16.2.09

Anniversario del Protocollo di Kyoto: uscire dal petrolio


Legambiente e WWF presentano dati e numeri sulla ricerca e l’estrazione degli idrocarburi in Abruzzo.
Questa mattina, presso la sede del Centro Servizi del Volontariato di Pescara, in occasione del quarto anniversario dell’entrata in vigore del Protocollo di Kyoto, Angelo Di Matteo, Presidente di Legambiente Abruzzo, e Dante Caserta, Presidente di WWF Abruzzo, hanno presentato il Dossier sullo stato dell’arte della ricerca e della coltivazione degli idrocarburi in Abruzzo.
La scelta di presentare il Dossier in occasione dell’anniversario del trattato internazionale che prevede l’obbligo in capo ai Paesi sottoscrittori di operare una riduzione delle emissioni di elementi inquinanti, non è certo casuale. Uscire dal petrolio è infatti, l’occasione utile per avviare concretamente un programma di risparmio, efficienza energetica, diffusione di fonti rinnovabili, innovazione e rafforzamento del sistema produttivo regionale che permetta di fare a meno della “petrolizzazione” del territorio abruzzese.
Il Dossier contiene uno studio dettagliato elaborato grazie ad una serie di approfondimenti dei dati ufficiali del settore reperiti presso il Ministero dello Sviluppo Economico intrecciati con i dati ISTAT territoriali.
Per la prima volta, viene presentato, in maniera organica, il quadro, aggiornato al 31 gennaio 2009 e riferito ad ogni singolo comune abruzzese, della geografia degli idrocarburi regionale.
È così possibile oggi conoscere il reale stato della situazione e verificare per ogni comune abruzzese se ci sono istanze avanzate, concessioni rilasciate, ricerche o estrazioni già avviate.
Per ogni istanza o concessione è possibile sapere se riguarda petrolio o gas, estrazione o stoccaggio.
Il quadro che ne emerge è di una regione che sta profondamente mutando la sua immagine e che da regione dei parchi potrebbe avviarsi ad essere la regione degli idrocarburi.
L’Abruzzo ha oggi quasi la metà (49,11%) del proprio territorio interessato da attività legate alla ricerca, l’estrazione e lo stoccaggio di idrocarburi e circa i tre quarti dei Comuni abruzzesi (221), per un totale di quasi l’80% della popolazione regionale interessata (1.045.488 abitanti), ne sono ormai coinvolti.
Tutte le province sono colpite: si va dal 77,7% del territorio della provincia di Chieti, al 71% di quello della provincia di Pescara, al 67,5% di quello della provincia di Teramo fino al 21,9% di quello della provincia di L’Aquila.
Nelle tre province costiere (Teramo, Pescara e Chieti) la percentuale di abitanti che vivono nel territorio interessato da attività legate agli idrocarburi supera sempre il 90%.
E se sulla terraferma la situazione è allarmante, a mare la situazione non migliora: 5.639,60 chilometri quadrati del mare antistante la costa abruzzese sono interessati da permessi di ricerca, concessioni ed estrazione di idrocarburi.
Il dossier presenta anche lo studio storico dei pozzi scavati in Abruzzo: al 31 dicembre 2007 sono state effettuate in Abruzzo 722 perforazioni, concentrate essenzialmente nella fascia pedemontana e collinare costiera.
Legambiente e WWF esprimono forte preoccupazione per la situazione venutasi a creare in Abruzzo ad oggi non gestita dalla Regione e dagli Enti locali e condizionata esclusivamente dagli interessi delle compagnie petrolifere nazionali ed internazionali.
Nel giro di pochi anni, a partire soprattutto dal 2005 e dal 2006, il numero di istanze e concessioni è fortemente aumentato portando la regione Abruzzo ai primi posti tra le regioni italiane interessate da attività legate allo sfruttamento di idrocarburi.
La vicenda, giunta all’attenzione dell’opinione pubblica e politica solo grazie alla mobilitazione dal basso di comitati locali ed associazioni ambientaliste che si sono opposti alla proposta ENI di realizzazione il Centro Oli di Ortona, pone l’accento, oltre che sulla legittima partecipazione delle popolazioni ai processi decisionali, sulla vocazione di un territorio.
L’Abruzzo è di fronte ad una scelta da compiere subito, dato che sarà impossibile far coesistere le ragioni del petrolio con le ragioni di oltre mezzo secolo di economia consolidata fatta di agricoltura e turismo, le vere vocazioni di questo territorio.
Economia che è frutto di scelte strategiche, da tempo condivise, che hanno portato a destinare importanti territori ad aree naturali protette, puntando sullo sviluppo dell’agricoltura e dei suoi prodotti, valorizzando il turismo costiero e montano e creando nel mondo il marchio di un Abruzzo a garanzia di genuinità e di rispetto del territorio e delle sue diversità.
Se oggi tutto questo viene messo in discussione è necessaria, attraverso una mobilitazione sempre maggiore, una risposta forte da parte di tutti i protagonisti dell’Abruzzo delle qualità.
Per questo Legambiente e WWF chiamano all’impegno per primi proprio quei Comuni che vedono il loro territorio oggetto di istanze e concessioni spesso, senza neppure saperlo.
Per loro le Associazioni hanno messo a punto una bozza di lettera da inviare alla competente direzione generale del Ministero dello Sviluppo Economico affinché chiedano di essere messi a conoscenza di quanto si sta decidendo a livello nazionale per il loro territorio e affinché vengano coinvolti nei processi decisionali.
È questo un modo anche per ribadire la contrarietà alla proposta di legge attualmente in discussione in Parlamento che vorrebbe estromettere completamente gli Enti locali e le stesse Regioni dagli iter autorizzativi per l’estrazione di idrocarburi.
Il secondo impegno, Legambiente e WWF, lo chiedono alla Regione Abruzzo. Apprezzando le sue dichiarazioni in merito alla non realizzabilità del Centro Oli ad Ortona ed aspettando la concretizzazione dell’atto legislativo che dovrà portare allo stesso obiettivo della legge “blocca Centro Oli” votato dal precedente Consiglio regionale, le due Associazioni chiedono al Presidente Chiodi un incontro per illustrargli i contenuti del Dossier e per chiedere che la Regione si faccia promotrice di un tavolo di confronto che serva ad affrontare nel suo quadro generale la situazione venutasi a creare in Abruzzo.
La vastità del territorio interessato ed il numero degli enti locali coinvolti non consentono più di affrontare questa problematica semplicemente a livello di singola istanza o concessione, ma impongono una gestione complessiva capace di rispondere con competenza ed autorevolezza alle pressioni che provengono dalle compagnie petrolifere e dal Governo centrale che ha individuato nella nostra una regione a vocazione petrolifera e che intende estromettere le realtà locali.