16.3.09

Dov'è l'atto che doveva fermare il Centro Oli?

Il Presidente Chiodi non ha mantenuto fede al suo primo impegno di legislatura: è netto il giudizio delle associazioni ambientaliste Legambiente e WWF.
Il Consiglio Regionale, infatti, nella seduta di insediamento del 27 gennaio 2009, all’unanimità, aveva dato mandato al Presidente Chiodi di elaborare, entro e non oltre 45 giorni, un Disegno di Legge finalizzato a superare l’impugnativa del Governo dinnanzi alla Corte Costituzionale sulla Legge Regionale 10 marzo 2008 n. 2 "Provvedimenti urgenti a tutela della Costa Teatina", modificata ed integrata con Legge Regionale 15 ottobre 2008 n. 14.
La Legge, nota anche come blocca Centro Oli Eni di Ortona, secondo il Governo nazionale presenterebbe diversi profili di legittimità costituzionale e merita di conseguenza una valutazione di merito da parte della Corte Costituzionale.
All’impegno purtroppo, non sono seguiti i fatti: i 45 giorni sono trascorsi ed il Presidente Chiodi non ha elaborato alcun Disegno di Legge, dimostrando, nonostante i proclami, una scarsa attenzione al problema che aveva calamitato durante la campagna elettorale persino l’interesse del Presidente del Consiglio Berlusconi.
La mancanza di responsabilità del Presidente Chiodi getta seri dubbi sulle reali intenzioni del Governo regionale sulla deriva idrocarburi che, evidenziato da Legambiente e WWF nel dossier "Dati e numeri sulla ricerca e la coltivazione e degli idrocarburi in Abruzzo" presentato il 16 febbraio scorso in occasione del quarto anniversario dell’entrata in vigore dl Protocollo di Kyoto, sta coinvolgendo l’intera Regione.
Oltre a questa manifesta mancanza di responsabilità, Legambiente e WWF sottolineano anche la discutibile iniziativa del Presidente Chiodi che, fuori dal ruolo istituzionale, ha firmato, come primo firmatario ed a titolo di semplice consigliere regionale, il Disegno di Legge inerente la "Disciplina della localizzazione di nuove infrastrutture energetiche" che, presentato dall’assessore regionale Mauro Febbo, di certo non da alcuna risposta ai dubbi espressi dal Governo nazionale nella impugnativa presentata dinnanzi alla Corte Costituzionale.
La disattenzione politica del Presidente Chiodi sul tema, trova ulteriore e grave conferma anche nel fatto che ad oggi la Regione Abruzzo non è ancora intervenuta presso la Corte Costituzionale per sostenere la validità della vigente Legge Regionale approvata nella passata legislatura all’unanimità del Consiglio Regionale.
Nel richiamare il Presidente Chiodi ai propri impegni, Legambiente e WWF ribadiscono nuovamente la necessità che la Regione si faccia promotrice di un tavolo di confronto tecnico per affrontare nel suo quadro generale la situazione abruzzese sempre più oggetto di interesse delle compagnie petrolifere.