6.10.09

Sci a Prati di Tivo

Ancora una volta, nel corso di una recente trasmissione su una televisione locale, si è tornato a parlare di sviluppo del bacino sciistico dei Prati di Tivo, ipotizzando nuove piste da sci e collegamenti verso il versante aquilano del Gran Sasso.
Come un incubo si è ipotizzato il vecchio progetto di collegamento gli impianti sciistici dell’aquilano attraverso Campo Pericoli, progetto vecchio di 30 anni e bloccato prima ancora della creazione del parco.
Da parte di qualcuno, evidentemente, si dimentica che il Gran Sasso, compresi i suoi bacini sciistici, ricadono dal 1991 all’interno di un’area naturale protetta riconosciuta dallo Stato italiano e dall’Unione Europea attraverso la Rete Natura 2000.
Si continuano così a proporre interventi ambientalmente pesantissimi sull’area con l’unico scopo di favorire le attività sciistiche che, come si è dimostrato più volte, sono ormai costantemente in perdita e si reggono esclusivamente grazie a continui finanziamenti da parte di Enti pubblici.
Si continua ad insistere esclusivamente sul turismo sciistico che richiede forti investimenti (guarda caso sempre sostenuti con fondi pubblici) ed infrastrutture ad alto impatto ambientale in luoghi di grande valore naturalistico. Un turismo, peraltro, che è sempre più limitato a causa del restringimento della stagione nevosa e che richiede enormi consumi di energia e di acqua per gli impianti e per l’utilizzo dei cannoni sparaneve.
Tutte le volte che si parla di intervenire sul Gran Sasso, imprenditori locali e politici dimostrano di non riuscire a guardare al di là del loro limitato raggio d’azione, trascurando le enormi potenzialità che un’area verde come il Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga offrirebbe senza stravolgere il territorio.
In attesa di capire cosa succederà, WWF e Mountain Wilderness hanno indirizzato una nota al Commissario straordinario ed al Coordinatore tecnico amministrativo del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga (il parco, infatti, è da anni privo di Presidente, Consiglio direttivo e Direttore scelto secondo le procedure previste dalla legge nazionale sulle aree naturali protette), in merito ai lavori per la realizzazione di una cabinovia Prati di Tivo – Madonnina e delle relative opere di difesa dal pericolo valanghe.
Nella nota si chiedono informazioni circa:
1. la gestione del cotico erboso dell’area di cantiere. Le modalità di gestione del cotico erboso erano stato oggetto di una precisa prescrizione dell’Ente Parco che prevedeva che, prima dell’inizio dei lavori, fossero prelevate le zolle di erba rimosse, complete di strato di terreno vegetale e apparato radicale, da stoccare nelle immediate vicinanze del cantiere, per il riutilizzo nei lavori di rinaturazione. Da un recente sopralluogo sul cantiere le due associazioni hanno potuto verificare come l’accantonamento di zolle nei pressi del cantiere ha riguardato solo una limitatissima area interessata dai lavori.
2. Il materiale estratto nel corso degli scavi realizzati per il posizionamento dei piloni è stato depositato sia nei pressi del cantiere sia lungo la strada di collegamento tra il piazzale Amorocchi e l’area un tempo occupata dal campeggio Jarkun. Le due associazioni hanno chiesto di conoscere quale sia il destino finale del materiale rimosso e se questi depositi siano stati autorizzati ed effettuati secondo quanto previsto dalla normativa vigente.
3. Gli interventi previsti per mitigare l’impatto paesaggistico delle reti paravalanghe nonché degli impianti del sistema Gazex per il rilascio controllato delle valanghe, impatto evidentissimo già da questa fase di cantiere.