25.8.08

Recinti salvacolture (e salva orso)

Gli orsi golosi di galline, che stavano provocando disagi agli agricoltori di alcuni centri dell’Appennino abruzzese, come Scanno, hanno dovuto rinunciare al banchetto davanti ai recinti elettrificati donati dal WWF e messi in opera in collaborazione con il Corpo Forestale dello Stato. Si tratta di 35 recinti, del valore di 40.000 euro, donati dal WWF e dall’Oasi delle Gole del Sagittario, grazie ai quali si potranno prevenire danni e gravosi esborsi d’indennizzo. Una misura semplice e di relativo costo che per il momento, in Abruzzo, è servita a risolvere il problema orsa Gemma che negli ultimi tempi era arrivata a cercare le galline fin dentro i centri abitati.
Visto il successo abruzzese, il WWF - in collaborazione con il CFS - sta allargando all’area laziale del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise il territorio interessato da queste efficace iniziativa di prevenzione dei danni da fauna selvatica, intervenendo prontamente nell’area di Campoli Appennino (Frosinone), per tutelare le attività di agricoltori e allevatori e quindi l’orso bruno marsicano. Un’attività promossa nell’ambito di un programma condiviso con la Direzione protezione Natura del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare. Si prevede di intervenire nelle aree più critiche dove gli orsi possono facilmente arrecare danni alle attività zootecniche, con una azione prevalentemente portata avanti nelle zone esterne ai confini amministrativi del Parco anche per supportare l’Ente, già da tempo impegnato con simili iniziative all’interno del suo territorio di competenza.
“Se si vuole salvare l’orso, che è la chiave di volta dello sviluppo economico legato al turismo nell’Appennino centrale - commenta Massimiliano Rocco, Coordinatore del Programma Orso per l’Appennino - bisogna ragionare in termini di azione concreta. La recinzione elettrificata ne è un esempio e serve a dimostrare quanto sia fasullo il dilemma orso-uomo. Orso e uomo convivono bene se il territorio è gestito bene. E per far questo deve esserci un’alleanza tra le parti coinvolte, vale a dire istituzioni locali e nazionali, soggetti che hanno sottoscritto il Patto per la Tutela dell’Orso Marsicano (PATOM), comunità locali e associazioni. Anche i Comuni devono fare la loro parte, per esempio non possono più consentire attività zootecniche mal gestite o il pascolo non controllato nel cuore di aree naturalisticamente integre: sarebbe come servire un banchetto per questi predatori”.
I risultati ottenuti in Abruzzo fanno ben sperare in interventi su più ampia scala che vedano la partecipazione a progetti mirati anche dei competenti Assessorati all’Agricoltura e all’Ambiente delle regioni e province interessate dal fenomeno: come in Abruzzo anche nel Lazio e nel Molise è necessaria un’attività capillare di sviluppo di un programma di prevenzione e collaborazione con gli operatori delle attività zootecniche tradizionali che possa favorire la convivenza tra uomo e orso.