master GeSLoPAN, Master di I° livello dell’Università di Teramo in “Gestione dello Sviluppo Locale nei Parchi e Aree Naturali”.
Come ogni anno il Master si svilupperà tra marzo e ed ottobre con periodi di frequenza di una settimana al mese che saranno svolti in varie località anche presso le aree protette partner del Master dove saranno attuati specifici moduli di approfondimento.
Collaborano al Master tutti i Parchi Nazionali abruzzesi, compresa l’Area Marina Protetta Torre del Cerrano e alcuni dei comuni più importanti degli stessi Parchi.
Tramite tali collaborazioni sono messe a disposizione borse di studio di vario genere.
Per informazioni ed iscrizioni: http://mailconnect.mclink.it/Redirect/www.unite.it/UniTE/Engine/RAServePG.php/P/76031UTE0300/M/65031UTE0412

13.1.11

A Teramo non si può più manifestare

Con il Decreto prefettizio con protocollo n. 39808 Area 1 del 23 dicembre 2010 (si trova sul sito www.prefettura.it/teramo), il Prefetto di Teramo ha impedito la possibilità di organizzare manifestazioni nelle vie centrali della città.
Al riguardo, le Associazioni ambientaliste hanno inviato una lettera al Prefetto che riportiamo qui sotto.

Ill.mo Sig. Prefetto,
su invito delle nostre realtà teramane, le scriventi Associazioni, da anni impegnate a portare avanti a livello abruzzese le istanze del movimento ambientalista e della difesa della natura hanno preso visione del Decreto prefettizio con protocollo n. 39808 Area 1 del 23 dicembre 2010.
A nostro parere, il contenuto di questo provvedimento non è condivisibile.
La limitazione che si introduce a quello che è il diritto costituzionalmente garantito di riunirsi e manifestare liberamente in luogo pubblico il proprio pensiero è talmente forte e generalizzata da non trovare giustificazione.
Le nostre Associazioni hanno da sempre organizzato manifestazioni a Teramo come in tante altre città senza che questo abbia mai provocato il ben che minimo danno a persone o beni.
Ci piace ricordare una delle più grandi manifestazioni che si sono svolte a Teramo, quella del 17 novembre 2001 contro il terzo traforo del Gran Sasso che fu caratterizzata dalla partecipazione di oltre 6.000 abruzzesi intenzionati a difendere la loro montagna e la falda acquifera in essa contenuta. Il grande corteo si svolse lungo le strade del centro di Teramo tra due ali di cittadini che applaudivano al passaggio degli striscioni, delle bandiere e dei gonfaloni dei circa 50 Comuni che avevano aderito.
Oggi quella manifestazione, determinante per la difesa della montagna e dell’acqua che beviamo, stante le disposizioni emanate con il Suo Decreto del 23 dicembre scorso, non sarebbe possibile.
Anche se non riteniamo che il capoluogo aprutino abbia mai avuto grandi problemi di ordine pubblico, comprendiamo la Sua volontà di rendere Teramo una città sempre più sicura, ma non possiamo condividere gli effetti che il Decreto in questione produrrebbe: l’impossibilità di manifestare, in maniera pacifica e nei modi più efficaci a farlo conoscere, un nostro eventuale dissenso, che è spesso lo stesso della maggioranza dei cittadini, come testimonia la recente battaglia contro la petrolizzazione dell’Abruzzo.
Le rivolgiamo pertanto un appello affinché Lei voglia rivedere le disposizioni del Decreto del 23 dicembre 2010 anche avviando momenti di confronto con le realtà sociali che operano in città.
Teramo, 13 gennaio 2011

Documento approvato e sottoscritto dalle seguenti Associazioni:
ALTURA – Daniele Valfré, Responsabile regionale Abruzzo
Abruzzo Social Forum – Renato Di Nicola, Portavoce
Comitato Abruzzese Difesa Beni Comuni – Claudio Censoni, Portavoce
Italia Nostra – Giancarlo Pelagatti, Presidente regionale Abruzzo
Legambiente – Angelo Di Matteo, Presidente regionale Abruzzo
LIPU – Stefano Allavena, Delegato regionale Abruzzo
Mare Vivo – Paola Barbuscia, Presidente regionale Abruzzo
Mountain Wilderness – Massimo Fraticelli, Responsabile regionale Abruzzo
WWF – Camilla Crisante, Presidente regionale Abruzzo

12.1.11

Referendum contro la privatizzazione dell'acqua e l'energia nucleare

Il WWF esprime soddisfazione per il sì della Corte Costituzionale ai referendum per l'abrogazione delle norme sulla privatizzazione dell'acqua e sul ritorno in Italia del nucleare.
Può essere considerata una prima vittoria delle ragioni dell'ambiente e degli interessi dei cittadini alla tutela dei beni comuni nella gestione della risorsa idrica e delle fonti energetiche.
''E' bene che la parola passi ora ai cittadini su materie tanto delicate perché é inconcepibile una privatizzazione selvaggia delle decisioni strategiche e gestionali sull'utilizzo di risorse non rinnovabili e preziose quali quelle idriche e pericolose ed inutili come l'energia nucleare" ha dichiarato Stefano Leoni, presidente del WWF Italia.

11.1.11

A L'Aquila qualcuno non vuole imparare dagli errori!

Oggi guardiamo un po' al di là dei confini teramani per vedere come a L'Aquila qualcuno vuole continuare a fare gli errori di sempre. Gli stessi che peraltro si fanno a Teramo, in tutta la regione e in tutta Italia.
Come si fa a pensare di realizzare una grande arteria a L'Aquila in piena zona a rischio di esondazione del fiume Aterno?
Questa è la domanda che si sono posti il WWF, il comitato di cittadini San Gregorio rinasce e l'Associazione Onna onlus quando hanno potuto esaminare gli elaborati progettuali del progetto preliminare predisposto dall'ANAS e relativo alla realizzazione di un lotto della cosiddetta variante Sud (Bazzano-S.Gregorio) alla SS.17.
Tale intervento è stato recentemente oggetto di un appalto integrato, con lo stanziamento di quasi 34 milioni di euro. Dalle prime tavole progettuali consultate emerge che una parte consistente del tragitto in ogni caso ricadrebbe all'interno delle aree perimetrate dal Piano Stralcio Difesa Alluvioni della Regione Abruzzo (PSDA) a grave pericolosità idrogeologica in quanto limitrofe al corso del Fiume Aterno e, più in generale, nel mezzo dei campi che caratterizzano la conca aquilana.
Il materiale relativo al progetto è stato presentato in conferenza stampa oggi a L'Aquila a cui hanno partecipato Raniero Maggini, vicepresidente nazionale del WWF Italia, e Sara Cecala del Comitato San Gregorio rinasce.
Maggini ha sottolineato come "appare inconcepibile pensare che in un Paese dove i frequenti eventi alluvionali causano autentiche tragedie e la perdita di infrastrutture costate decine di milioni di euro al contribuente, si possa solo immaginare di insediare un'opera di grande viabilità in un contesto in cui il rischio idraulico è palese. L'eventuale realizzazione della strada sul tracciato proposto determinerebbe altresì un impatto paesaggistico enorme, alterando e svilendo il valore ambientale della conca aquilana, interrompendo la continuità dei campi e consumando ulteriore porzione di suolo. Il WWF ha inviato una dettagliata nota a tutti gli enti coinvolti lo scorso 10 novembre. Il primo dicembre l'area che dovrebbe essere interessata dai lavori è stata sommersa dalla piena del fiume Aterno! Ci opporremo strenuamente a qualsiasi tracciato in aree a rischio idrogeologico e, più in generale, crediamo che ci sia bisogno a L'Aquila di una programmazione e progettazione integrata di tutte le opere che riguardano la ricostruzione".

1° dicembre 2010: il Fiume Aterno "invade" l'area dove si vorrebbe realizzare la strada

8.1.11

Trasversalmente contro la Riserva del Borsacchio

Nel corso della seduta del Consiglio Regionale del 29 dicembre 2010, in sede di voto sulla Legge Finanziaria, i Consiglieri Regionali Claudio Ruffini e Giuseppe Di Luca (PD) hanno proposto un emendamento finalizzato a ridimensionare la Riserva Naturale Regionale del Borsacchio che riguarda 1.100 ettari nel territorio dei comuni di Giulianova e Roseto degli Abruzzi.
L’emendamento, che ha raccolto il consenso trasversale di PD, IDV e FLI, è stato opportunamente bocciato dagli altri consiglieri appartenenti sia ai gruppi di maggioranza che di minoranza.
Tale bocciatura è stata aspramente criticata dai vertici del PD che l’hanno giudicata animata da soli calcoli di opportunità politica.
WWF, Italia Nostra ed il Comitato cittadino per la Riserva Naturale Regionale Guidata del Borsacchio intendono invece ringraziare i Consiglieri Regionali che hanno bloccato questo tentativo di ridurre il perimetro della riserva.
Se fosse stato approvato questo emendamento si sarebbe trattato della quinta revisione della legge istitutiva della Riserva del Borsacchio in 6 anni (la legge istitutiva della Riserva risale al febbraio del 2005).
WWF, Italia Nostra ed il Comitato contestano in primo luogo il metodo che si è tentato di utilizzare: invece di confrontarsi in maniera aperta su basi tecnico-scientifiche (le uniche che potrebbero consentire una riduzione del perimetro della riserva) si è presentato un emendamento all’interno di una legge che nulla ha a che fare con la riserva.
Duole poi constatare come, ancora una volta, gruppi politici di diversa estrazione (PD, IDV, FLI) abbiano trovato il modo di allearsi contro un’area naturale protetta.
Dal 2005 tutte le Amministrazioni che si sono succedute a livello comunale e provinciale sono state impegnate più ad impedire il reale sviluppo dell’area protetta, che ad attuare quanto imponeva loro la legge in ordine alla nomina dell’Organo di gestione della riserva, all’approvazione del suo Piano di Assetto Naturalistico (PAN), alla tabellazione dell’area.
I ritardi accumulati dai Comuni di Roseto degli Abruzzi e di Giulianova nell’espletamento di questi obblighi di legge hanno fatto sì che la Regione Abruzzo nel novembre del 2008 attivasse i propri poteri sostitutivi ed assegnasse all’Amministrazione Provinciale di Teramo il compito di procedere alla nomina dell’organo di gestione ed all’approvazione del PAN. Ma la stessa inerzia che aveva caratterizzato le due Amministrazioni comunali ha poi colpito la Provincia, prima sotto presidenza di D’Agostino ed ora sotto quella di Catarra.
Invece di continuare a modificare il perimetro della riserva i nostri Amministratori dovrebbero fare quello che impone loro la legge e rendere finalmente operativa la riserva.
Questo, del resto, permetterebbe di superare eventuali problemi: se le norme di salvaguardia attualmente vigenti hanno potuto rendere in qualche modo difficoltosa la realizzazione di iniziative in essere (come ad es. il Contratto di Quartiere dell’Annunziata a Giulianova), la nomina di un Organo di Gestione della Riserva Naturale e l’adozione di un Piano di Assetto Naturalistico (degno di questo nome) potrebbero consentire di trovare soluzioni capaci di rispettare l’ambiente e le esigenze locali.
WWF, Italia Nostra ed il Comitato rinnovano per l’ennesima volta l’invito alle forze politiche ed alle Istituzioni affinché si attivino finalmente per fare in modo che la prima riserva costiera della provincia di Teramo possa cominciare a svolgere quel ruolo di conservazione e promozione del territorio che la legge riconosce alle aree naturali protette.
Le Associazioni, infine, consapevoli che è stato anche presentato un ulteriore progetto di legge dal Consigliere Berardo Rabbuffo (FLI) teso a ridurre il territorio della Riserva escludendo perfino la foce dello stesso torrente Borsacchio e la pineta che dell’area protetta costituisce il cuore e la stessa ragion d’essere, hanno chiesto alla competente commissione consiliare regionale di essere sentite.

7.1.11

Ponte ciclopedonale sul Tronto

“La notizia, dei giorni scorsi, sul parere negativo alla realizzazione, parallelamente al nuovo ponte ferroviario che unirà San Benedetto del Tronto a Martinsicuro, di una passerella ciclopedonale, rafforza l’esigenza che, in tempi brevi, si trovi una soluzione per il corridoio verde adriatico non venga interrotto sul Tronto”.
È quanto afferma il Coordinamento Ciclabile Abruzzo Teramano che da tempo si batte affinché si realizzi un collegamento ciclabile sul fiume Tronto.
“La promessa di realizzare un attraversamento apposito, tramite i fondi FAS, fa slittare l’opera alle calende greche, quando invece è necessario che il collegamento si realizzi subito, in modo da contribuire al completamento del grande percorso ciclabile” continua il CCiclAT.
“Molto è stato fatto sia sul versante marchigiano che su quello Abruzzese, con la realizzazione di tratti di pista ciclabile e, in provincia di Teramo, di quasi tutti gli attraversamenti sui corsi d’acqua presenti sul percorso. Ma ora si deve far in modo che i cicloturisti, o anche solo i residenti sulle due sponte, possano attraversare il fiume in sicurezza”.
La soluzione è a portata di mano, sottolinea il coordinamento: basta realizzare le bretelle di collegamento tra le piste ciclabili litoranee ed il nuovo ponte sul Tronto in fase di realizzazione sulla strada statale 16. Il ponte, infatti, è dotato di corsie ciclopedonali sul lato est, e basterebbe prevedere due piste, una sul lato marchigiano e l’altra su quello abruzzese, che, costeggiando il fiume, si riallaccino al ponte stesso.
Sembra l’uovo di colombo, ma è l’unica soluzione immediatamente realizzabile, senza contare che i due percorsi fluviali potrebbero continuare, sempre lungo il corso d’acqua, ricollegandosi, sul lato marchigiano, alle piste già esistenti, e costituendo, sul lato teramano, il primo tratto della ciclabile sul Tronto, che servirebbe a riqualificare le zone della bonifica (S.P.1) ora oggetto di degrado.
Pertanto il Coordinamento lancia un appello alle Amministrazioni competenti, e in particolare alle Province di Teramo e Ascoli Piceno ed ai Comuni di Martinsicuro e San Benedetto del Tronto, affinché si adoperino per realizzare, in tempi brevi, i collegamenti ciclabili tra il nuovo ponte e i lungomare.
“L'estate è vicina - conclude il CCiclAT - e se i turisti trovassero nuovi percorsi ciclabili ne gioverebbero tutti, attività economiche e turistiche comprese”.

4.1.11

Imballaggi, imballaggi e ancora imballaggi

Circa il 40% dei 541 kg di rifiuti che ogni italiano produce annualmente è costituito da imballaggi, vale a dire da confenzioni che avvolgono il prodotto che volevamo acquistare.
Si sa che gli imballaggi costituiscono un problema, eppure si continuano ad utilizzare in gran quantità anche quando non ce ne sarebbe affatto bisogno.
In questi giorni in alcune scuole di Teramo viene distribuita frutta fresca ai bambini nell'ambito del programma finanziato dall'Unione Europea "Frutta nelle scuole" (Regolamento CE 288/2009 Annualità 2009/10).
Un'ottima iniziativa perché la frutta fa bene ai bambini. Peccato che susine e mandarini (confenzionati in provincia di Forlì-Cesena) vengano distribuiti in un doppio imballaggio di plastica che andrà ad aumentare i rifiuti...

3.1.11

Felice 2011


Per augurarvi buon anno abbiamo scelto un brano tratto da "Pane e tempesta" di Stefano Benni.

Grazie!