30.12.11

Buon anno a tutte e a tutti!


Auguri sostenibili a tutte e a tutti da parte del WWF Teramo!

28.12.11

Zero contributi per La Gramigna

In relazione al bando di selezione pubblicato il 18 luglio 2011, con Deliberazione della Giunta Provinciale di Teramo n. 740 del 22 dicembre 2011 è stata disposta l’assegnazione dei contributi nei settori cultura e sport per manifestazioni ed iniziative che siano state realizzate o si intendano realizzare nel corso dell’anno 2011 (avete letto bene il 22 dicembre 2011 assegnano i fondi per iniziative da svolgersi nel 2011!).
Anche noi del WWF avevamo presentato una richiesta per il nostro Centro di Documentazione Ambientale per stampare un depliant da distribuire alle scuole della provincia.
Non abbiamo ricevuto niente.

Un plauso alle altre iniziative più meritevoli della nostra.
Di seguito il link per vedere le Associazioni che hanno avuto il contributo: http://www.provincia.teramo.it/settore-x/elenco-delle-manifestazioni-ed-iniziative-ammesse-a-contributo-2011/2011-12-23.1777516563

27.12.11

Poca neve, tanti soldi (buttati)

Impianti di risalita in crisi, bilanci ripianati solo con fondi pubblici, stagioni sempre più brevi... Nonostante il "circo della neve" non rappresenti certo un settore in crescita, si continuano a progettare interventi milionari (pagati con i soldi della collettività, è ovvio) per nuove piste e nuovi impianti di risalita.

Recentemente anche L'Espresso ha dedicato un'inchiesta alle stazioni sciistiche delle Alpi sempre più in crisi. E se gli affari non vanno bene sulle Alpi, figuriamoci sul nostro Appennino.



23.12.11

Lettera aperta sulla Riserva del Borsacchio

Al Presidente della Regione Abruzzo
Al Presidente del Consiglio Regionale
Al Presidente della Provincia di Teramo
Ai Consiglieri Regionali
Al Presidente del Consiglio Provinciale di Teramo
Ai Consiglieri Provinciali
Ai Sindaci dei Comuni di Roseto degli Abruzzi e Giulianova
Ai Presidenti dei Consigli Comunali di Roseto degli Abruzzi e Giulianova
Ai Consiglieri Comunali di Roseto degli Abruzzi e Giulianova

Durante il Consiglio Comunale di Roseto degli Abruzzi del 15/12/2011 è stata approvata, dalla sola maggioranza, la proposta di riperimetrazione della Riserva Naturale Regionale del Borsacchio.
La proposta tende a tagliare diversi chilometri di fascia costiera dall’area naturale protetta, tra le foci del torrente Borsacchio e del fiume Tordino. Tale proposta è stata approvata dal Sindaco Pavone e dai consiglieri Alberto Caporaletti, Attilio Dezi, Pietro Enzo Di Giulio, Nicola Di Marco, Camillo Di Pasquale, Stefania Foglia, Romano Iannetti, Gianfranco Marini, Antonio Norante e Vincenzo Tarquini. Con tale atto, questi consiglieri si sono assunti una gravissima responsabilità: hanno proposto di tagliare una delle poche aree naturali protette della costa abruzzese e al tempo stesso hanno indebolito, qualora tale proposta fosse accolta dal Consiglio Regionale, il territorio di Roseto degli Abruzzi rispetto alla richiesta di ricerca di idrocarburi.
Nelle aree protette costiere e sull’antistante fascia di mare larga 12 miglia marine, infatti, vige il divieto delle attività di ricerca, prospezione ed estrazione degli idrocarburi.
L’eventuale riduzione del perimetro costiero della Riserva del Borsacchio non farà che aumentare il rischio che le richieste di estrazione di idrocarburi vengano accolte con buona pace dell’ambiente, della salute, del turismo, della pesca, dell’agricoltura e della qualità della vita.
Di questo dobbiamo ringraziare il Sindaco ed i consiglieri di maggioranza che hanno voluto compiere una scelta tanto miope alla luce anche dell’attenzione della stampa nazionale su quanto sta avvenendo a Roseto degli Abruzzi (vedi articolo di Dacia Maraini sul Corriere della Sera del 20 dicembre u.s.: http://www.corriere.it/cultura/11_dicembre_20/maraini-costa-cantiere_73b2582a-2aef-11e1-b7ec-2e901a360d49.shtml).
Ci auguriamo che sia il Nuovo Anno ad allontanare da tutti noi (visto che il Comune di Roseto degli Abruzzi non sembra in grado di farlo) il pericolo delle trivelle e che nel 2012 sia possibile far rinsavire tutti quegli Amministratori della cosa pubblica che si sono dimostrati indifferenti al bene comune e alle migliaia di accorate richieste dei cittadini e pronti invece a fare gli interessi di pochi e ben identificabili individui.
Tanti auguri.

Fabio Celommi - Presidente Comitato Riserva Naturale Regionale Guidata Borsacchio
Dante Caserta -
Consigliere nazionale WWF Italia

19.12.11

A Silvi il cemento è più forte dei piani?

Domani, martedì 20 dicembre, la Seconda Commissione del Consiglio regionale è stata convocata per esaminare la richiesta avanzata dal Comune di Silvi (TE) per una variante al Piano Regolatore Generale (PRG) del Comune che comporterebbe anche una variante al Piano Regionale Paesistico (PRP).
Al fine di consentire la realizzazione di edifici residenziali e commerciali in un tratto collinare di Silvi scampato alla cementificazione grazie al vincolo del Piano Regionale Paesistico, il Sindaco Vallescura ha chiesto di modificare sia il PRG che il PRP.
È incredibile che si voglia continuare a modificare gli strumenti di pianificazione vigenti per consentire di costruire anche nei pochi tratti della fascia collinare rimasti liberi.
Domani, per la seconda volta, il Sindaco di Silvi sarà ascoltato dalla Commissione sulla richiesta avanzata.
E sarà ascoltato anche il Dirigente del Settore Lavori Pubblici della Provincia di Teramo: ci aspettiamo che l’Amministrazione Provinciale esprima la propria contrarietà alle due modifiche richieste, rispettando l’impegno assunto di adottare politiche tese a fermare il consumo di territorio a cui abbiamo assistito negli ultimi decenni.
Anche le Associazioni ambientaliste WWF, Italia Nostra e Legambiente hanno chiesto di essere ascoltate, ma ancora non sono state convocate dal Presidente della Commissione, Luca Ricciuti.
Ci aspettiamo di poter essere ascoltati così da dare il nostro contributo nell’interesse del paesaggio e del territorio.


Nella foto: il Sindaco di Silvi quando si dimise buttandosi con il paracadute. Fortunatamente il paracadute si è aperto e così il Sindaco, dopo un paio di settimane, ha potuto ritirare le dimissioni...

Sulla caccia, finalmente la Regione si adegua!

Per decine di specie diminuiscono i giorni di caccia in Abruzzo perché la Regione si è dovuta finalmente adeguare per i periodi di caccia all'ordinanza di sospensiva del TAR di L'Aquila a cui si erano rivolti WWF, Animalisti Italiani e Lega Abolizione della Caccia.
Il 28 novembre scorso, peraltro con gravissimo ritardo rispetto alla prima ordinanza di sospensiva del TAR, la Giunta Regionale ha dovuto varare una quarta versione del calendario venatorio 2011/2012. La Regione aveva cercato sostanzialmente di eludere l'ordinanza del TAR pubblicando una scarna lettera del suo dirigente del tutto insufficiente a recepire le indicazioni della magistratura amministrativa. A nulla erano valse due diffide del WWF che poi si è addirittura dovuto rivolgere con le altre associazioni al TAR di L'Aquila con un ricorso urgente “per ottemperanza” (cioè si chiedeva al TAR di commissariare la Regione per far rispettare la sospensiva). A quel punto, pochi giorni prima dell'udienza, la Regione, messa all'angolo, ha dovuto cedere su molti dei punti della sospensiva ed in particolare sul cuore del calendario venatorio: periodi, orari e forme di caccia. Alcune questioni sulla completezza del recepimento della sospensiva rimangono aperte e sono in via di valutazione da parte delle associazioni.
Si tratta di una vera e propria rivoluzione per la caccia in Abruzzo. Basti pensare che con il nuovo calendario per la beccaccia la caccia si chiuderà il 31 dicembre e non il 19 gennaio come aveva previsto inizialmente la Regione (20 giorni in meno di pressione venatoria su questa specie). Per comprendere la portata del risultato, basti ricordare che già nel 2009 il TAR di L'Aquila - su ricorso del WWF - aveva stabilito questa data, ma il Consiglio regionale aveva votato una leggina (contro la quale non è possibile ricorrere al TAR) che consentiva la caccia alla Beccaccia fino alla fine di gennaio. Nel 2010 tutto il calendario venatorio era stato approvato con legge regionale e vi era stata l'impugnativa del Governo davanti alla Corte Costituzionale.

Per quest’anno, grazie a quest’ultima doverosa modifica, per le specie acquatiche (germano reale, folaga, gallinella d’acqua, alzavola, porciglione, fischione, codone, mestolone, marzaiola, moriglione, beccaccino, pavoncella, canapiglia e frullino) la caccia ora si chiuderà il 19 gennaio e non più il 30 gennaio. Per le tre specie di turdidi (cesena, tordo bottaccio e tordo sassello) la caccia ora si chiude il 9 gennaio mentre prima si chiudeva il 19 gennaio. Per il fagiano la chiusura prevista per il 30 dicembre è stata anticipata al 30 novembre.
Vergognoso quanto è accaduto per la starna: la Regione si è adeguata alle prescrizioni richieste dall'ISPRA solo il 28 novembre scorso, tre giorni prima della chiusura della caccia, nonostante il TAR avesse depositato la sospensiva il 27 ottobre! Pertanto, grazie all'atteggiamento ostruzionistico dell'assessorato, per un mese questa specie è stata cacciata in forme non adeguate al parere dell'ISPRA e, quindi, non attuando l'ordinanza del TAR.
Altra novità di non poco conto è la chiusura al 19 gennaio della caccia in forma vagante con l'ausilio del cane.

Dichiara Dante Caserta, consigliere nazionale del WWF Italia: “L'assessorato all'Agricoltura e Caccia della Regione Abruzzo e l'assessore Febbo stanno rimediando figuracce su figuracce sulla questione venatoria. L'assessore, a seguito della sospensiva, aveva cercato di minimizzare con i suoi commenti la portata dell’ordinanza del TAR. Forse immaginava che il WWF e le altre associazioni si sarebbero limitate a festeggiare mediaticamente la vittoria, mentre deve sapere che noi miriamo sempre alla concretezza del risultato e andiamo fino in fondo. Questo atteggiamento da parte di una pubblica amministrazione (che pensa di essere a servizio esclusivo dei cacciatori e non della tutela della fauna e di tutti i cittadini) finisce per colpire la preziosa fauna abruzzese e, paradossalmente, gli stessi cacciatori che si trovano ad operare in un'incertezza assoluta. Un comportamento più responsabile da parte degli amministratori, più rispettoso dei pareri dell'ISPRA, dell'Unione Europea, degli altri assessorati e dei Parchi, aperto alle indicazioni tecniche fornite dalle associazioni che incredibilmente producono più dati faunistici della stessa Regione, eviterebbe un confronto così aspro che alla fine si sta rivelando una Waterloo per l'assessorato all'agricoltura. Con un duro lavoro il WWF in questi anni sta ottenendo radicali modifiche al calendario venatorio a favore della fauna. Rammarica dover constatare che ciò deriva sostanzialmente dai nostri ricorsi alla giustizia amministrativa, costituzionale e comunitaria e non da un ripensamento da parte degli apparati amministrativi che si sono occupati di caccia finora e che rimangono ostaggio dell'estremismo venatorio sostenendo battaglie che sono ormai di retrovia”.

14.12.11

La Riserva del Borsacchio per difendere Roseto degli Abruzzi dalla petrolizzazione



Il WWF provinciale di Teramo ha presentato alla Regione Abruzzo le proprie osservazioni sul procedimento circa l’assoggettabilità alla Valutazione di Impatto Ambientale per l’istanza di permesso di ricerca di idrocarburi “Villa Mazzarosa” della Medoilgas Italia SpA.
L’istanza riguarda 13,40 kmq nei territori dei Comuni di Pineto e Roseto degli Abruzzi ed è una delle tre attualmente sotto esame da parte della Regione Abruzzo: sono state presentate anche le istanze di ricerca “Cipressi” (che riguarda i comuni di Atri, Castiglione M. R., Castilenti, Cellino Attanasio, Montefino e Notaresco, oltre ad altri comuni del pescarese) e “Villa Carbone” (che riguarda i Comuni di Canzano, Castellalto, Cellino Attanasio, Cermignano, Mosciano Sant’Angelo, Notaresco e Teramo).
Il tutto si inquadra nella lunga serie di istanza di ricerca, estrazione e stoccaggio di idrocarburi in provincia di Teramo: secondo i dati ufficiali forniti dal Ministero dello Sviluppo Economico ne è interessato circa il 66% del territorio della provincia teramana dove risiede l’85% della popolazione.
Le osservazioni del WWF sono tese a dimostrare come la presenza della Riserva Naturale Regionale del Borsacchio nell’area oggetto dell’istanza “Villa Mazzarosa” non consenta minimamente le attività di ricerca che si vogliono portare avanti nell’area e tanto meno, in caso si scoperta di idrocarburi, le attività di estrazione.
Incredibilmente il Rapporto ambientale contenuto nell’istanza di permesso di ricerca non prende in considerazione la presenza dell’area naturale protetta del Borsacchio e tace completamente sulle valenze naturalistiche di questo territorio. Valenze naturalistiche importantissime che la stessa Unione Europea ha indicato come meritevoli di protezione.
Del resto proprio la presenza di queste valenze ha giustificato la creazione nel 2005 della Riserva regionale del Borsacchio finalizzata alla conservazione di uno dei pochi tratti di litorale abruzzese non completamente cementificato.
“La presenza della Riserva Regionale del Borsacchio può costituire un argine alla ricerca ed estrazione di idrocarburi a Roseto degli Abruzzi”, dichiara Dante Caserta, consigliere nazionale del WWF. “Dovrebbero tenerlo ben presente quegli amministratori locali e regionali che da anni impediscono il decollo della riserva e che ne chiedono continuamente la riperimetrazione. Il Sindaco Mastromauro ed il Consiglio Comunale di Giulianova nei mesi scorsi hanno già chiesto alla Regione la riperimetrazione della Riserva e domani ci sarà un consiglio comunale a Roseto in cui si discuterà nuovamente per eliminare dalla Riserva aree di grande importanza naturalistica. Ma questi amministratori si rendono conto che chiudendo la porta alla riserva, aprono un portone alle ricerca di idrocarburi sui loro territori?”

11.12.11

Pedonalizziamo via Nazario Sauro a Giulianova!

Cerchiamo persone disponibili a darci una mano nella raccolta di firme per la pedonalizzazione di via Nazario Sauro a Giulianova.

Potete contattarci all'indirizzo teramo@wwf.it e vi invieremo il modulo riportato qui sopra e potrete raccogliere firme tra parenti ed amici.

Provvederemo poi noi a chiamarvi per ritirare i moduli compilati.

Grazie.

10.12.11

Inquinamento ambientale e salute umana: conoscere e prevenire

Donatella Caserta ed Augusto De Sanctis, durante la conferenza stampa



Questa mattina a Pescara sono stati presentati i risultati dello progetto PREVIENI che hanno evidenziato come l’inquinamento ambientale abbia un pesante effetto sulla salute, provocando gravi alterazioni anche della capacità riproduttiva.
Sono estremamente preoccupanti i risultati del Progetto PREVIENI, promosso e finanziato dal Ministero dell’Ambiente nel 2008 e conclusosi nell’ottobre 2011.
Il progetto multidisplinare ha visto il coinvolgimento di ricercatori in campo ambientale dell’Università di Siena, in campo tossicologico dell’Istituto Superiore di Sanità, in campo clinico dell’Università La Sapienza di Roma e dell’Ospedale Sant’Andrea di Roma.
Allo studio ha preso parte anche il WWF e sono state coinvolte le Oasi WWF delle Sorgenti del Pescara e della diga di Alanno.
Si è trattato di uno studio condotto in aree pilota sui riflessi ambientali e sanitari di alcuni contaminanti chimici emergenti (interferenti endocrini). Si è verificato l’impatto dell’esposizione a inquinanti alimentari ed ambientali sulla fertilità umana con un’indagine pilota sul rischio di esposizione transgenerazionale agli interferenti endocrini ed uno studio del nesso ambiente e salute.
Gli interferenti endocrini sono sostanze presenti nell’ambiente, negli alimenti e negli oggetti della vita quotidiana, che possono alterare l’equilibrio dei sistemi ormonali sia nelle specie animali che nell’uomo, mettendo a rischio funzioni cruciali della vita, come lo sviluppo e la fertilità.
Diversi interferenti endocrini, come le diossine, sono da tempo attentamente sorvegliati, altri interferenti endocrini sono ancora presenti in prodotti di uso quotidiano e possono contaminare l’ambiente e le catene alimentari: esempi eclatanti sono i perfluorati (PFOS e PFOA), nonché gli ftalati (DEHP) ed il bisfenolo A nelle plastiche.
Per questo Il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, raccogliendo le sollecitazioni della comunità scientifica e della società civile, ha lanciato a partire dal 2008 il progetto PREVIENI (Studio in aree Pilota sui Riflessi ambiEntali e sanitari di alcuni contaminanti chimici emergenti - interferenti endocrini: ambiente di Vita, Esiti riproduttivi e ripercussioNi nell’età evolutiva).
PREVIENI (http://www.iss.it/prvn) è un progetto multidisciplinare che ha integrato ricercatori nel campo ambientale (Università di Siena), tossicologico (Istituto Superiore di Sanità) e clinico (Università La Sapienza di Roma e Ospedale Sant’Andrea di Roma) ed ha coinvolto il WWF Italia.

I risultati del progetto sono state illustrate da dalla Prof.ssa Donatella Caserta del Dipartimento Salute della Donna e Medicina Territoriale Università La Sapienza di Roma – Ospedale Sant’Andrea: “Il progetto PREVIENI ha evidenziato che gli adulti di Roma - una grande area metropolitana - e di alcuni centri medio-piccoli, come basso Lazio e Ferrara, risultano esposti in maniera prolungata e continua ad una miscela di interferenti endocrini nell’ambiente e negli alimenti. La popolazione del grande centro urbano è comunque quella maggiormente esposta: in particolare nella grande città, le persone affette da infertilità e/o da specifiche patologie riproduttive (endometriosi) presentano livelli più alti di inquinanti (bisfenolo A, ftalati, PFOS); inoltre, questi soggetti presentano alterazioni cellulari che indicano un’alterazione dell’equilibrio ormonale. Le analisi sul sangue di cordone ombelicale di coppie madre-neonato dopo una gravidanza sana e priva di problemi indicano un trasferimento di taluni interferenti endocrini (ad es. ftalati) dalla madre al feto. Queste sostanze potrebbero indurre alterazioni (ad esempio, infertilità nella vita adulta) non visibili al momento della nascita”. Per Augusto De Sanctis, coordinatore delle Oasi del WWF in Abruzzo, “i risultati di PREVIENI confermano la nostra grande preoccupazione per gli alti livelli di inquinamento di alcune aree abruzzesi, da quelle che presentano inaccettabili valori di alterazione della qualità dell’aria (ad esempio, la Valpescara) a quelle che sono inquinate da rifiuti tossici. Nell’anagrafe regionale dei siti inquinati sono stati registrati ben 1.200 siti e praticamente tutte le falde acquifere delle aree di fondovalle sono risultate compromesse da sostanze tossiche quali solventi clorurati e idrocarburi. Pochi sanno che in alcuni fiumi abruzzesi l’ARTA ha riscontrato la presenza proprio di alcuni degli interferenti endocrini dello studio PREVIENI, come il Bisfenolo A. I Siti nazionali per le Bonifiche Saline-Alento, quello di Bussi e il sito regionale per le bonifiche dell’area industriale di Chieti rappresentano solo gli esempi più eclatanti di una situazione ormai in parte compromessa. Sono queste le ragioni che in questi mesi ci hanno portato a diffidare la regione Abruzzo in relazione alle nuove autorizzazioni alle emissioni in atmosfera e alle gravi inadempienze rispetto al monitoraggio della qualità dell’aria. Inoltre la nostra regione sconta un enorme ritardo rispetto alla sorveglianza epidemiologica, come, ad esempio, nell’istituzione e nel funzionamento di un Registro Tumori degno di questo nome. Purtroppo la ricerca sta andando avanti dimostrando i danni concreti e reali dell'inquinamento sulla salute ma le nostre strutture pubbliche locali latitano e non sono capaci di porre in essere efficaci strumenti di informazione, sorveglianza – come le analisi su alcuni inquinanti nel sangue delle comunità più a rischio che chiediamo da tempo - e, soprattutto, prevenzione. Le nostre oasi partecipano, invece, a programmi di ricerca avanzati come PREVIENI per dimostrare come sia possibile produrre dati utili per la gestione. In questo caso, anche se a livello preliminare, è stato molto utile il confronto fra contaminanti in animali - lombrichi e pesci (barbi) - delle due Oasi del WWF delle Sorgenti del Pescara a Popoli e Diga di Alanno, rispettivamente a monte e a valle di Bussi. Le analisi hanno dimostrato come a valle composti quali Idrocarburi Policiclici Aromatici IPA, PBDE (ritardanti di fiamma), ftalati, cadmio e arsenico sono presenti a concentrazioni doppie rispetto al sito a monte, anche se non elevate rispetto ad altre aree italiane ed europee. Sono stati valutate anche le risposte enzimatiche che non hanno evidenziato per ora danni metabolici agli organismi esaminati. Si tratta di risultati preliminari che vanno approfonditi. ma che dimostrano l'utilità di queste ricerche”.

9.12.11

Si vede l'albero nell'alveo, ma non il cemento...

Nelle ultime settimane si continua da più parti ad invocare la ripulitura (eufemismo utilizzato per intendere l’asportazione di tutta la vegetazione spondale) del Fosso Calvano nel Comune di Pineto perché si teme che, in caso di forti piogge, si possano creare problemi al deflusso delle acque.
Medesime richieste stanno riguardando i corsi d’acqua di tutta la provincia.
Sembra quasi che, in caso di piene, il pericolo deriverebbe dalle piante presenti lungo le sponde dei corsi d’acqua e non dalle centinaia e centinaia di metri cubi di cemento che si continuano a costruire negli alvei e delle zone di espansione di fiumi e torrenti.
Nel caso specifico, il pericolo sembrerebbe venire dalle piante presenti lungo il Calvano (che peraltro è stato ripulito solo l’anno scorso, almeno nel tratto terminale) e non dall’impermeabilizzazione del suolo seguita, ad esempio, alla realizzazione della zona artigianale in c.da Cannuccia nel bel mezzo di un bacino idrografico già fortemente pericoloso!
Possibile pensare che diano più problemi delle piante che delle costruzioni in cemento?
Si è completamente impermeabilizzata una gran fetta di territorio ed il risultato è che l’acqua, scorrendo più velocemente sul cemento, viene a valle con una velocità maggiore rispetto a prima.
Nelle ultime piene la vegetazione spondale presente lungo il Calvano non ha fatto altro che appiattirsi sul letto lasciando scorrere l’acqua che è stata in qualche modo rallentata nel suo decorso proprio dalle piante. Al contrario, tagliare a raso la vegetazione presente lungo le rive di un corso d’acqua non fa altro che accelerare la velocità con cui l’acqua arriva a valle travolgendo poi tutto.
Invece di spendere soldi ogni anno per far tagliare piante, sarebbe ora che si impedisse di costruire lungo il Fosso Calvano ed i suoi emissari e che si investissero quei soldi per adeguare gli attraversamenti in alveo (ponticelli) alle maggiori portate dei torrenti causate dall’aumentata cementificazione a monte.
E visto che ormai molte costruzioni sono state fatte, se si vuole veramente agire efficacemente per evitare danni alle cose ed alle persone in caso di piena, si dovrebbero realizzare aree di espansione e vasche di contenimento in varie zone come il Fosso Calvano sotto la Contrada Cavone (case Colleluori) e nell’area subito a valle del Vulcanello di fango, e in altre zone di Pineto come quella tra la piccola frazione di Villa Fumosa e l’abitato di Quartiere dei poeti, e nella zona di Corfù nell’area sulla sinistra orografica del torrente Foggetta lato collina: questi piccoli bacini andrebbero tenuti con pochi cm di acqua durante l’anno (servendo anche come aree di sosta per gli uccelli acquatici migratori e luoghi di attrazione per i turisti) ed in casi di piena fungerebbero da bacini di raccolta per le piogge torrenziali che lì smorzerebbero il loro impeto.
Sono decenni che si è capito che i corsi d’acqua non possono essere trattati come canali di scolo, eppure, ogni volta si continuano a fare gli stessi errori!
Per una corretta gestione del territorio e per prevenire possibili danni in caso di forti piogge, a Pineto come nel resto della provincia, dovremmo:
- creare le condizioni affinché gli agricoltori avviino operazioni colturali pluriennali in modo che i terreni siano coperti da vegetazione (erba medica e prati pascolo) più a lungo possibile;
- creare delle fasce di rispetto lungo i corsi d’acqua affinché questi possano esondare senza danno;
- evitare la ripulitura spondale che mette solo a nudo il terreno non più trattenuto dalle radici esponendolo alla forza dell’acqua;
- evitare di far costruire piazzali (come è successo a Borgo Santa Maria sia sul Fosso Calvano che sull’affluente Sabbione);
- costruire delle vasche di espansione per rallentare il decorso delle acque;
- evitare l’intubamento dei fossi che, una volta intubati, non possono più essere ripuliti;
- riaprire i canali realizzati nel secolo scorso che permettevano il deflusso delle acque dalla collina al mare e che oggi sono tombati sotto a palazzine, strade e piazzali;
- rinforzare gli argini più esposti, soprattutto in prossimità dell’abitato di Borgo Santa Maria, con opere di ingegneria naturalistica;
- evitare altre costruzioni in alveo e in collina;
- evitare il declassamento di aree classificate R4 (a forte rischio idrogeologico) per meri interessi di sviluppo urbanistico così come è successo nell’area a sud del quartiere Corfù andato completamente sott’acqua nell’ultima alluvione.

4.12.11

L'Area Marina Protetta Torre del Cerrano nel MedPAN

Si sono svolti a Vodice in Croazia tra il 28 novembre ed il 2 dicembre i lavori dell’Assemblea Generale del MedPAN, la rete delle aree protette del Mediterraneo, all’interno della quale è stata ratificata l’ammissione tra i membri dell’Associazione anche dell’Area Marina Protetta Torre del Cerrano.
Da ieri, quindi, il Mediterranean Protected Areas Network ha anche l’unico parco marino abruzzese tra i propri soci e con l’Oasi WWF di Miramare, il Parco delle Tremiti e la Riserva Statale di Torre Guaceto si è completato il quadro delle AMP italiane adriatiche membri del MedPAN.
Il direttore dell’AMP Torre del Cerrano è stato ospite dell’organizzazione per poter presentare ai partecipanti le peculiarità dell’Area Marina Protetta e, soprattutto, per prendere parte ai tre giorni di workshop incentrato sullo scambio di esperienze nel campo della educazione ambientale e valorizzazione turistica delle aree protette mediterranee.
È stato presentato, oltre all’attività svolta in questi campi, anche il lavoro svolto dalla stessa AMP Torre del Cerrano come segretariato del network locale delle aree protette marine e costiere dell’Adriatico, AdriaPAN, molto attivo nella promozione e redazione di progetti europei ed internazionali e che proprio recentemente ha portato alla candidatura di ben due progetti sul bando IPA Adriatico 2011.Durante le giornate di lavoro si è potuto avviare un intenso scambio di informazioni e contatti per le future iniziative progettuali e si è avuta l’opportunità di candidare il lavoro dell’AMP Torre del Cerrano come ufficio di Segretariato dell’AdriaPAN ad uno specifico contributo finanziario messo a disposizione dal MedPAN a valere sui fondi della Fondazione Principe Alberto II di Monaco e Fondazione MAVA per la Natura.

25.11.11

In piazza per l'acqua e la democrazia

Il WWF Italia, componente del Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua, aderisce alla Manifestazione nazionale “In piazza per l’acqua, i beni comuni, la democrazia” che si terrà a Roma sabato 26 novembre dalle ore 14 in Piazza della Repubblica.
Sembra paradossale, ma in Italia si deve andare in piazza anche quando la volontà dei cittadini è stata espressa in maniera chiarissima.
Nonostante oltre il 95% dei votanti ai referendum del giugno scorso, in maniera plebiscitaria, si è espresso contro la privatizzazione dell’acqua, ad oggi, se si esclude l’esperienza del Comune di Napoli, culminata con l’istituzione del primo Assessorato ai Beni Comuni in Italia, in nessun posto è stato avviato il processo di ripubblicizzazione della gestione del servizio idrico, né tantomeno si sono date indicazioni per l’eliminazione dalle tariffe pagate dalle famiglie di quel 7% (che in molti casi è di gran lunga maggiore) su cui si basa il profitto dei privati.
Così dalla straordinaria vittoria del 12 e 13 giugno è necessario tornare in piazza per chiedere con forza il rispetto del risultato referendario.
Un appuntamento decisivo, quello della manifestazione nazionale di sabato prossimo, in cui anche il WWF scenderà in piazza insieme al popolo dell’acqua non solo in difesa dell’acqua bene comune, ma anche della democrazia che rischia di essere messa fortemente in discussione dal mancato rispetto del voto di oltre 26 milioni di italiane ed italiani. E sarà anche l’occasione per ribadire che uguale intransigenza l’avremo nel chiedere il rispetto del voto degli italiani contro l’energia nucleare!
Il WWF, anche in vista di appuntamenti cruciali come la Conferenza sui cambiamenti climatici di Durban (28 novembre – 9 dicembre 2011) e del Summit ‘Rio + 20’ sullo Sviluppo Sostenibile (22 giugno 2012) ritiene fondamentale richiamare l’attenzione del dibattito nazionale e internazionale su una risorsa come l’acqua, fondamentale per gli ecosistemi e la sicurezza del territorio.
È sotto gli occhi di tutti come una gestione scellerata del nostro territorio e la mancanza di misure per contrastare i cambiamenti climatici stanno presentando un conto pesantissimo in termini di vite umane e di danni alle case ed infrastrutture. È ora di modificare radicalmente questo assurdo modello di insostenibile sviluppo che rappresenta una delle cause della crisi mondiale che sta colpendo l’intero Pianeta.

19.11.11

Inaugurato Ecocentro a Pineto








Pineto si differenzia. Venerdi 18 novembre, alle ore 10.00, è stato inaugurato l’Ecocentro, una piattaforma di circa 3.500 mq attrezzata per lo stoccaggio dei rifiuti urbani differenziati che ospita al suo interno una vera e propria “scuola ambientale”.

All'inaugurazione ha partecipato il WWF con una serie di laboratori didattici per i ragazzi delle scuole di Pineto presenti all'iniziativa.

15.11.11

Festa per Amnesty International e WWF



Quest’anno, due delle principali organizzazioni internazionali non governative festeggiano i loro primi 50 anni di vita.
Amnesty International e WWF, infatti, sono entrambe nate nel 1961 e da mezzo secolo sono impegnate nella difesa dei diritti civili e dell’ambiente in ogni parte del mondo.
In 50 anni queste due associazioni hanno raggiunto moltissimi obiettivi, potendo contare sull’appoggio di decine di migliaia di volontari e su milioni di sostenitori che finanziano campagne e progetti in tutti i Paesi.
Per celebrare questa importante ricorrenza le realtà teramane di Amnesty International e WWF hanno organizzato per giovedì 17 novembre, a partire dalle ore 20, presso il pub King Arthur in via Coste di Sant’Agostino a Teramo una cena con musica live con alcuni protagonisti del panorama musicale della nostra città: Marina De Carolis e Remo Leonzi, che presenteranno il loro spettacolo “Poesia in musica” e, a seguire, il gruppo “The Swollencheek”.
Una serata di divertimento e musica per celebrare i risultati raggiunti ed annunciare le prossime iniziative.
Per prenotazioni ed informazioni è possibile chiamare ai numeri: 320.8532740 e 392.4727840.


Scheda AMNESTY INTERNATIONAL
“Un mondo dove i diritti sanciti dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e dagli altri documenti sulla protezione internazionale siano riconosciuti, garantiti e tutelati”: è questa la missione di Amnesty International.
Il 28 maggio 1961, l’avvocato inglese Peter Benenson, scrisse un articolo sul quotidiano di Londra “The Observer” per denunciare l’episodio di due studenti portoghesi arrestati semplicemente per aver brindato alla libertà e contemporaneamente lanciò un appello alle “persone comuni” perché si mobilitassero.
Numerosi altri organi d’informazione nel mondo ripresero l’articolo, ben presto molte persone collaborarono… fu così che nacque Amnesty International, un movimento in continua crescita che nel 1977 ha ricevuto il premio Nobel per la pace per “aver contribuito a rafforzare la libertà, la giustizia e conseguentemente anche la pace nel mondo”.
Oggi Amnesty è presente in 150 paesi (in Italia dal 1975) e conta 2,8 milioni di soci, gli unici soggetti cui Amnesty risponde tenuto conto che non accetta finanziamenti da governi, partiti politici e gruppi religiosi per poter mantenere la sua indipendenza nella scelta delle attività e delle azioni da compiere sulla base di una sempre attenta attività di ricerca.
Nel 2010 anche a Teramo si è costituto un nuovo gruppo di attivisti di Amnesty International che da subito si è impegnato nel realizzare numerose attività tese alla sensibilizzazione e mobilitazione dell’opinione pubblica sul rispetto dei diritti umani. Nel corso del 2010 e del 2011 a Teramo e provincia sono stati allestiti punti informativi per la raccolta di firme e fondi in occasione di feste, concerti ed eventi in genere, sono stati organizzati reading teatrali e proiezioni di film, principalmente sui diritti dei migranti e dei rifugiati, sull’abolizione della pena di morte e della tortura, sulla violenza domestica.
A partire dall’anno scolastico 2011/2012 sono stati avviati incontri per progetti da realizzarsi all’interno delle scuole al fine di promuovere l’educazione ai diritti umani.


Scheda WWF
“Costruire un futuro in cui l’uomo possa vivere in armonia con la natura”: è questa la missione del WWF, la più grande organizzazione mondiale per la conservazione della natura.
Nata nel 1961, è oggi presente nel mondo con ben 24 organizzazioni nazionali, 5 organizzazioni affiliate e 222 uffici di programma in 96 paesi.
Il WWF Internazionale, la cui sede è a Gland, in Svizzera, è strutturato in Uffici nazionali che operano nei singoli Paesi in modo indipendente, ma in coerenza con i programmi e gli obiettivi posti dal WWF Internazionale. Oltre alle sedi nazionali, il WWF opera anche attraverso “Uffici di programma” mirati alla realizzazione di specifici progetti di conservazione spesso transnazionali.
Ogni anno conta sul contributo di oltre 5 milioni di sostenitori in tutto il mondo e con il loro aiuto
porta avanti la sua “missione” attraverso più di 2.000 progetti per la tutela della biodiversità e la concreta attivazione di modelli di sostenibilità.
In Italia il WWF è presente dal 1966 su tutto il territorio nazionale con centinaia di strutture e conta oggi oltre 400.000 aderenti, tra soci e sostenitori.
In provincia di Teramo il WWF opera dai primi Anni ’70 ed in circa 40 anni di vita ha portato avanti tantissime iniziative attraverso i suoi volontari: dalle battaglie in difesa dei fiumi all’impegno per la nascita di nuove aree protette, dalla difesa del Gran Sasso d’Italia all’organizzazione di campi estivi, dall’educazione ambientale nelle scuole alle manifestazioni contro la caccia, dalla propaganda referendaria sui quesiti ambientalisti alla stampa di bollettini locali di informazione.Oggi il WWF nel teramano gestisce l’Oasi dei Calanchi di Atri con un centro visita ed un centro di educazione ambientale, oltre al Centro di Documentazione Ambientale di Teramo che ospita circa 2500 pubblicazioni su tematiche ambientali. È poi in fase di realizzazione un nuovo Centro di Educazione Ambientale a Cortino nel Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga.

12.11.11

Nuove richieste per ricerche di idrocarburi in provincia di Teramo

Sono stati pubblicati sul BURA gli avvisi per l’attivazione della procedura di verifica di assoggettabilità alla Valutazione di Impatto Ambientale su due istanze di permesso di ricerca di idrocarburi in provincia di Teramo.
La prima istanza riguarda l’area denominata “Villa Carbone” ed interessa i Comuni di Mosciano Sant’Angelo, Teramo, Cermignano, Cellino Attanasio, Canzano, Castellalto, Notaresco e Bellante.
La seconda istanza riguarda l’area denominata “Villa Mazzarosa” ed interessa i Comuni di Roseto degli Abruzzi e Pineto.
Entrambe le richiesta sono state avanzate dalla Medoilgas Italia S.p.A. con sede in Roma.
Dalla data di pubblicazione sul BURA (venerdì 11 novembre) decorrono 45 giorni entro i quali chiunque (Amministrazioni Comunali, Enti, Associazioni, privati cittadini e portatori di interesse) può presentare, in forma scritta, istanze, osservazioni o pareri sull’opera alla Direzione Parchi, Territorio, Ambiente, Energia – Servizio Tutela, Valorizzazione del Paesaggio e Valutazioni Ambientali – Ufficio Valutazione Impatto Ambientale della Regione Abruzzo.
Il WWF auspica che gli Enti locali il cui territorio è interessato dalle due istanze procedano ad un’attenta analisi delle richieste ed intervengano già in questa fase, affiancando le associazioni ed i comitati ambientalisti che costantemente producono studi ed osservazioni sulle continue richieste di ricerca di idrocarburi che interessano l’Abruzzo.

Amaro ventennale per le aree protette


Nella Legge di Stabilità 2012 si fotografa la debacle del Ministero dell’Ambiente sulle Aree Protette, fiore all’occhiello della protezione delle natura del nostro Paese. E questo avviene proprio nel 2011, anno del ventennale della legge quadro sulle aree protette (Legge n. 394/1991).

“Ci troviamo di fronte ad un cocktail micidiale che rischia di ammazzare le aree protette nazionali - denuncia Stefano Leoni, Presidente del WWF Italia -, composto dal combinato disposto della riduzione della metà dei fondi destinati ad interventi dai parchi nazionali(dai 7 milioni di euro previsti per il 2012 dalla Legge di Stabilità 2011, ai 3,5 milioni di euro della Legge di Stabilità 2012), dalla riduzione di un terzo dei fondi previsti nel bilancio del Ministero per le aree marine protette (che nella Legge di Stabilità 2011 ammontavano a 5,5 milioni circa) che rischia di portare alla chiusura di 10 parchi marini nazionali su 29 e dalla mancata correzione della norma della manovra correttiva 2010 (art. 6, c. 2 del dl 78/2010, convertito nella legge 122/2010) nella quale si stabilisce che i presidenti (e quindi anche i commissari) dei parchi debbano svolgere un ruolo pubblico di alta responsabilità gratuitamente. Ciò avviene quando si doveva uscire dai numerosi commissariamenti in atto e quando sono in scadenza le nomine ministeriali, d’intesa con le Regioni, di numerosi presidenti di parco, carica per la quale, vista la gratuità, sarà difficile trovare persone competenti che si assumano delicate responsabilità amministrative. Ne esce un quadro desolante della capacità politica di influire sulle scelte del Governo da parte del Ministero dell’ambiente, ma anche della “sensibilità ambientale” del Governo dimissionario in carica. Solo i 25 parchi nazionali terrestri potranno vivacchiare senza però capacità di intervento, essendo garantiti solo i fondi per il loro funzionamento ordinario”.
A conferma della marginalità del tema ambiente il WWF rileva che la Legge di Stabilità 2012 destina ad interventi in campo ambientale la misera cifra di 43,697 milioni di euro (per pagare gli interventi sulla difesa del mare, sulle aree protette, sulla CITES convenzione internazionale per le specie in via di estinzione e le attività dell’ISPRA, l’istituto di ricerca del Ministero) equivalenti allo 0,7% del totale della manovra (da 5,653 miliardi di euro nel 2012), cifra che raggiunge quota 2,1% se si aggiungono, impropriamente, i 75,833 milioni di euro previsti in Tabella B quale accantonamento (come si sa puramente figurativo) per la difesa del suolo (v. punto 3).
Tanto per fare un paragone significativo, mentre si lasciano morire l’ambiente e il territorio, in assenza di una vera politica industriale, il Governo Berlusconi decide di continuare però a destinare cifre rilevantissime alle grandi opere (l’unica politica “di sviluppo” contenuta nella Legge di Stabilità 2012), ignorando quanto conferma lo stesso Centro Studi della Camera dei Deputati che nel suo VI Rapporto sull’attuazione della Legge Obiettivo (settembre 2011) sancisce il fallimento della politica sulle infrastrutture strategiche, denunciando che dal 2001 sono state completate opere del valore pari all’1% al valore dell’intero programma (4,4 miliardi di euro su un totale di 367 miliardi di euro per 390 opere). Alle infrastrutture strategiche, che tali non sono visto l’elevatissimo numero degli interventi previsti per soddisfare esigenze clientelari dei potentati locali, nel ddl sulla Legge di Stabilità 2012 vengono destinati complessivamente 1.543,920 miliardi di euro (opere della legge Obiettivo e linee ad AV ferroviaria) che equivalgono al 27,3% del valore complessivo della manovra!
Questo dimostra, sottolinea il WWF, come si perseguano ancora vecchie politiche economiche che non sono capaci di vedere il futuro del Paese, mentre nel contempo si continua a si dissipare il patrimonio naturale italiano, che costituisce parte della ricchezza della nazione.

11.11.11

Quale futuro per Atri?

Nei giorni scorsi alcune testate giornalistiche hanno riportato le critiche espresse dall’APTA, neonata associazione di professionisti e tecnici atriani, in merito alla scelta del Comune di Atri di adottare strumenti di pianificazione che puntino ad un maggior rispetto del territorio.
L’intervento dell’APTA offre l’occasione per rilanciare un utile dibattito sulla gestione del territorio.
Il WWF non trova condivisibili le critiche sollevate, ritenendo, al contrario, che sia giunta l’ora di porre un freno al continuo consumo di territorio che caratterizza da anni la nostra provincia, al pari del resto d’Italia: un’irrazionale distruzione di suolo che viene “invaso” da costruzioni ed infrastrutture nate spesso in variante agli strumenti pianificatori. Dal 1956 al 2001 la superficie urbanizzata del nostro Paese è aumentata del 500% e dal 1990 al 2005 siamo stati capaci di modificare oltre 3,5 milioni di ettari, cioè una superficie grande quasi quanto il Lazio e l’Abruzzo messi insieme.
Tutto questo determina una pesante trasformazione di aree verdi con conseguente impermeabilizzazione del suolo che poi, come si è avuto modo di vedere in questi giorni, provoca gravi eventi calamitosi in caso di forti piogge.
Senza considerare che la costruzione al di fuori di centri abitati comporta la necessità per le amministrazioni comunali di creare e provvedere alla manutenzione di infrastrutture che costano moltissimo alla collettività sia in termini economici sia in termini ambientali e paesaggistici.
Ipotizzare una pianificazione a “consumo zero di territorio” è, quindi, una strada assolutamente da perseguire, in particolare in un Comune come Atri che ha mantenuto negli ultimi 40 anni una popolazione pressoché costante nonostante si sia continuato a costruire, privilegiando però la realizzazione di veri e propri quartieri dormitorio privi di aree di aggregazione (aree verdi, piazze, ecc.): un’esplosione di periferie lungo le arterie stradali a veloce scorrimento (come la strada provinciale per Silvi) a cui ha corrisposto lo spopolamento del centro storico, uno dei più belli d’Italia.
Va poi evidenziato come proprio il territorio atriano, caratterizzato dai noti fenomeni erosivi, richieda una particolare cura e attenzione nella gestione del suolo.
Secondo i dati contenuti nel Piano di Assetto Idrogeologico della Regione Abruzzo, il Comune di Atri è il quinto comune d’Abruzzo per estensione di superfici classificate a vario titolo pericolose (P1 P2 P3), è ancora il quinto per superfici classificate a pericolosità elevata ed è addirittura il primo per superfici classificate a pericolosità molto elevata (10,53 kmq pari al 12% della superficie comunale). Per quanto riguarda il rischio, il comune di Atri si piazza ai primissimi posti in Abruzzo per tutte le categorie di rischio (R1 R2 R3 R4) e la superficie classificata a vario titolo rischiosa è di 26,77 kmq pari al 29% dell’intero territorio comunale.
Del resto, una scelta di conservazione del territorio non si traduce nell’ingessamento dello stesso, anzi! Contrariamente a quanto affermato dall’APTA, la tutela non rischia di “impedire la modernizzazione del territorio, appiattendo idee e progetti”, ma anzi può essere un motore di crescita economica. Ad essere vecchia è invece proprio l’idea che lo sviluppo possa venire solo dal cemento e dall’asfalto. La vera modernizzazione di una città viene dall’inventarsi nuovi modi di sviluppo urbanistico, rispettoso dell’ambiente che ci circonda e delle nostre tradizioni.
La strada da percorrere, per il WWF, è quella di recuperare gli stabili abbandonati, riqualificare le aree dismesse, riportare la vita nei centri storici impedendo il proliferare di centri commerciali che allontanano i cittadini dalle strade e dalle piazze cittadine per farli rinchiudere in veri e propri non-luoghi finalizzati solo ad incentivare l’acquisto ed il consumo di oggetti il più della volte inutili.
Bene ha fatto, quindi, l’Amministrazione Comunale di Atri a scegliere la strada del “consumo zero di territorio” ed il WWF auspica che questo possa presto tradursi in scelte concrete, così come sta accadendo in tanti altri comuni italiani.

Riserva del Borsacchio: solite cattive abitudini

Non c’è niente di nuovo sotto il sole.
Cambiano le compagini amministrative. Si avvicendano sindaci ed amministratori, ma non cambiano le cattive abitudini. Nei quasi sette anni ormai trascorsi da quando la Riserva Naturale del Borsacchio è stata istituita con legge regionale, si sono dati il cambio tre governatori regionali (Pace, Del Turco, Chiodi), due presidenti di provincia (D’Agostino e Catarra), due sindaci (Di Bonaventura e Pavone), eppure non è stato nominato l’organismo di gestione, peraltro gratuito, dell’area naturale protetta, non è stato adottato un piano di assetto naturalistico (PAN) degno di questo nome e non è stata neppure apposta lungo i confini della riserva e sulle strade di accesso la segnaletica prescritta.
In compenso, grazie a cotanta inettitudine amministrativa, i territori e le popolazioni sono tenuti ostaggio di norme di salvaguardia che, provvisorie sulla carta, rimangono in vigore non si sa per quanto tempo ancora. I finanziamenti che la Regione Abruzzo ha assicurato a tutte le altre Riserve in questi anni, a Roseto non sono arrivati perché un organo di gestione non c’era. In sette anni abbiamo perso quasi un milione di euro. E la Riserva continua ad essere solo un problema insoluto, non un’opportunità di sviluppo economico, ambientale e turistico.
Negli ultimi giorni le precipitazioni che hanno causato lutti e distruzioni in altre parti d’Italia, hanno dato occasione di evidenziare che anche i nostri corsi d’acqua richiedono controlli necessari ad evitare straripamenti, compreso il Borsacchio. Eppure il nostro Presidente della Provincia non si è ricordato, neppure dopo questo segnale di allarme, di dover nominare l’organo di gestione della Riserva, necessario per occuparsi anche di questo oltre che di tutto il resto che riguardi l’area protetta.
Il Sindaco di Giulianova ha preso la parola solo per dire che l’inclusione del territorio giuliese nel perimetro della Riserva sarebbe stata la causa della mancata realizzazione del contratto di quartiere dell’Annunziata.
Quando il saggio indica la luna, lo stolto guarda il dito.
Ecco, i nostri amministratori non hanno fatto il loro dovere compiendo, nei tempi dettati dalla legge, le scelte necessarie, e la colpa di chi è? Ma naturalmente di chi ha cercato di proteggere e custodire il territorio per lasciarlo, bello come Dio lo ha fatto, alle future generazioni!

Avv. Fabio Celommi

Presidente Comitato Riserva Naturale Regionale Guidata Borsacchio

8.11.11

Abruzzo a rischio!

Gran parte dell'Abruzzo è a rischio idrogeologico, ma le risorse vanno per le strade e le grandi opere di cemento. Gran parte degli argini sono di fatto abbandonati e mancano addirittura dati attendibili sulle portate dei fiumi. Per quanto riguarda le frane in Abruzzo quasi 17.000 siti sono a rischio con oltre 1.500 kmq di superficie con dissesti.

I punti più critici per i fiumi, secondo il Piano Stralcio per la Difesa dalle Alluvioni della Regione, sono Popoli sull’Aterno-Pescara, Pineto sul Vomano e Castel di Sangro sul Sangro. Inoltre molti comuni costieri del teramano sono a forte rischio per bacini minori, come il Cerrano e il Calvano, che in pochi minuti possono portare a valle grandi quantità di fango.

Circa 300 ponti, secondo uno studio della Regione del 2004, sono in gravissimo stato di conservazione, interessati da frane e necessitano di interventi di manutenzione.

In Abruzzo si continua a progettare ed a costruire in aree a fortissimo rischio di esondazione spendendo decine di milioni di euro di fondi pubblici. Basti pensare al progetto ANAS per la variante Sud di L’Aquila, del costo di circa 30 milioni di euro, localizzata in gran parte nell’area di esondazione del fiume Aterno.

Sul Saline, invece di rifare gli argini, in larga parte compromessi, si spendono oltre 15 milioni di euro per tre nuovi ponti e strade lungofiume in parte a rischio di esondazione.

E proprio in questi giorni è in corso l’iter per la realizzazione di nuovi centri commerciali a fianco al Megalò a Chieti scalo in parte in aree a rischio sul Fiume Pescara.

Per prevenire danni e lutti basterebbe fare poche cose di buon senso.

Non costruire in aree a rischio frana o a rischio esondazione.

Dare risorse all’Autorità di bacino per identificare con modelli matematici le aree a rischio per tutti i fiumi (e non solo per i principali) e per aggiornare i dati su portate e stato degli argini.

Conservare le poche aree rimaste libere lungo i corsi d’acqua e destinarle a servitù idraulica per far espandere i fiumi in caso di piena.

Intervenire sugli argini per spostarli il più possibile lontano dal letto ordinario del fiume: oggi gran parte dei fiumi della regione sono stretti tra argini con sezioni del tutto insufficienti. Si insiste nell’alzare gli argini per stare al sicuro e magari costruire, come si sta facendo a Marina di Città Sant’Angelo, dimenticando che quasi tutte le tragedie italiane i problemi sono derivati dal cedimento degli argini. E quando cade un argine l’onda arriva nelle case in pochi minuti. Le ragioni per cui gli argini cedono per mancanza di manutenzione (devono essere liberi da vegetazione e percorribili per ispezioni), perché sono realizzati troppo a ridosso dell’alveo e non reggono l’erosione delle piene.

Evitare la “ripulitura dei fiumi”. Togliere la vegetazione non fa altro che aumentare la velocità delle acque. I fiumi diventano “proiettili” sparati verso valle ed aumenta la capacità erosiva sugli argini.

Si tratta di concetti di base che si trovano in tutti i testi universitari, ma che ancora faticano a trovare ascolto negli amministratori e in molti tecnici che operano sui fiumi abruzzesi.

Le sistemazioni di frane e fiumi dovrebbero essere fatte con interventi di ingegneria naturalistica che assicurano il territorio mantenendo la sua qualità ambientale.

E, infine, vanno formati i cittadini: dobbiamo scegliere le nostre abitazioni sulla base del grado di rischio di una determinata area e non solo per l’estetica dell'edificio. Inoltre devono programmarsi esercitazioni, almeno nei comuni a maggiore rischio, perché il tipo di comportamento che una persona tiene in momenti di emergenza è uno dei fattori chiave per ridurre almeno il numero di vittime.

Il WWF richiama, quindi, gli amministratori a scegliere tra le vere priorità del paese quando si tratta di spendere i pochi fondi a disposizione.

In Abruzzo si continua a scommettere su grandi opere da veri megalomani, come la strada pedemontana Abruzzo-Marche che per il solo tratto da Capsano (frazione di Penna Sant’Andrea) a Bisenti prevede la spesa di 180 milioni di euro di fondi pubblici (e 173 milioni di euro per il tratto Guardiagrele-Val di Sangro)!

La stessa “sbornia da cemento” contraddistingue il Piano Regionale dei Trasporti in gestazione presso la Regione, tutto fatto di megatunnel sotto le montagne, pedemontane, circonvallazioni e complanari.

Addirittura è notizia di oggi che alcuni amministratori vogliono farsi finanziare con decine di milioni di euro il cosiddetto “periplo del Gran Sasso” con opere faraoniche a base di cemento come la strada da Castelli a Rigopiano, con gravissimi problemi idrogeologici.

E tutto mentre alcuni sindaci segnalano l’abbandono di importanti tratti di argini fluviali con progetti di manutenzione fermi per mancanza di denaro.

Un buon padre di famiglia saprebbe cosa finanziare. I nostri amministratori?

50 anni, ma non li dimostrano!



Siete tutte/i invitate/i...

7.11.11

Le vie dell’acqua sono infinite

L’Oasi WWF Calanchi di Atri ha aderito al progetto DESS (Settimana di Educazione allo Sviluppo Sostenibile), promosso dall’UNESCO, per sensibilizzare i cittadini di oggi e di domani sul tema dell’acqua, come bene comune, risorsa da tutelare e da conoscere.
Il titolo del progetto è “Le vie dell’Acqua sono infinite” e consiste in un concorso per le scuole primarie e secondarie di primo grado appartenenti alle “Terre del Cerrano”, nello specifico i comuni di Atri, Pineto, Roseto degli Abruzzi e Silvi.
Gli alunni che aderiranno all’iniziativa dovranno realizzare un elaborato, nella forma di un racconto, di un video, di una locandina o di un dipinto, su diversi sotto-temi legati all’Acqua.
Il bando del concorso è disponibile all’indirizzo e-mail info@riservacalanchidiatri.it o sulla homepage del sito www.riservacalanchidiatri.it/.
La data ultima per iscriversi al concorso è il 6 dicembre 2011.
Il materiale informativo per la realizzazione del progetto sarà fornito dagli educatori del Centro di Educazione Ambientale “Calanchi di Atri”.
I vincitori del concorso saranno premiati con una visita gratuita all’interno della Riserva Naturale Regionale Oasi WWF “Calanchi di Atri” in occasione della Festa della Primavera, il 21 marzo 2012.
Maggiori informazioni ad info@riservacalanchidiatri.it o al numero 085.8780088.

6.11.11

Non avete nessun diritto di piangere!

Voi che vi riempite la bocca di parole trite e ritrite: “crescita, sviluppo, competitività”. Ripetute come un mantra per nascondere il vuoto delle vostre idee. Dogmi imparati come scolaretti per essere promossi dalle maestrine di Confindustria e dei mercati finanziari.
Non avete nessun diritto di piangere! Voi che quando siete seduti sulle comode poltrone a Porta a Porta vi lanciate, l’uno contro l’altro le medesime ricette stantie: “Dobbiamo rilanciare le grandi opere, dobbiamo far ripartire l’edilizia, ci vuole un nuovo piano casa, forse anche un nuovo condono”.
Non avete nessun diritto di piangere! Voi che con il fazzoletto verde nel taschino avete chiesto il voto per difendere la pianura padana da invasioni di ogni genere e poi dagli assessorati comunali, provinciali e regionali avete vomitato sulle campagne padane la vostra porzione di metri cubi di cemento, insieme a tutti gli altri.
Non avete nessun diritto di piangere! Voi che avete giurato fedeltà alla Costituzione ma poi non ne rispettate l’art. 9: “La Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della nazione”, e approvate piani regolatori che hanno come unico obiettivo quello di svendere il territorio e di fare cassa con gli oneri di urbanizzazione.
Non avete nessun diritto di piangere! Voi che, con l’arroganza di chi non ha argomenti, denigrate chiunque si opponga alla vostra furia predatoria di saccheggiatori del territorio. Voi che, con il risolino di chi è sicuro del potere che detiene, ridicolizzate tutti i giorni i comitati, gli ambientalisti, le associazioni, i cittadini, che mettono in guardia dai pericoli e dal dissesto idrogeologico creati dalle vostre previsioni edificatorie.
Non avete nessun diritto di piangere! Voi che siete la concausa delle catastrofi alluvionali, dovute alla sigillatura e all’impermeabilizzazione della terra operate dalle vostre espansioni urbanistiche, dai vostri centri commerciali, dai vostri svincoli autostradali. Voi che avete costruito il vostro consenso grazie alle grandi speculazioni edilizie, ai grandi eventi, alle grandi opere o anche alla sola promessa di realizzarle.
Non avete nessun diritto di piangere. Nessun diritto di piangere le dieci vittime dell’ennesima alluvione ligure. Né le vittime di tutte le precedenti catastrofi causate anche dalla vostra ideologia. Perché voi, iscritti e dirigenti del Partito del Cemento, siete i veri estremisti di questo paese.
Siete i veri barbari di questo nostro paese. Siete la vera causa del degrado ambientale, della violenza al paesaggio e dello sprofondamento del paese nel fango.
No. Non avete nessun diritto di piangere.
E gli italiani dovrebbero cominciare a fischiarvi e cacciarvi dai funerali. E gli italiani dovrebbero smettere di pregare davanti alle vostre altissime gru, totem di un modello di sviluppo decotto e decadente, che prima di collassare, rischia di annientare i beni comuni di questi Paese, di questo pianeta.

Domenico Finiguerra

Sindaco di Cassinetta di Lugagnano (MI)

“L’Aquila: a che punto siamo?”

Il blog “La Gramigna” del WWF di Teramo aderisce alla campagna “L’Aquila: a che punto siamo?”.
Una domanda che ha un testimonial d’eccezione, la famosa Mafalda creata da Quino, la piccola contestatrice, bambina che da quarantasette anni non manca, con le capacità di osservazione e di spontaneità tipiche dei bambina, di “fare le pulci” ai grandi, alle loro dimenticanze, alle loro ipocrisie anche veniali.
Ed è lei, su possibilità di utilizzo permessa dallo stesso suo creatore, a farsi portavoce della domanda soprattutto ai mezzi di comunicazione, nella campagna a favore di un’informazione che non sia solo amplificata al momento in cui qualcosa accade, ma prosegua come a voler controllare e, soprattutto, comunicare a tutti.
Una campagna che parte da Ivan Giovannucci, agente letterario di autori quali lo stesso Quino, il premio Andersen miglior autore completo 2011 Andrea Valente, Grazia Nidasio, Carlo Carzan, nonché coinvolto in diversi progetti culturali di respiro nazionale, con l’agenzia letteraria Caminito.
La campagna mira a fare in modo che i giornali, le radio, le tv, ma anche i blog sensibili all’argomento possano quotidianamente informare, anche solo attraverso un trafiletto di poche righe, su qualcosa che è stato fatto o che ancora resta da fare a L’Aquila e nell’Abruzzo che ancora non si è rialzato dal terremoto del 6 aprile 2009.
Un’idea che a Giovannucci è venuta proprio dopo una visita a L’Aquila nell’agosto scorso. “Addentrandosi per le strade dell’Aquila, il cui bellissimo centro storico è stato raso al suolo dal terremoto – spiega Giovannucci – si ha l’impressione di essere a Pompei o a Ercolano. Non ci sono voci, non ci sono persone. Solo una città totalmente distrutta e puntellata. Dove oltre la metà delle strade è chiusa da transenne di ferro che annunciano la “zona rossa”, il divieto di accesso, con qualche soldato che vigila in silenzio. E a terra ancora mattoni, lastre di marmo. Come se il tempo si fosse fermato. È questa la città che vogliamo consegnare ai bambini aquilani nati nel 2009 che avranno vent’anni nel 2029?”.
“Dentro le case disabitate – prosegue Giovannucci – sventola un calendario o si intravede parte del mobilio. Dentro le vetrine dei negozi vuoti si vedono calcinacci e oggetti riversi a terra. Per le strade manifesti e scritte ‘rivogliamo la nostra città’. Mentre l’orologio della chiesa di una piazzetta dietro il corso segna le tre e mezza, l’ora della notte in cui la terra cercò di scrollarsi di dosso un’intera città”.
L’idea della campagna è arrivata cercando di capire che cosa il suo ideatore avrebbe potuto fare per non dimenticare tutto questo, ma, al contrario, per far conoscere.
E, da comunicatore, ha deciso di provare a lanciare l’idea a tutti gli altri comunicatori italiani che vogliano raccoglierla. Dedicando quotidianamente uno spazio, anche piccolo, a quando resta da fare e anche a quanto è stato fatto e si farà a L’Aquila.
E Mafalda, con la sua semplicità, è proprio il personaggio adatto a chiedere a voce alta: “L’Aquila: a che punto siamo?”. Una piccola testimonial d’eccezione, la cui immagine può essere utilizzata da tutti coloro che, sposando lo spirito di informazione alla base di tutto questo, potranno utilizzare come logo per spiegare, appunto, a che punto siamo.
Anche noi de “La Gramigna”, nel nostro piccolo, proveremo a ricordare con costanza quanto si sta facendo e, soprattutto, quanto non si sta facendo a L’Aquila.

5.11.11

Un'occasione da non perdere


È stato pubblicato sul B.U.R.A. n. 66 del 22/11/2011 il Bando per l’assegnazione dei finanziamenti relativi alla realizzazione degli interventi previsti dal Terzo, Quarto e Quinto Programma Annuale di Attuazione del Piano Nazionale della Sicurezza Stradale.
L’importo complessivo è pari ad € 4.323.687,55 a titolo di cofinanziamento di interventi coerenti con le finalità e i contenuti indicati nel Terzo, Quarto e Quinto Programma Annuale di Attuazione.
“Tra gli interventi - dichiara il Coordinamento Ciclabili Abruzzo Teramano (CCiclAT) - ci sono anche piani, programmi e interventi per migliorare la sicurezza della mobilità ciclopedonale sia attraverso una opportuna regolamentazione del traffico, sia attraverso la creazione di percorsi protetti e riservati”.
“Il bando - continua il CCiclAT - attribuisce un'elevata priorità alle proposte che prevedono la creazione di ampie aree protette o una rilevante estensione delle superfici stradali riservata esclusivamente alla mobilità ciclopedonale o, ancora, la creazione di una ampia rete di percorsi ciclopedonali protetti o con esclusione del traffico motorizzato da tutta la sede stradale. Si tratta, quindi, di una opportunità che le amministrazioni non devono lasciarsi sfuggire, per creare, finalmente, reti di percorsi ciclabili sia per la sicurezza stradale che per la mobilità sostenibile”.
“Il bando - sottolinea il Coordinamento - prevede che possano presentare proposte per accedere ai cofinanziamenti le Province e i Comuni, in forma singola o associata. Sarebbe quindi opportuno che la Provincia di Teramo coordini i vari Comuni per realizzare, finalmente, una rete ciclabile provinciale che possa ottimizzare le risorse sul tutto il territorio teramano”.
La documentazione integrale del Bando di cui al presente Avviso è acquisibile presso il Servizio Infrastrutture Strategiche, Pianificazione e Programmazione del Sistema dei Trasporti –- Viale Bovio n. 425 – 65124 Pescara. Il Bando è altresì reperibile sul Sito Internet della Regione Abruzzo al seguente URL: https://mail2.mclink.it/Redirect/gare.regione.abruzzo.it/.

4.11.11

Emergenza Ambiente Abruzzo in Cina con Maria Rita D'Orsogna

Il 7 novembre Maria Rita D'Orsogna racconterà la nostra battaglia abruzzese in Cina!

29.10.11

Caos caccia in regione Abruzzo!

La Regione Abruzzo deve immediatamente eseguire l'ordinanza del TAR Abruzzo che ha sospeso il cuore del calendario venatorio (orari di caccia, periodi di caccia e modalità di caccia). Per questo WWF, Animalisti Italiani e Lega per l'Abolizione della Caccia hanno inviato ieri una diffida al Presidente Chiodi, all'Assessore Febbo, al Direttore della Direzione Agricoltura De Collibus e al responsabile dell'Ufficio Caccia Recchia. Infatti, secondo le associazioni, la posizione espressa ieri da Febbo e dall'assessorato all'agricoltura non sono in linea con l'ordinanza del TAR.
Le associazioni ricordano che il TAR ha censurato i punti più importanti del calendario venatorio approvato dalla Giunta Regionale che ora non esistono più e devono essere sostituiti immediatamente con un atto della stessa Giunta. Per capire la portata del provvedimento del TAR basti pensare che per ben 27 specie, quasi tutte quelle cacciabili, la Regione Abruzzo aveva aperto la caccia con periodi difformi dall'indicazioni dell'Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca dell'Ambiente (ISPRA) senza dare – secondo l'ordinanza del TAR - adeguata motivazione scientifica a tali importanti scostamenti.

Pertanto ora la Regione Abruzzo dovrà per tutte queste specie chiudere la caccia anticipatamente rispetto a quanto previsto dal Calendario adeguandosi anche alle indicazioni dell'ISPRA sulle modalità di caccia.

Dichiara Dante Caserta, consigliere nazionale del WWF: “La Regione sta causando un caos senza precedenti sulla caccia. Questa è la quarta sconfitta di Febbo, della Giunta Regionale e della maggioranza sulla caccia in poco più di due anni. La Regione ha perso finora 3 volte al T.A.R. e lo scorso anno lo stesso Governo Berlusconi ha dovuto impugnare davanti alla Corte Costituzionale il calendario venatorio approvato direttamente dal Consiglio Regionale. Tutto ciò avrebbe consigliato maggiore cautela a chi deve tutelare in primis gli interessi generali promuovendo la conservazione della fauna selvatica che è patrimonio indisponibile dello Stato. Invece ques'anno è andata in scena una vicenda ancora più surreale a discapito delle azioni di tutela e conservazione anche di specie importanti quale l'Orso marsicano. Basti pensare che il Calendario venatorio è stato cambiato tre volte in poco più di due mesi sotto le nostre diffide ed osservazioni, con tentativi di aggirare le stesse indicazioni date dall'ISPRA sul disturbo della caccia sull'Orso bruno. Su questo aspetto siamo arrivati al punto che il comitato Valutazione Impatto Ambientale della Regione ha prescritto alla Direzione Agricoltura di adeguarsi ad un parere dell'ISPRA che chiariva che tutte le modalità di caccia con cani provocano disturbo all'Orso marsicano. Cosa ha fatto la Direzione Agricoltura? Lo ha applicato con forte ritardo e comunque rendendo possibile la caccia alla Lepre con 4 cani per cacciatore nelle aree di massima importanza per l'Orso: si tratta della specie simbolo della regione per la quale il Parco d'Abruzzo per evitare il disturbo aveva chiuso alcuni sentieri agli escursionisti che al massimo hanno un binocolo e non un fucile a tracolla! Comunque, nonostante queste continue giravolte, il TAR ha censurato lo stesso e pesantemente il calendario venatorio. Evidentemente tutte queste lezioni non bastano perché le dichiarazioni dell'Assessore Febbo rilasciate a seguito dell'ordinanza del TAR e la sibillina e stringata nota divulgata dalla direzione Agricoltura ci hanno lasciato senza parole soprattutto per quanto riguarda gli orari di caccia. Per questo ora li abbiamo diffidati nuovamente e li abbiamo avvisati che siamo determinati a perseguire ogni strada perché siano pienamente rispettate le direttive comunitarie, le norme nazionali, le sentenze e le ordinanze, anche per eventuali danni che potrebbero verificarsi alla fauna selvatica, che è patrimonio indisponibile dello Stato”.

Secondo le Associazioni all'assessorato regionale alla caccia evidentemente è completamente sfuggito che il TAR L'Aquila con una sentenza passata in giudicato già nel 2010 aveva censurato la regione Abruzzo sulle modalità di formulazione degli orari giornalieri di caccia. Ora il T.A.R. Abruzzo ha dovuto reiterare la stessa censura. Pertanto il Calendario Venatorio è ora sprovvisto dell'indicazione degli orari di caccia. L'Assessorato pare aver dimenticato che è la stessa Legge Regionale 10/2004 sulla caccia che obbliga ad indicare chiaramente nel calendario gli orari di caccia giornalieri. In assenza di una riformulazione del punto bocciato, non si può andare a caccia. Il richiamo fatto dalla Regione alle indicazioni contenute nella legge nazionale sulla caccia è privo di senso perché lì vi sono indicazioni generiche senza orari precisi in quanto gli orari di alba e tramonto variano di decine di minuti tra i quattro angoli del territorio nazionale.

Inoltre il TAR non solo ha censurato gli orari e i periodi di caccia, ma anche le modalità di caccia stabilite dalla regione in difformità con l'ISPRA.

Le Associazioni intervengono anche sulla questione della creazione dell'Osservatorio Faunistico Regionale in cui l'assessore Febbo ripone grandi speranze. Se l'Assessore è così convinto della necessità di un approccio scientifico ai problemi faunistici, compresi quelli venatori, come mai non ha applicato le indicazioni dell'ISPRA, massimo organo scientifico dello Stato in materia? Il Regolamento predisposto dalla Direzione Agricoltura sul funzionamento dell'Osservatorio faunistico, ora in discussione al Consiglio Regionale, rende evidente che tale struttura nasce strumentalmente per cercare di “autocertificare” la bontà dell'operato della Giunta senza avere controlli esterni. Un osservatorio faunistico, prima di pensare alla caccia, in teoria dovrebbe supportare le politiche di una regione che ha centinaia di specie di alto valore conservazionistico, gran parte delle quali non cacciabili, e che ospita 3 parchi nazionali, 1 parco regionale e decine di riserve regionali. Dovrebbe indicare alla Regione i dati faunistici utili alla redazione dei piani più svariati, da quello dei trasporti a quello paesaggistico, passando anche agli aspetti di sanità animale (basti pensare al caso dell'aviaria). Sarà un caso, ma sull'operatività dell'Osservatorio Regionale dovrebbe decidere tutto la Direzione Agricoltura e non avranno alcun peso gli enti parco e le aree protette (che pure raccolgono la gran parte dei dati faunistici della Regione!), la direzione parchi e la direzione sanità della stessa Regione, le principali associazioni che studiano i vertebrati da decenni. Insomma, è palese la volontà di far nascere un osservatorio piegato agli interessi dei cacciatori. Sarà l'ennesima occasione persa per una Regione che non vuole fare i conti rispetto ai propri doveri per la tutela della Biodiversità?

Un patto per il territorio prima che sia troppo tardi

Non è ancora passato un anno dagli eventi alluvionali che hanno interessato la nostra provincia e la cronaca dei giorni scorsi ci mostra un’Italia funestata da frane, alluvioni, disastri vari, provocati dall’incuria e dall’incoscienza dell’uomo, oltre che dai cambiamenti globali delle condizioni climatiche.
Esattamente una settimana fa, sabato 22 ottobre, in una puntata di Ambiente Italia, su Rai Tre, venivano evidenziati i problemi idrogeologici della Liguria sottolineando come interventi dissennati avessero creato condizioni tali da mettere a rischio l’intero territorio. Puntualmente, dopo pochi giorni, le prime piogge autunnali hanno riproposto un copione già visto, con danni a cose e persone.
Anche nella nostra provincia la lezione di meno di un anno fa sembra non aver dato frutti. Si continua a costruire in aree a rischio di esondazione, a programmare piani urbanistici con espansioni incontrollate su aree sensibili, ad ubicare impianti ed infrastrutture a ridosso di fiumi, calanchi, zone in frana, attuando una politica di deroghe e sviamento dalle norme generali in nome di un fantomatico sviluppo che non tiene conto delle realtà del territorio.
Regione, Provincia e Comuni, pur dotati di strumenti normativi e di pianificazione tesi a tutelare il territorio, spesso permettono interventi in contrasto con le norme e, soprattutto, con il buon senso.
È di qualche mese fa la denuncia del WWF sul tentativo, da parte del Comune di Roseto degli Abruzzi, di ubicare una struttura di produzione di energia a ridosso del fiume Vomano, in un’area a rischio esondazioni: un’area dove il piano territoriale provinciale prevede, al contrario, di eliminare gli insediamenti esistenti perché in contrasto con le esigenze di tutela del fiume e con le norme di sicurezza idraulica, come già evidenziato, sempre dal WWF, in sede di verifica di assoggettabilità del progetto strategico per la riqualificazione idraulico ambientale del fiume.
Ma il caso Roseto è solo uno dei tanti che caratterizza la nostra provincia: il lungo elenco di interventi scriteriati, evidenziati e contestati nel tempo dal WWF Teramo, spaziano dal danneggiamento di costosissime opere pubbliche realizzate dentro alvei fluviali come il Lotto Zero a Teramo alla ricostruzione di piste ciclopedonali distrutte a causa di piene, dalla fondovalle Salinello oggetto di lavori che hanno eliminato intere colline per ubicare una inutile zona industriale a colline dove si ipotizzano interventi edificatori indiscriminati come l’autodromo che si vorrebbe realizzare a Montorio al Vomano in una zona agricola di pregio e dal delicato equilibrio idrogeologico. E ancora gli interventi sui fiumi privati della vegetazione spondale e costretti in argini destinati ad essere distrutti alle prime piene fino a nuovi collegamenti stradali tra le nostre montagne.
Se le prime piogge autunnali hanno già portato a danni ingenti, non vorremmo che anche nel nostro territorio, a breve, si dovesse procedere ancora alla conta dei danni, causati non dalla natura, ma dalla miopia e dall’incapacità di amministratori che, a prescindere dalle appartenenze politiche, non sono in grado di salvaguardare il territorio e l’incolumità dei cittadini.
Per questo il WWF lancia un accorato appello affinché si giunga ad un vero e proprio patto per il territorio: tutte le amministrazioni competenti devono intervenire subito per porre fine all’utilizzo indiscriminato del territorio, bloccando le tante sconsiderate espansioni costruttive previste dai vari piani regolatori o peggio da project financing che agiscono in totale difformità a quanto pianificato. È necessario applicare le norme e gli indirizzi sugli interventi in ambito fluviale e dissesto idrogeologico, evitando che, per presunte esigenze di sviluppo, si costruisca ovunque, salvo poi invocare stati di calamità una volta che, a causa di scelte sbagliate, eventi naturali si siano trasformati in vere e proprie catastrofi dall’esito ampiamente prevedibile.

27.10.11

Vittoria della natura contro la caccia!

Il TAR di L’Aquila ha sospeso una buona parte del calendario venatorio della Regione Abruzzo, accogliendo il ricorso presentato da WWF, Animalisti Italiani e Lega Abolizione della Caccia.
Dichiara l’Avv.Michele Pezone, che ha curato il ricorso per le associazioni: “Nel nostro ricorso abbiamo sollevato numerose questioni circa la legittimità del comportamento della Giunta Regionale che, nel formulare il calendario venatorio 2011-2012, aveva largamente disatteso il parere dell'Istituto Superiore per la Ricerca e Protezione dell'Ambiente (ISPRA), massimo organismo scientifico dello Stato. In particolare la Giunta Regionale ha completamente stravolto i periodi di caccia per le singole specie che erano stati suggeriti dall’ISPRA, allungando il periodo di caccia per ben 27 di queste. Il TAR ha ritenuto che la Giunta Regionale non ha motivato adeguatamente tutti questi abnormi scostamenti dai periodi indicati dall’ISPRA. Inoltre il TAR ha censurato la Regione anche sugli orari di caccia”.
La decisione del TAR non è la prima sconfitta che cacciatori e loro rappresentanti in Regione hanno ottenuto negli ultimi mesi.
Dichiara Dante Caserta, consigliere nazionale del WWF: “È l’ennesima sconfitta della Regione Abruzzo in materia venatoria. L’ordinanza del TAR colpisce il cuore stesso del Calendario Venatorio, i periodi di apertura della caccia. La deriva filovenatoria della Direzione Agricoltura e del relativo ufficio caccia e l’estremismo dell’Assessore Febbo stanno causando un vero e proprio caos nel settore della caccia a discapito della conservazione delle specie. Ad agosto abbiamo prima visto abortire, grazie alla nostra determinazione e all’opposizione di alcuni consiglieri regionali di minoranza, il tentativo da parte della maggioranza di varare il calendario venatorio per legge regionale. Da agosto in poi, la Giunta ha varato ben tre diverse versioni del calendario, cosa che non l’ha messa al riparo dalle censure del TAR. Ora la Giunta Regionale deve gettare la spugna ed arrendersi all’evidenza, adeguando immediatamente i periodi di caccia per tutte le specie alle indicazioni dell’ISPRA”.

25.10.11

Biodiversamente a Teramo


Il video della giornata Biodiversamente organizzata dal WWF a Teramo.

23.10.11

Il Torrente Vezzola invaso dalle alghe

Il Torrente Vezzola è interessato da mesi da una iperproduzione algale nel tratto che attraversa la città di Teramo.

Abbiamo chiesto al biologo Roberto Rotella di spiegarci i motivi di tale situazione anomala.

22.10.11

Biodiversamente a Teramo

Sono quasi 300 gli appuntamenti organizzati in questo finesettimana in tutta Italia per “Biodiversamente: il Festival dell’Ecoscienza”, la non-stop di iniziative tra scienza e natura ideata dal WWF e dall’Associazione Nazionale Musei Scientifici: musei scientifici, orti botanici, acquari, parchi naturali e Oasi del WWF saranno aperte gratuitamente con moltissime iniziative.
L’evento vuole promuovere il valore della biodiversità e sostenere la ricerca scientifica made in Italy, ormai “a rischio estinzione” per la cronica mancanza di finanziamenti.
Per questo il WWF ha lanciato un bando per due borse di studio sulla biodiversità italiana, e una grande raccolta fondi a cui tutti possono contribuire, fino al 10 novembre, diventando simbolicamente “Ricercatori per un giorno” su http://www.wwf.it/. Mentre alle istituzioni ha lanciato un appello affinché il sostegno alla ricerca scientifica sulla biodiversità diventi una priorità concreta ed un’opportunità per il futuro del nostro Paese.
Il programma nazionale è ricchissimo e si può trovare sul sito http://www.wwf.it/, con schede dettagliate di storie, curiosità e collezioni delle principali realtà coinvolte, divise per regione.
Anche il WWF Teramo ha aderito all’iniziativa “Biodiversamente” e, con il patrocinio dell’Amministrazione Comunale, ha organizzato visite guidate negli angoli naturali della città:
- la mattina di sabato 22 ottobre è dedicata alle scuole con visite alla Villa Comunale;
- il pomeriggio di sabato 22 ottobre dalle ore 15 è prevista l’iniziativa “Sentire la biodiversità”: esperienza sensoriale con i 4 elementi naturali - aria, fuoco, acqua e terra - lungo il Torrente Vezzola a Teramo;
- domenica 23 ottobre dalle ore 10 ci sarà una visita naturalistica guidata aperta a tutti della Villa Comunale e del Parco fluviale del Vezzola “Alla scoperta della biodiversità della Città di Teramo”.
“Per il secondo anno consecutivo”, dichiara Pino Furia, Presidente del WWF Teramo, “abbiamo organizzato Biodiversamente nella Villa Comunale di Teramo, l’antico Orto botanico della Città realizzato tra il 1869 e il 1875 grazie all’ideazione ed al lavoro del botanico Ignazio Rozzi. Proprio per questa sua origine, all’interno si trovano specie di piante provenienti dai luoghi più lontani: al fianco dei più comuni pini, olmi, cipressi, tigli e querce è possibile trovare esemplari di magnolie, sequoie e cedri. Con oltre 50 specie di piante presenti, la Villa Comunale di Teramo meriterebbe una particolare attenzione ed una attenta valorizzazione. Purtroppo gli interminabili lavori dell’Ipogeo ed il proliferare di piante rinselvatichite come la robinia e l’ailanto che, insieme all’edera, stanno “soffocando” le altre piante presenti, hanno peggiorato molto l’aspetto della nostra Villa. Come abbiamo chiesto più volte, sarebbe necessaria una particolare cura per la gestione del verde pubblico. Stesso discorso vale per il Parco fluviale del Vezzola che in alcuni tratti sembra proprio in abbandono e che viene puntualmente privato della vegetazione spondale e rettificato senza alcun criterio, per non parlare della recente asfaltatura di un tratto della pista ciclopedonale che costeggia il torrente Vezzola. A tali interventi, si aggiunge poi la scarsa presenza di acqua dovuta alle pesanti captazioni a monte: veramente un triste destino per l’unico parco fluviale della città (quello del Tordino è reso poco fruibile da anni a causa del cantiere del Lotto Zero)”.
Il WWF auspica che l’Amministrazione Comunale voglia puntare sulla valorizzazione di questi angoli di biodiversità presenti in città. L’annunciata prossima chiusura del cantiere dell’Ipogeo potrebbe essere l’occasione per far tornare la Villa ai suoi antichi splendori, mentre sul parco del Vezzola sarà necessario che l’annunciato piano di affidamento ai privati non si trasformi in una occupazione di spazi pubblici a vantaggio di pochi.