21.1.08

Torna l'incubo del terzo traforo del Gran Sasso?

Nel corso di una conferenza stampa tenutasi oggi presso la sede teramana dell’Associazione, il WWF Abruzzo ha illustrato la situazione relativa al progetto del terzo traforo del Gran Sasso d’Italia.
Come si ricorderà, la vicenda si trascina dal 1990, quando l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) e l’ANAS proposero la costruzione di una nuova galleria di circa 6 km e di due nuove sale per i Laboratori sotterranei.
Visto il danno ambientale che avrebbero determinato, contro queste opere, previste nella legge n. 336/1990, si è registrata la ferma opposizione da parte della società civile abruzzese e di gran parte del mondo politico ed istituzionale regionale.
Nel 2002 il TAR Abruzzo annullò il provvedimento autorizzatorio dell’opera, pronunciandosi sui ricorsi della Provincia di Teramo e del Parco Nazionale Gran Sasso-Laga.
A seguito dello sversamento di trimetilbenzene nel Fiume Vomano verificatosi nell’agosto del 2002 durante un esperimento nei Laboratori sotterranei (per il quale i responsabili dei Laboratori patteggiarono nel corso del procedimento penale seguito) e dell’inchiesta della magistratura che evidenziò le gravissime carenze, peraltro da sempre denunciate dal WWF, nel sistema di sicurezza dei Laboratori, nel giugno del 2003 fu dichiarato lo stato di emergenza per l’area del Gran Sasso cui seguì la nomina di un Commissario straordinario, tuttora in carica.
Per la messa in sicurezza dei Laboratori, al Commissario furono assegnati anche i 110 miliardi di lire che originariamente erano stati destinati alla realizzazione del terzo traforo.
La vittoria davanti al TAR Abruzzo e lo storno dei fondi destinati alla sua realizzazione furono considerati da molti come la fine del terzo traforo. In realtà, come fu evidenziato dal WWF e da altri, fino a quando fosse stata in vigore la legge n. 366/1990 e fino a quando ANAS ed Istituto Nazionale di Fisica Nucleare non avessero rinunciato all’opera, sul Gran Sasso e sul suo acquifero, che dà acqua alla gran parte degli abruzzesi, avrebbe continuato a pendere una vera e propria “spada di Damocle”.
E così, visto che più di 5 anni non sono stati sufficienti a modificare la legge che prevede la realizzazione del terzo traforo, oggi ci ritroviamo nella situazione in cui tutto viene rimesso in gioco. Contro la sentenza del TAR del 2002, infatti, è stato presentato ricorso davanti al Consiglio di Stato ed il ricorso si discuterà il prossimo 12 febbraio.
In una lettera del dicembre 2007, il Ministero delle Infrastrutture ha scritto all’ANAS ed all’INFN per sapere se vi è ancora l’interesse a portare avanti il ricorso, sottolineando che il Gabinetto del Ministero dell’On. Di Pietro è intenzionato a “proseguire nel giudizio di appello al Consiglio di Stato”.
In pratica, è possibile che il Consiglio di Stato ribalti la sentenza del TAR Abruzzo rimettendo in moto la potente lobby “traforista” che partirebbe subito alla ricerca di nuovi fondi.
“I vizi procedurali che evidenziò il TAR Abruzzo nella sentenza del 2002 sono assolutamente fondati”, dichiara Dante Caserta, Presidente del WWF Abruzzo, “per cui anche il Consiglio di Stato non potrebbe non censurarli, ma a nostro parere la vicenda deve essere risolta istituzionalmente, prima ancora che nelle aule giudiziarie. Tutti sanno che il terzo traforo del Gran Sasso è un’opera inutile che finirebbe per dare il colpo mortale ad un acquifero che è stato già fortemente compromesso dalla costruzione dei due tunnel autostradali e dei Laboratori sotterranei dell’INFN. Le forze politiche che negli anni passati si sono opposte a questo progetto oggi sono maggioranza sia al governo nazionale che regionale ed hanno tutte le motivazioni e gli strumenti per mettere fine a questa storia che va avanti da quasi 20 anni. Prima ancora che si giunga davanti al Consiglio di Stato, tutte le Istituzioni coinvolte devono evidenziare in modo netto che l’Italia e l’Abruzzo non hanno alcun interesse a bucare nuovamente il Gran Sasso, nel cuore di un parco nazionale”.
Paradossalmente contro la sentenza del TAR Abruzzo del 2002 che bocciava il terzo traforo fecero ricorso anche l’allora Ministero dell’Ambiente e l’allora Giunta Regionale abruzzese. “Oggi, continua Caserta, “sia al Ministero che in Regione siedono persone che a suo tempo combatterono contro questa devastante opera: ci aspettiamo che Regione Abruzzo ed il Ministero dell’Ambiente rinuncino subito al ricorso contro la sentenza del TAR del 2002 e che pongano immediatamente il problema all’attenzione degli altri soggetti coinvolti, ad iniziare dal Ministero delle Infrastrutture e dell’ANAS, affinché anch’essi rinuncino ad uno scempio ambientale annunciato. Del resto la famosa scusa della sicurezza che è stata portata avanti da coloro che volevano il terzo traforo si è dimostrata assolutamente infondata visto che i veri problemi di sicurezza sono venuti proprio dai Laboratori, per i quali è stato nominato un Commissario straordinario che, da quasi 5 anni, sta lavorando, spendendo denaro pubblico, senza peraltro aver mai fatto sapere agli abruzzesi cosa effettivamente stia facendo”.